Horns: Daniel Radcliffe, il tocco del diavolo e la cacciata dal giardino dell’Eden per l’ex “maghetto” di Hogwarts.
Dopo l’incoronazione a enfant prodige del nuovo horror grazie a Furia (1999) e soprattutto Alta Tensione (2003) che gli procurarono la chiamata hollywoodiana di Wes Craven ci si poteva aspettare dal regista Alexandre Aja un continuo sulla strada splatter-horror invece ecco che arriva nelle sale di tutto il mondo -tranne, per ora, in Italia- “Horns” a scompaginare tutto.
Horns è una visione che muove per accumulazione, che recupera tic, stilemi e prerogative di una grande quantità di generi per commistionarli fra loro. Horns – ed è questo a farci innamorare follemente – sembra riuscire a contenerli tutti, tutte queste incredibili energie e manifestazioni diverse che si diluiscono nella stessa storia.
Possiamo considerarlo come il Legend prodotto da questi tempi post-umani e compositi, in cui su di una fiaba dai toni bui s’innestano l’onirismo, il fumetto, il cartoon, il noir, le suggestioni bibliche e ça va sans dire l’horror.
Partendo dal romanzo di Joe Hill La vendetta del diavolo (Sperling & Kupfer, 2010) Alexandre Aja mette in scena la sua versione della storia di Ig Perrish immergendola in un bosco fatato, sognante, un giardino dell’Eden da cui, sappiamo già, saremo scacciati.
È qui che l’outsider Ig – nell’interpretazione emotiva, scoperta e dolorosa di Daniel Radcliffe (giudicato dallo stesso Joe Hill un eccellente Ig Perrish) – e Merrin (una Juno Temple dall’appeal gotico, delicato e sensuale) alimentano la loro storia d’amore ed è qui che Ig sarà scaraventato nel proprio inferno personale quando il corpo di Merrin viene ritrovato, violato da violenza carnale e con il cranio sfondato.
Attraverso movimenti simbolici, comportamenti disturbanti, capatine nel passato (in una visione à la Stand by me in cui ritroviamo la star Disney Sabrina Carpenter nei panni della piccola Merrin) e veglie funebri Ig- completamente vinto e annichilito dal dolore- si ritroverà a vivere il suo personale Paradiso Perduto risvegliandosi con due corna che fanno capolino sulla sua fronte.
Man mano che le due protuberanze crescono, Ig inizia a sperimentarne gli effetti: di fronte a esse la gente rivela i segreti più oscuri e innominabili. Su un crescendo rock – la colonna sonora oltre a Heroes di David Bowie usata come tema d’amore vede la presenza della “Personal Jesus” di Marilyn Manson, “Where is my mind” dei Pixies, “Evil” dei Flaming Lips e “If I had a Heart” di Fever Ray – Ig utilizzerà il potere appena acquisito per indagare e scoprire l’identità dell’assassino di Merrin.
In un percorso fatto di agnizioni simboliche e sgomentanti Ig scoprirà come sono sparite le prove sul DNA dell’assassino di Merrin e ricostruirà i movimenti (e i moventi) di tutti quelli che l’hanno incontrata quella notte.
Dalla cameriera sciovinista dell’Eve’s diner –che ha il volto di bambola di Heather Graham– alla liberazione degli istinti sessuali dei due poliziotti che tallonano Ig, passando per il Delitto e Castigo in acido del fratello Terry fino al confronto finale e sovrannaturale con l’assassino nella radura fiabesca dove tutto ebbe inizio.
Senza la giusta calibrazione dei toni Horns sarebbe sfociato nel più bieco e inutile trash, invece ci regala una visione sognante, oscura e rock che dimostra quanto Aja abbia ancora da dare al cinema contemporaneo.
Ultima nota, non ce ne voglia Shia LaBeouf ma il fatto che abbia rifiutato la parte di Ig (poi andata a Daniel Radcliffe) potrebbe essere stato il quid che ha reso la pellicola un cult.
Tra le altre cose occorre notare come l’ex maghetto di Hogwarts abbia completato la sua metamorfosi (iniziata già all’ultimo anno della scuola di magia e stregoneria) da piccolo orfano cresciuto fra i babbani a ragazzone affatto imberbe reso una vera e propria icona sexy weird dal colorito diafano e il corpo da worker.
Contribuiscono ovviamente anche le scelte artistiche – da Equus a Kill your darlings, sempre ottimi, viscerali e pruriginosi Q.B.