Gli antichi romani erano dei writers. Proprio come quelli di oggi che secondo alcuni imbrattano i muri delle città e secondo altri realizzano capolavori di street-art.
A confermarlo è Kristina Milnor nel suo nuovo libro intitolato “Graffiti and the literary landscape in roman Pompeii”.
Forse gli archeologi che scoprirono Pompei nel XVIII secolo erano troppo entusiasti della scoperta da non prestarvi attenzione, ma guardando i dipinti da loro realizzati per documentare l’avvenimento, sui muri della città si leggono scritte di ogni genere.
Si va dalla propaganda politica, “Caspius magistrato”, ad esclamazioni d’amore “Rufus ama Cornelia”, fino ad insulti veri e propri.
Sembra però, grazie agli scritti di Plutarco datati all’anno 100 d.C., che la street-art suscitasse polemiche anche allora. Lo scrittore romano infatti diceva di trovare questi graffiti “inutili e ridicoli”.
E’ tuttavia curioso notare come molto tempo prima dell’invenzione della stampa e tanto più di Internet, i cittadini cercassero mezzi di autoespressione.
- Il libro di Kristina Milnor, pubblicato dalla Oxford University Press esamina i frammenti di graffiti che sopravvivono sui muri della città romana di Pompei e rintraccia i collegamenti che esistono tra questi e il mondo letterario da cui sono emersi . Graffiti and the literary landscape in roman Pompeii esamina in dettaglio il ruolo e la natura della letteratura ‘ popolare ‘ nei primi anni dell’Impero Romano e il luogo della poesia nel paesaggio urbano di Pompei.
Il volume di oltre 300 pagine, tutto illustrato con le immagini in bianco e nero e a colori di originali frammenti di graffiti pompeiani è la prima raccolta globale in inglese, sull’argomento. Oltre ad una panoramica generale, la Milnor analizza in dettaglio ciascun frammento, tracciando i collegamenti con il contesto letterario e storico dell’epoca. Si evidenziano dunque le influenze di stile, struttura e perfino dizione di autori come Ovidio, Properzio e Virgilio.
A differenza di altri autori che ritengono privi di interesse culturale i graffiti, la Milnor afferma quanto invece siano prodotti culturali, in grado di raccontarci l’ambiente e la cultura popolare degli antichi romani, il modo in cui la letteratura veniva interpretata dal popolo.
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