Print Friendly and PDF

Oasis: Supersonic. Dal 7 al 9 novembre il documentario sulla band dei fratelli Gallagher

oasis-supersonic

oasis-supersonic-posterOasis: Supersonic. Al cinema dal 7 al 9 novembre il documentario sulla band dei fratelli Gallagher.

Nell’era pre-digitale ma post super8 a cavallo dei due millenni, reduci da un’epifania del tutto miracolosa, sporca di sangue e di neuroni rimescolati, compaiono sulla scena musicale i fratelli Liam e Noel Gallagher con la loro band, gli Oasis.
La loro storia arriva nelle sale italiane il 7, 8 e il 9 novembre in un lungometraggio voluto dall’amico e graphic designer Simon Halfon e diretto da Mat Whitecross insieme al regista di Amy, Asif Kapadia.
Oasis: Supersonic ha un inizio “rumoroso”, e non poteva essere altrimenti: un elicottero che sorvola una sterminata marea di fan urlanti allo scoccare del momento in cui gli Oasis raccolsero a tutto petto il loro folgorante successo.
O li amavi o li odiavi, gli Oasis. Non c’erano vie di mezzo. Entravano nella tua vita anche se non eri un fan del rock – o del pop, decidete voi – attraverso notiziari, tabloid e giornali. Anche le classifiche: è un fatto che i loro concerti a Knebworth abbiano raggiunto 250.000 persone alle quali vanno aggiunte le 2 milioni e mezzo di persone rimaste senza biglietto.

A vent’anni dal quel 10 agosto 1996 si celebra in un docu-film la storia dei i due fratelli e il loro bad behaviour.
Matt Whitecross ritrae i due fratelli nella loro più brutale sincerità, imbottiti di metanfetamine, violenti, da esaurimento nervoso; li rievoca nell’estetica, così come nelle caratteristiche essenziali, come due rudi ragazzacci che da un quartiere popolare sono si scaraventati a forza sulla scena musicale mondiale.
Oasis: Supersonic non vuole essere il ricordo nostalgico e noioso che ritrae vecchie star di un mondo passato e lontano, vive esclusivamente di materiale di repertorio con le voci narranti dei protagonisti che raccontano la propria storia riuscendo a mantenerne una certa freschezza.
Le voci fuori campo, montate abilmente, danno allo spettatore l’impressione di ascoltare una conversazione a due su un vecchio divano in un salotto di un quartiere popolare inglese.
La scelta e la resa del binario di narrazione si fa ancora più interessante proprio per l’assoluta certezza da parte di tutti, dal registra allo spettatore, che mai Noel e Liam oggigiorno avrebbero accettato di farsi intervistare insieme.oasis-supersonicIl film di Mat Whitecross inizia e finisce con il concerto più grande che al tempo l’Inghilterra avesse mai visto, passando per il giorno in cui Noel suonò per la prima volta nella band del fratello e per il 1994, l’anno del loro album debutto, in una continua lotta tra titani, tra chi ha talento e chi portamento, che però ha sempre avuto un obiettivo in comune: essere i migliori.
Poi, si ferma lì: non si dà spazio alcuno al post 1996. Questo perché Supersonic è la storia dell’ascesa e caduta degli Oasis, sì ma senza la caduta.

>> L’idea e l’obiettivo del regista e dei produttori è chiaro ed è quello di ricordare le due star al loro meglio, anche se questo significa ritrarli come due galli di un unico pollaio senza però dimenticare che di fatto il loro meglio riassume la cultura musicale britannica dei primi anni ’90.
Zero contesto dell’ondata britpop, Blur, Pulp, Suede, e negli ultimi tempi persino Radiohead, non vengono menzionati nemmeno una volta. Tutti nomi d’altra parte che il vero fan degli Oasis tremendamente orgoglioso, sudato e urlante sotto il palco a Knebworth allora non ha minimamente degnato di un ascolto.

Tuttavia Oasis: Supersonic si trascina con eccessiva lunghezza tra i racconti di famiglia con le interviste di mamma Peggy e di fratello Paul, il terzo Gllagher, tralasciando la musica che non si fa quasi mai tema centrale del film anch’essa oscurata da quei due amorevoli “cazzoni”. Se li vogliamo ricordare al loro meglio è vero che dobbiamo accettare in qualche modo che è stata proprio quell’arroganza a tutti i costi -e in qualsiasi circostanza- a far sì che le loro note scalassero in soli tre anni le classifiche e sopratutto che arrivassero al pubblico come una rivincita venuta dal basso.oasis-supersonicÈ quindi il loro lato più spietato che viene fuori da questo docu-film non la loro musica, forse a voler rinfacciare come poche tra le rock star contemporanee siano mai state così irriverenti e così brutalmente sincere anche nei confronti delle proprie stesse mancanze.
Per tutte queste ragioni dunque appare coerente la scelta di lasciarli lì, a un momento dal salire sul palco, a un momento dal suonare le prime note davanti a 250.000 persone. Tutto il resto è evidentemente noia.

Commenta con Facebook

leave a reply

*