La storia di Mio papà, presentato in apertura del Festival Internazionale del Film di Roma nella sezione Alice nella Città, è una storia che racconta come il legame di amore filiale e universale può esistere a prescindere dai legami di sangue. Il film Mio papà di Giulio Base con Donatella Finocchiaro, Giorgio Pasotti e Niccolo Calvagna, racconta proprio questo, la scelta di un bambino e di un uomo di volersi bene come padre e figlio anche se non lo sono. Lorenzo è un uomo solitario, una specie di James Bond, come lo definisce Giulio Base in conferenza stampa, fa il sommozzatore, è bello, ha tante donne e non si lega a nessuna, vive in sintonia con il suo amico e collega Roberto (Fabio Troiano) va in giro con una grossa moto, fino a quando non incontra Claudia che per la prima volta gli fa provare delle sensazioni diverse.
Quando Lorenzo scopre l’esistenza del piccolo Matteo, prima fugge da una situazione che ha sempre evitato, ma poco dopo ne è completamente conquistato. Matteo e Lorenzo si scelgono, si piacciono e imparano a volersi bene, e nonostante le inaspettate complicazioni che legalmente li porteranno a dividersi, i due continueranno ad amarsi come padre e figlio. «La storia è ispirata alla mia esperienza personale -racconta Giorgio Pasotti, che ha scritto soggetto e sceneggiatura insieme a Paolo Logli, Alessandro Pondi, Riccardo Irrera, Mauro Graiani e lo stesso Giulio Base- da tempo vivo con i figli di mia moglie ( Nicoletta Romanoff) come un padre e spesso mi sono ritrovato a dovere affrontare problematiche simili. Amare dei figli non propri e non avere nessuna voce in capitolo è qualcosa di doloroso, di complicato, un aspetto che forse molti non conoscono. Per esempio se ci si separa dopo anni si arriva a non poter fare neanche una telefonata a dei ragazzi che hai visto crescere, creando un vero disagio. Scrissi tempo fa questa storia –continua Giorgio Pasotti- anche per la necessità di voler esprimere un sentimento che vivono tantissimi uomini nella mia situazione, che non si riferisce al tema delle famiglie allargate, va oltre, qui volevo proprio parlare della scelta di amarsi e di sentirsi legati come un padre e un figlio o come due sorelle,o come madre e una figlia, senza avere un legame di sangue».
«Un giorno durante un viaggio in treno -racconta invece Giulio Base– Giorgio mi raccontò tutta la storia, sapeva che mi avrebbe colpito, perché anche io vivo una situazione da padre adottivo. Lo trovai un magnifico progetto, che a dire la verità all’inizio doveva essere la prima prova da regista di Giorgio, ma poi è passato del tempo, Giorgio mi è venuto a trovare e mi ha chiesto una mano dal momento che ancora non si sentiva pronto». «Diciamo che avevo bisogno -precisa Pasotti- di uno sguardo più distaccato per poi realizzare un film credibile, che avesse le giuste misure».
Il film, scritto da Giorgio Pasotti con Paolo Logli, Mauro Graiani, Riccardo Irrera, Alessandro Pondi e dallo stesso Giulio Base, forse proprio perché tratta sentimenti vissuti e situazioni provate è molto diretto, coinvolgente, toccante, si ride e si lo ammetto ci si commuove, soprattutto per chi crede che l’affetto puro, l’amore profondo, possa essere scelto, e che proprio per questo, forse è ancora più potente. Qui il piccolo Matteo sceglie come papà, Lorenzo, perché i due si piacciono, perché si vogliono bene sinceramente, perché condividono tante cose, e vivono la quotidianità anche quando c’è da rimproverare o da fare scelte difficili. Ed è molto felice l’idea di Giulio Base di rappresentare il vero padre di Matteo come un’ombra, senza faccia, una sagoma che mostra le spalle.
Il film è un piccolo gioiello, per il tema, per il carattere sentimentale, melò, che non vedevamo da tempo al cinema, persino per l’originalità dell’ambientazione, girato nelle Marche, su una piattaforma in mezzo al mare, ed è riuscito sicuramente grazie anche ad un cast eccezionale, da Donatella Finocchiaro, a Giorgio Pasotti al piccolo Niccolo Calvagna, che riesce a tenere su di se tutto il film senza peso. Una recitazione fatta di sguardi, piccoli gesti, scarna ma che arriva dritta al cuore.
“Sono felice -ha dichiarato il piccolo Niccolò – mi sono trovato molto bene con Giulio e con Giorgio Pasotti, e sono riuscito spero a trasmettere il sentimento che ci ha legato”.
Un film da vedere , sperando abbia anche un percorso europeo, perché sicuramente può essere apprezzato nel modo giusto anche all’estero.
Mio Papà, di Giulio Base con Giorgio Pasotti, Donatella Finocchiaro, Niccolò Calvagna, Fabio Troiano e la partecipazione di Ninetto Davoli, nelle sale dal 27 Novembre.