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Triennale. Artisti e Atelier negli scatti di Aurelio Amendola

Amendola davanti alla serie Burri
Amendola davanti alla serie Burri
Amendola davanti alla serie Burri

“Si può dire che ho scritto con le foto per raccontare la storia degli artisti”

 

Appuntamento dedicato alla fotografia d’arte quello con Aurelio Amendola, fotografo pistoiese che presenta i suoi scatti presso la Triennale di Milano.

Dalla collaborazione tra le studentesse di Arti, Patrimoni e Mercati dell’Università IULM di Milano e la Triennale, nasce una mostra che racconta l’atelier, luogo simbolo della creazione artistica, ambiente privato e inaccessibile, teatro di storie, attimi di vita e di arte. Il fotografo (poiché egli stesso si definisce più artigiano che artista) ci consente di entrare in questo spazio attraverso i suoi scatti in cui è riuscito ad immortalare gli artisti contemporanei all’interno delle loro “officine”, senza perdere mai di vista una profonda sensibilità nei confronti del suo primo amore: la scultura antica. Il gesto poietico, catturato nella sua dinamicità, è il vero tratto caratteristico della produzione di Amendola. La mostra ripercorre le fasi del fare artistico, attuato nella quiete dello studio dove l’artista prefigura il lavoro in un contesto che ne riflette la personalità e gli intenti. Secoli e attimi di bellezza rubata con un click, sempre rigorosamente in analogico.

Amendola con "Michelangelo"
Amendola con “Michelangelo”

L’esordio di Aurelio Amendola come fotografo avviene nel 1964, quando si reca nella Basilica di Sant’Andrea a Pistoia: “La prima fotografia l’ho scattata quando ero ragazzo, avevo una macchinetta modello Comet e già a tredici anni fotografavo. Non pensavo nemmeno di diventare fotografo(…)La svolta è avvenuta nel ’64, quando la Scuola di Arte di Pistoia organizzò una gita a Roma, dove, presso Palazzo Venezia, si teneva una mostra sullo scultore pistoiese Marino Marini (…) ed in seguito mi venne proposto di fotografare il pulpito di Giovanni Pisano nella Chiesa di Sant’Andrea a Pistoia.

All’inizio ero titubante perché ero abituato a realizzare fotografie per matrimoni (…) finché l’editore Electa, entusiasta del mio lavoro, decise di realizzare un libro con le mie fotografie del pulpito di Giovanni Pisano. Io ero molto stupito. Ero così giovane, e passare dalle fototessere a un libro edito da Electa su Giovanni Pisano fu davvero una grande soddisfazione.” racconta Amendola in un’intervista realizzata dal team di curatrici IULM.

Gli scatti alle sculture dell’artista saranno protagonisti della prima mostra di Amendola, allestita negli spazi del Caffè Valiani. Da allora, le sue fotografie saranno apprezzate da collezionisti.

Longobardi
Longobardi

Agli inizi degli anni ‘70 Amendola comincia a ritrarre gli artisti durante la creazione delle loro opere. Il 1972 segna l’inizio della serie Happenings, con il primo lavoro dedicato a Antonio Recalcati in azione nel suo atelier: “La serie Happenings è nata con l’opera sulla combustione di Burri. Ebbi la fortuna di lavorare per una settimana a contatto con Burri a Morra, mentre realizzava la famosa combustione.

Io volevo capire in che cosa davvero consistesse. Così, Burri prese una piccola plastica, la fiamma ossidrica ed iniziò. Io, stupito, tirai subito fuori i miei fari, avendo avuto la piena autorizzazione da lui a poter fare tutto ciò che avrei voluto. Infatti, una volta incominciato il processo, non avrebbe potuto interrompersi. Questa è stata la sua unica combustione: pensate se avessi sbagliato!

Mentre stavo scattando le foto, pensai “sarebbe bello avere una serie di cinque fotografie per tanti artisti”. Mi venne in mente che già nel ’71 avevo fotografato Antonio Recalcati e avevo degli scatti di Vedova (…) A questo punto decisi di continuare e realizzai la serie su Parmiggiani (…). Ho stretto però un rapporto speciale, quasi fraterno, con un artista in particolare, Alberto Burri. Mi ha dato tanto e da lui ho imparato cose meravigliose sia dal punto di vista artistico che umano. Oggi gli artisti lavorano in capannoni commerciali invece da Fazzini e da altri artisti di quegli anni c’era ancora la musica di Beethoven e le ragnatele. Era il vero studio.”

