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Piero Manzoni a Milano. Mostra, foto e intervista al curatore

piero manzoni mostra milano

“Non c’è nulla da dire: c’è solo da essere, c’è solo da vivere”

Uova consacrata da Manzoni con impronta digitale (Foto: Luca Zuccala © ArtsLife)

DA CONSUMARSI DAL 26 MARZO 2014 presso Palazzo Reale di Milano
SCADENZA: 2 GIUGNO 2014

“Basi magiche” in legno su cui poggiare e creare “Sculture viventi“, “Basi del mondo” di bronzo capovolte per trasformare in opera d’arte la Terra intera. Il gesto assoluto e infinito di Linee chilometriche avvolte e raccolte in tubi di cartone e cilindri di zinco. La dimensione totalizzante degli Achromes, grinzati, pelosi, cuciti. Uova sode consacrate da impronte digitali. Michette e caolino, pallini di ovatta, polistirolo espanso, cotone idrofilo. “Teatri pneumatici“, Afonie musicali, astrazioni cartografiche. Corpi, d’aria, Fiati, catturati in palloncini di plastica, e Merde, inscatolate come conserve – “conservate al naturale e Made in Italy“. Tutto certificato ad arte. Tutto “d’artista”. Tutto da consumarsi rigorosamente entro il 2 giugno 2014 nelle sale di Palazzo Reale.

Piero Manzoni è a Milano, finalmente. Il suo viso paffuto e beffardo, del bimbo che l’ha combinata grossa, ci accoglie in mostra mentre firma il fianco di una modella nuda trasformandola in Scultura vivente. Con un anno di ritardo dai cinquant’anni dalla scomparsa e dagli ottanta dalla nascita, la città dove ha vissuto e operato da protagonista gli rende il dovuto omaggio con la “prima vera antologica completa mai realizzata in Italia dalla sua morte”. Geniale, innovatore, controverso. Profetico. Nato a Soncino nel cremonese e morto nel suo studio di Via Fiori Chiari nemmeno trentenne, nel febbraio del 1963, nel culmine della sua attività e consacrazione artistica. Qualche esame di filosofia tra la Sapienza di Roma e la Statale di Milano, tre anni di svogliati studi giuridici alla Cattolica e tantissimo “inventarsi” da sé: ricercare, sperimentare e mettersi in gioco, riflettendo sin dagli esordi su categorie “assolute” e “universali” come “verità”, “assoluto”, “totalità”, “libertà”, “realtà”. E ovviamente l'”essere”, sia nel valore esistenziale che di ente “trasferibile sull’essenza ed essenzialità dell’opera e del fare artistico”, linea guida da seguire e perseguire. Cominciando da “i quadri bianchi” intitolati “Achrome” ossia “senza-colore”, “incolore”, “neutri”. Quadri “antimateria” che si fanno oggetto, desolata presenza, vuoto, “così semplici, così vicini al niente”. Kierkegaard, Nietzsche, Heidegger e Sartre in testa e un padre artistico, spirituale ma anche affettivo, dai soggiorni comuni ad Albisola ai Bagni Pescetto, come Lucio Fontana.

Un concentrato di idee antesignane di ogni neo-avanguardia. Un magma multiforme concettuale e simbolico, denso della sua presenza, in cui l’opera “non è figlia di un modo o di uno stile, ma semplicemente è, e nel suo essere si fa garante della sua stessa necessità”. Merda, Fiato, Corpo. Volontà “d’artista” che scandalizzarono l’Italia e stupirono il mondo intero, e alle quali avrebbero dovuto aggiungersi fiale di sangue (ovviamente d’artista), cadaveri da esporre in blocchi di plastica trasparente e una “linea bianca tracciata lungo tutto il Meridiano di Greenwich”. Chissà che altro. Morì troppo presto. Troppo presto si concluse la sua “nuova concezione artistica”. 1956-1963: 7 anni di passione “monocroma e infinita” rivissuti in 130 opere per conoscere Pierino smarcandosi da luoghi comuni e stereotipi che lo hanno sempre accompagnato e lo accompagnano ancora, a cominciare dalla sua Merda.

