La classifica di Artslife dei migliori film del 2014. Tempo di classifiche e resoconti anche per gli amanti del cinema.
Come di tradizione anche quest’anno la prestigiosa rivista di critica cinematografica francese Cahiers du Cinéma ha pubblicato la classifica dei migliori film del 2014: in cima a questa classifica Li’l Quinquin di Bruno Dumont.
Anche noi di Artslife dopo quelle musicali abbiamo chiamato a raccolta i nostri esperti e chiesto loro di stilare le loro personali classifiche dei migliori film di questo 2014 che sta per concludersi.
Ecco di seguito tutte le nostre classifiche.
la classifica di Lorenzo Peroni
1 – Mommy (Xavier Dolan): il prodigio che arriva dal Canada firma il suo capolavoro e torna Cannes dove vince il Gran Premio della Giuria. In questa pellicola Xavier Dolan torna sul tema della maternità, che già aveva segnato il suo esordio: una madre sopra le righe, un figlio iperattivo e ingestibile, una vicina un po’ misteriosa che parla a fatica, uno strano triangolo di mutuo soccorso. Una riflessione sull’ego, sull’io e sulla capacità dell’interazione tra esseri umani, l’ennesima riflessione sul dubbio che l’amore possa bastare o meno, per salvare una persona. C’è della perfezione nell’equilibrio tra sensibilità e distanza, tra sentimento e consapevolezza, tra controllo estetico e intensità di contenuto, tra padronanza del linguaggio filmico e svelamento psicologico dei suoi personaggi.
2 – Map to the stars (David Cronenberg): grottesco e violento, permeato da una bellezza selvaggia e palpitate in cui ancora una volta il binomio identità/alterità -caposaldo di tutta la sua poetica- trova una nuova declinazione disturbante e matematica al contempo. In questa nuova opera di Cronenberg l’orrore sta nel passato che ritorna e brucia tutto, l’unica via di salvezza quindi è non averlo, un passato.
3 – The way he looks (Daniel Ribeiro): una tenerissima storia di formazione; un adolescente cieco alle presa con la scoperta del mondo e di sé stesso, in compagnia di un’amica fidata e un dolce amore in arrivo. Delicato come un risveglio di primavera.
4 – The normal heart (Ryan Murphy): basato sull’omonima opera teatrale del 1985 di Larry Kramer e finalmente partorito in un film TV dal creatore di “Glee” e “American Horror Story”, con un cast stellare: Mark Ruffalo, Julia Robertss, Matt Bomerr, Taylor Kitsch e Alfred Molina. Forte e commovente, la storia dell’inizio della battaglia contro l’AIDS, i pregiudizi e la paura.
5 – The Grand Budapest Hotel (Wes Anderson): Wes Anderson si conferma come uno dei più talentuosi registi contemporanei, con una nuova coloratissima avventura che sembra uscita dalla scatola dei giocatilli di un bisnonno bislacco.
6 – Solo gli amanti sopravvivono (Jim Jarmush): molto apprezzato a Cannes dove è stato presentato in concorso per la Palma d’oro, è una storia di vampiri colti e malinconici che si svolge tra Detroit e Tangeri. Con la sempre ottima Tilda Swinton. Una prova di romanticismo modernissima e estremamente affascinante, pieno di musica e decadenza.
7 – Si Alza il Vento (Hayao Miyazaki): il grande maestro giapponese conclude il suo grande ciclo creativo con un’opera di grande narrazione, un film che sembra scritto e diretto da Spielberg, Polanski e Wong Kar-wai assieme. Un progetto coraggioso e a tratti difficile, che sembra non avere lo slancio e il grande respiro dei lavori che hanno reso il regista giapponese famoso del mondo, ma che ci regala lo sguardo placido e sereno dei grandi vecchi che guardano al passato, in un mix di rammarico e indulgenza
8 – Enemy (Denis Villeneuve): mai arrivato nelle sale -l’ultimo film del regista del bellissimo Prisoners- è un adattamento de “L’uomo duplicato”, romanzo dello scrittore portoghese José Saramago, e vede impegnato Jake Gyllenhaal in un doppio inquietante ruolo. Atmosfere opprimenti per questo thriller dal finale mozzafiato dominato da incombenti presenze ispirate alle sculture di Louise Bourgeois. Cameo a sorpresa di Isabella Rossellini.
