Tutti contro Sgarbi. 128 storici dell’arte di tutto il mondo hanno firmato una petizione promossa dalla sezione bolognese di Italia Nostra schierandosi contro la mostra “Da Cimabue a Morandi” che dovrebbe inaugurare il prossimo 14 febbraio a Palazzo Fava. Curatore della mostra è proprio il Vittorio nazionale, accusato dai colleghi di tutto il mondo di aver pensato una mostra “priva di alcun disegno storico e della benché minima motivazione scientifica, un insulto alle opere, trattate come soprammobili, all’intelligenza del pubblico, alla memoria di Longhi e Arcangeli – e naturalmente un attacco ai musei, con la colpevole connivenza di chi li dirige”.
La “lobby bolognese” – come Sgarbi l’ha definita – chiede ora che lo Stato intervenga per impedire i prestiti delle opere. Mentre l’irascibile critico si discolpa commentando che la causa di tutta la polemica sta nel “fastidio” provocato a Italia Nostra per il fatto che “io agisca su materie che considerano loro”.
2 Commenti
Proprio ieri ho visitato la mostra sgarbiana. Ho seguito con moderata curiosità il dibattito precedente la rassegna. Trovo specioso costruire un caso sulla questione: è lecito prestare (/spostare di pochi metri) qualche opera da un Istituzione pubblica a una privata per produrre un appuntamento culturale di rilevanza? Un tema che altrove (più o meno nel mondo) non avrebbe alcun senso. Sgarbi riceve una eccessiva pubblicità in relazione alla grande quantità di opere di sua proprietà inserite all’interno del percorso espositivo? Certamente sì, come del resto tutti gli altri prestatori. Ma è questo davvero un problema? La questione, per mio parere, doveva essere invece: di che qualità è la mostra? Di che qualità è il progetto scientifico? E la risposta è presto detta: ben poca in entrambi i casi. A fronte di un “Antico” piuttosto ben rappresentato ed effettivamente accattivante (all’incirca riassumibile nelle opere allestite al primo piano del palazzo), il tracciato emerso dal ‘700 sino al ‘900 (quest’ultimo trattato in modo sorprendentemente povero, inconsulto e privo di una qualsiasi logica espositiva – anche minima – così come è privo anche di opere “belle”) è a dir poco deludente. Evidentemente, esauriti gli “spot” personali nell’alveo di pochi secoli, Sgarbi non ha saputo fare una selezione (il mestiere più difficile per un vero studioso) di esemplari davvero rappresentativi del tempo recente, relegando lo stupore e la gratitudine a un inizio scoppiettante, laddove il prosieguo e il finale sono di quasi nessun conto.
I 130, forse, avrebbero potuto attendere di esprimere le proprie reprimende a mostra allestita. Avrebbero sparato cartucce più potenti.
Se non vi piace, stroncatela e basta.
A impedire l’arte degenerata ci ha già pensato il vecchio Adolf.
Andate in Afghanistan a fare i censori