Merda d’Artista N°8 (Foto: Luca Zuccala © ArtsLife)

Piero Manzoni e la mostra a Palazzo Reale. Ne parliamo con il curatore, Flaminio Gualdoni.

Un “Achrome” in 10 parole.

E’ un quadro che non vuole essere una dimostrazione di bravura dell’artista, non vuole raccontarci qualcosa, vuole dirci però “Io sono un quadro, tu sai cos’è il quadro?

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Achrome – Panini (michette) e caolino, 1962 (Foto: Luca Zuccala © ArtsLife)
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Achrome peloso in fibra artificiale, 1961-1962 (Foto: Luca Zuccala © ArtsLife)

Due parole sulla Merda d’artista (di cui Gualdoni ha appena scritto un libretto intitolato proprio “Breve storia della Merda d’artista” edito da Skira)

Lui fa questa operazione: realizza 90 scatolette e dichiara che contengono 30 grammi di merda d’artista, cioè dei suoi escrementi, e le mette in vendita per l’equivalente di 30 grammi di oro zecchino (all’incirca 700 lire d’allora al grammo). Allora, l’operazione non è convincerci che i 30 grammi di escrementi sono un’opera d’arte ma è chiederci: “Sei disposto a darmi 30 grammi d’oro, cioè il massimo del valore simbolico, in cambio dei 30 grammi della cosa meno nobile del corpo umano?“. E intorno a quello si gioca una partita con l’idea di valore.
La sua scatoletta di merda si colloca lì in mezzo come un aculeo conficcato: “Che cos’è il valore?” Io devo dire che uno dei più grandi atti di critica d’arte lo fece un critico neanche importantissimo che effettivamente si presentò da Manzoni con 30 grammi di oro zecchino e gli disse: “Facciamo il cambio”.

E lo fece (il cambio)?

Sì, sì, lo fece naturalmente, e Manzoni gli lasciò anche una certificazione che a sua volta diventava un’operazione artistica. Fu una cosa importantissima perché dimostrava che era possibile. Devo dire che a proposito di profezie auto-avverate il fatto che oggi occorrono molto più che 30 grammi di oro zecchino per comprare una scatoletta di Merda d’artista (una delle 90 “conserve” nel 2007 da Sotheby’s a Londra è stata battuta a 124 mila euro) vuol dire che quando Manzoni ci diceva: “Guarda che siete tutti dei gran feticisti intorno all’arte“, non aveva così torto.

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Manzoni a Milano. Artist’s Shit – CONTENTS: 30 GR NET (Foto: Luca Zuccala © ArtsLife)
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Scatolette di Merda sotto teca (Foto: Luca Zuccala © ArtsLife)

Scatolette di Merda e corpo dell’artista: reliquie e feticcio.

Quando noi stiamo comprando un’opera sappiamo che stiamo comunque compiendo un atto che ha a che fare con il culto delle reliquie, perché comunque per noi gli artisti sono figure sacrali e quindi c’è un po’ l’idea di toccare e di avere a che fare con un feticcio comunque. Tutto questo Manzoni ce lo mette lì.

Corpo d’aria n.06 – Scatola in legno Palloncino in gomma, 1959-60

Fondamentale in Manzoni è il rapporto fisico che si instaura tra opera e fruitore. Come nei Corpi d’aria ad esempio, oppure nelle Uova (consacrate dall’impronta dell’artista) che devono essere consumate: l’arte che quindi si introietta nel corpo. Scriveva proprio Manzoni a proposito di una sua performance con le “sacre” uova: “Il pubblico ha preso contatto diretto con queste opere inghiottendo un’intera esposizione in 70 minuti“.