Parmiggiani
Parmiggiani

Amendola, tra il 1973 ed il 1978, fotografa numerosi esponenti dell’arte contemporanea italiana e internazionale, come Henry Moore, Marino Marini e Pericle Fazzini, Renato Guttuso, Giorgio de Chirico, Giacomo Manzù. Nel 1976 entra in contatto con la scena artistica statunitense, fotografando Andy Warhol, Roy Lichtenstein e Larry Rivers. È un periodo caratterizzato da frequenti viaggi, che conducono Amendola a visitare gli studi dei grandi maestri: De Maria, Zorio, Schifano, Accardi, Pistoletto e Dorazio.

“Nel ’76 andai a negli Stati Uniti. Una volta arrivato a New York, ebbi la fortuna di ricevere il numero telefonico di Andy Warhol. Lo chiamai con il mio stentato “inglese pistoiese”. Mi rispose la sua segretaria, di origini italiane, fortunatamente. Le dissi che volevo fotografare Warhol. Lei mi chiese chi io fossi. Risposi: “Sono Aurelio Amendola, il fotografo di Marino Marini”. Straordinariamente Warhol accettò. Nello stesso anno fotografai anche Roy Lichtenstein e Larry Rivers. Negli anni ’80 andavo spesso a New York, ospite di Sandro Chia, e nel 1986 ebbi la possibilità, rara, di poter fotografare nuovamente Warhol ma questa volta all’interno della Factory”

In questo periodo non rinuncia all’interesse per l’arte del passato: si dedica al fregio dei Della Robbia e di Jacopo della Quercia; nel 1983 porta a compimento la prima serie sulle sculture michelangiolesche delle Cappelle Medicee. Ormai noto come “il fotografo di Michelangelo”, nel 1992 torna a lavorare sulla Tomba di Giuliano de Medici. Nel 1998 ritrae la Pietà di San Pietroe la Pietà Rondanini

“Successivamente sono ritornato ancora su Michelangelo con una diversa maturità che mi ha permesso di sviluppare un nuovo tema: quello della sensualità in Michelangelo”

Il percorso espositivo si apre con un omaggio a Michelangelo, la cui opera è uno dei soggetti più ricorrenti e amati da Amendola. La scelta di presentare la serie fotografica dedicata alla Pietà Rondanini che incarna l’idea dell’opera incompiuta ed esprime lo stretto rapporto con la città di Milano.  Subito emerge l’interesse del fotografo per il processo creativo, un motivo che attraversa la sua produzione dalla scultura antica al contemporaneo.

Segue la sala dedicata all’officina creativa, l’atelier, luogo in cui l’artista concepisce le proprie opere il cui spazio di lavoro riflette l’animo e il lavoro.

Le sezioni che raccolgono gli Happening vedono quei grandi nomi di cui il fotografo ha raccontato le gesta e l’amicizia: Burri, Longobardi, Paladino, Recalcati, Jori, Parmiggiani, Vedova, documentando il fare artistico come testimone privilegiato.

L’ultima sala narra del rapporto tra gli artisti e la loro creazione finita: l’atto creativo volge al termine. Amendola coglie il legame ed il delicato rapporto che gli artisti instaurano con la loro opera d’arte. Tra i volto scattati Schifano, Warhol, de Chirico, Zorio.

La mostra è arricchita da un’intervista ad Amendola visibile sui monitor lungo il percorso espositivo, un magazine con interventi critici sull’artista e un catalogo edito da Fmr.

INFORMAZIONI UTILI

In Atelier . Aurelio Amendola: fotografie 1970–2014

Triennale di Milano

7 maggio – 8 giugno 2014

Orari
Martedi – Domenica
10.30 – 20.30
Giovedi
10.30 – 23.00 Ingresso
4,00/3,00/2,00 Euro
Ridotto possessori biglietto Mia Fair.

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