I capi Preraffaelliti di Valentino alle sfilate parigine dell’Haute Couture sono 61, quasi al pari dei 70 capolavori esposti ancora solo fino al 13 luglio a Torino, nella mostra a loro dedicata a Palazzo Chiablese.
Un inno alla bellezza, che è più di una semplice citazione. Più di una scolastica ispirazione. Una sfida vinta, un enorme omaggio ai Preraffaelliti e soprattutto la conferma dell’altissimo livello creativo e produttivo della Maison Valentino e dei suoi direttori creativi Maria Grazia Chiuri e Pier Paolo Piccioli.
Ogni capo che ha sfilato sulla passerella parigina ha portato in vita e in seta, e cachemire e altissimo lavoro artigianale, una delle bellissime donne dei quadri preraffaelliti. C’è la Monna Vanna di Dante Gabriele Rossetti
Sulla passerella avanzavano leggere, preziose e bellissime le donne di Valentino. Radiose e quasi statuarie, in abiti dalle profondissime scollature e preziosissimi dettagli, illuminate da una luce interiore, in un’atmosfera sospesa quanto quella dell’Ofelia di D.G.Rossetti.
C’è la Deianira di Evelyn De Morgan e la morbidezza del pennello di sir Lawrence Alma Tadema che fioriscono in drappeggi, arabeschi, pietre, plissé, ricami, applicazioni e tanti nastri che cingono la vita come i preziosi corsetti d’epoca.
E nonostante tutto, lo stile, inconfondibile, resta quello della Maison. Come sempre direbbe qualcuno, più di sempre e più di tutti, diremmo noi, a conclusione della bellissima sfilata.
Perchè sono tanti gli stilisti che hanno trovato ispirazione nei Preraffaelliti, ma nessun altro è riuscito a interpretare così bene lo stile e soprattutto l’intenzione, il respiro e la tensione emozionale di quegli artisti.
Come spiegano semplicemente la Chiuri e Piccioli: “Per affrontare il concetto di bellezza come arte, nel senso classico, nella sua sacralità che non va abbrutita ma semmai personalizzata e adeguata ai tempi, non bisogna aver paura della bellezza.”
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