In questo caso c’è una componente sacra, non in senso né religioso né antireligioso, ma con la nostra idea di sacralità. Comunque l’idea che tu puoi introiettare una parte del corpo dell’artista e quindi così diventare anche tu un po’ parte dell’arte. Questo è tutto legato a questo grande tema principale del suo lavoro che è l’identità totale dell’artista, cioè non solo il suo pensiero e le sue mani che fanno, ma tutto il suo corpo che vive arte. Nelle uova, la “Consumazione dell’arte, dinamica del pubblico, divorare l’arte” è un titolo lunghissimo per dire “mangiare le uova sode”. Tra l’altro, vorrei far notare che happening in europa non si erano ancora visti e gli americani gli happening li facevano in un oratorio in quegli anni là. Quindi è stato veramente l’iniziatore di tante cose.

Il corpo dell’artista diventa arte.

L’idea è proprio quella: tu diventi parte dell’arte introiettando la parte del corpo dell’artista. Il corpo dell’artista è l’arte a pieno titolo totalmente.

(Sempre Gualdoni dal catalogo della mostra: “Come nelle Linee anche i Corpi d’aria si presentano con l’aspetto di un prodotto seriale realizzato in numerosi esemplari, ancorché all’atto del compimento dell’operazione ogni esemplare assuma un carattere di unicità (…), allo spettatore è richiesto un atto di pura condivisione intellettuale, in assenza dell’esperienza fisica dell’opera. (…) Anche in questo caso è decisivo il rapporto tra la fisicità della cosa e il suo prezzo in quanto opera d’arte: attribuire un valore mercantile secondo parametri artistici a qualcosa che non si può verificare rende esplicito che l’oggetto della compravendita è l’adesione dell’acquirente all’identità, all’esistenza, al pensiero dell’autore. E’ COMPRARE MANZONI, non COMPRARE UN MANZONI)

Uovo scultura n.21, 1960

Gli studi filosofici, seppur brevi, che Manzoni fece all’università si riflettono nella sua opera.

Fondamentali. In questo catalogo di questa mostra c’è un saggio di Gaspare Luigi Marcone che insiste proprio su questo e dimostra come la sua formazione filosofica, per quel poco di università che ha fatto, sia stata assolutamente fondamentale. Non dimentichiamo che la pratica di Manzoni è sempre pensiero intorno all’arte, pochissima pratica. Il suo rapporto con la manualità è assolutamente interessante però è fondamentale il pensiero intorno all’arte e la filosofia, lo studio di filosofia che ha fatto, è veramente importante.

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Linea di lunghezza infinita, 1960 (Foto: Luca Zuccala © ArtsLife)

Relazione artistica tra Manzoni e il suo padre spirituale Fontana (appartenente alla generazione artistica precedente).

Fontana, personaggio straordinario non soltanto come artista, era una specie di papà morale di Manzoni, che conosceva per altre ragioni addirittura fin da quando era bambino. Quindi io amo pensare che un po’ di idea di fare l’artista gli venisse da questo esempio. Piero però aveva altre esigenze rispetto a Fontana. L’intendimento di Manzoni è proprio di cancellare tutto e ricominciare. Il suo motto è “Non bisogna dire diversamente le stesse cose ma dire cose diverse”. Che senso ha ancora un quadro? Merda d’artista equivalente al valore dell’oro: che senso ha il valore? Cos’è il valore? E’ l’oro? Evidentemente no. Sono domande alle quali non possiamo esimerci dal rispondere e confrontarci.

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Materiale cartaceo su Manzoni (Foto: Luca Zuccala © ArtsLife)
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PIERO MANZONI 1933-1963 (Foto: Luca Zuccala © ArtsLife)

“Un quadro vale solo in quanto è, essere totale: non bisogna dir nulla: essere soltanto”

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Linee ed Achromes (Foto: Luca Zuccala © ArtsLife)
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“LINEE” di varie lunghezza e frammento orizzontale di linea, 1959 (Foto: Luca Zuccala © ArtsLife)
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Manzoni a Milano. Socle du Monde (1961) tra Achromes del 1959 (Foto: Luca Zuccala © ArtsLife)

“Consumato il gesto, l’opera diventa dunque documento dell’avvenimento di un fatto artistico”

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Base Magica, Corpo d’aria e in cima Achrome cucito a quadri del 1959-1960 (Foto: Luca Zuccala © ArtsLife)
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Achrome (Palla di “pelo di coniglio”, 1961) tra Achromes (Foto: Luca Zuccala © ArtsLife)
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Achrome, 1962 (Pacco in carta da imballo) (Foto: Luca Zuccala © ArtsLife)

“Forma, colore, dimensioni, non hanno senso: vi è solo per l’artista il problema di conquistare la più integrale libertà: le barriere sono una sfida, le fisiche per lo scienziato come le mentali per l’artista”

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Linea m 7200 – Cilindro in zinco e fogli di piombo, 1960 (Foto: Luca Zuccala © ArtsLife)
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Manzoni a Milano. Achrome pelosi, 1961-1962 (Foto: Luca Zuccala © ArtsLife)
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Manzoni e le sue Linee (Foto: Luca Zuccala © ArtsLife)

“Perchè non liberare questa superficie? Perchè non cercare di scoprire il significato illimitato di uno spazio totale, di una luce pure e assoluta?”

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Achrome, 1962-1963 (Pallini di polistirolo espanso e caolino) (Foto: Luca Zuccala © ArtsLife)
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Manzoni a Milano. Merde d’artista (Foto: Luca Zuccala © ArtsLife)
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Manzoni a Milano. Linee sotto teca (Foto: Luca Zuccala © ArtsLife)
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Manzoni alle prese con una Linea nel suo studio, 1959 (Foto: Luca Zuccala © ArtsLife)
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Manzoni a Milano. Achromes, 1958-1959 (Foto: Luca Zuccala © ArtsLife)
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Nelle grinze dell’Achrome, 1958 (Foto: Luca Zuccala © ArtsLife)
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Socle du Monde e Achrome (Foto: Luca Zuccala © ArtsLife)
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La prima fase “nucleare”, 1957 (Foto: Luca Zuccala © ArtsLife)
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Fase “Nucleare”, 1956-1957 (Foto: Luca Zuccala © ArtsLife)
Manzoni a Milano. Manzoni e scultura vivente
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“Merde d’Artiste” – CONTENU NET GR 30, 1961 (Foto: Luca Zuccala © ArtsLife)

Foto e testo: Luca Zuccala © ArtsLife

INFORMAZIONI UTILI

PIERO MANZONI 1933-1963

Dal 26 marzo al 2 giugno 2014
Palazzo Reale
Piazza Duomo, 12 – 20121 Milano

la mostra è co-prodotta dal Comune di Milano e Skira editore.
Skira ha pubblicato il catalogo della mostra e anche il saggio di Gualdoni “Breve storia della Merda d’Artista”

Il sito della mostra: www.mostramanzonimilano.it

Infoline e prevendita biglietti

02.92800375
(dal lunedì al sabato dalle 8.00 alle 18.30)

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(diritto di prevendita € 1,50 a persona)

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Prezzi dei biglietti (con audioguida in omaggio)

Intero: € 11,00
Ridotto: € 9,50
Gruppi: € 9,50
Scuole: € 5,50
1 adulto + 1 bambino: € 15,00
(età inferiore a 14 anni)
Orari

Lunedì: 14.30-19.30
Martedì, Mercoledì, Venerdì e Domenica: 9.30-19.30
Giovedì e Sabato: 9.30-22.30
La biglietteria chiude un’ora prima

Orari festività

Domenica 20 aprile: 9.30-19.30
Lunedì 21 aprile: 9.30-19.30
Venerdì 25 aprile: 9.30-19.30
Giovedì 1° maggio: 9.30-22.30
Lunedì 2 giugno: 9.30-19.30

 

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