9 – Pride (Matthew Warchus): l’irresistibile storia di come nel 1985 il gay pride a Londra venne aperto dai minatori inglesi accorsi a sostenere i diritti del movimento LGBT. Uniti contro la Tatcher due mondi che sembrano essere inconciliabili trovano in una stretta di mano il simbolo di una fortissima alleanza. Un film brillante e commovente, pieno di vita e di energia. Imelda Staunton superstar (come sempre).
10 – Fuoristrada (Elisa Amoruso): il docu-film d’esordio alla regia di Elisa Amoruso, un film profondo e delicato, incentrato sulla quotidianità di un amore anticonvenzionale. Pino/Beatrice è un meccanico, campione di rally, transessuale. Nel suo percorso di trasformazione, incontra Marianna, una donna rumena che fa da badante a sua madre, se ne innamora e decide di sposarla. Questo piccolo gioiellino offre una riflessione genuina sul significato di normalità.
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la classifica di Salvatore Piombino
1 – The Grand Budapest Hotel (Wes Anderson): In un immaginario come quello di Wes Anderson, caratterizzato da colori, scenari, costumi e inquadrature riconoscibili a stupire questa volta è il potere salvifico del lirismo e quello poietico del racconto, qui al servizio di un’immane visione cinematografica.
2- Solo gli amanti sopravvivono (Jim Jarmusch): il regista di Broken Flowers opera ancora una volta come un musicista che lavora sul suo disco. Il risultato è una visione stupenda, su cui regnano indiscussi gli impermanenti Tilda Swinton e Tom Hiddleston.
3- White Bird in a Blizzard (Gregg Araki): Una nuova fuga dalla phoniness suburbana, poetica e iconica come sempre in Araki. Con un’eccellente Shailene Woodley e l’ormai sovrannaturale Eva Green.
4- Gone Girl (David Fincher): Fincher alza la posta e supera la sicurezza delle architetture narrative convenzionali. Le regole del thrilling sono rotte, follia e lucidità, vittime e carnefici si ricombinano fra loro sotto l’occhio ossessivo e perimetrale delle telecamere. Con una Rosamund Pike ferina e stupenda.
5 – Map to the Stars (David Cronenberg): il registra di Videodorome arriva nella Hollywood Babilonia. In valigia gli inseparabili volumi di Freud e Carl Gustav Jung.
6 – Il lupo di Wall Street (Martin Scorsese): Il quinto sodalizio fra Martin Scorsese e Leonardo Di Caprio è un magistrale giro sulle montagne russe e possiede un’attitudine rock, composita, brillante e sopra le righe.
7 – Under the Skin (Jonathan Glazer): una nuova, disturbante e metafisica visione dal regista di Birth. Io sono Sean, con una Scarlett Johansson incarnazione aliena a caccia nella suburbia scozzese.
8 – Palo Alto (Gia Coppola): il film che prende il testimone nella rappresentazione contemporanea dello spleen generazionale con una splendida Emma Roberts e James Franco, già autore dei racconti da cui muove il film.
9 – Horns (Alexandre Aja): il Legend prodotto da questi tempi post-umani, in cui su di una fiaba dai toni bui s’innestano l’onirismo, il fumetto, il cartoon, il noir, le suggestioni bibliche e ça va sans dire l’horror. Il tocco del diavolo e la cacciata dal giardino dell’Eden per l’ex “maghetto” di Hogwarts.
10 – Ida (Pawel Pawlikowski): moderna e poetica visione in cui ogni fotogramma è l’immagine di un album di famiglia impossibile da (ri)costruire. Con una colonna sonora da batticuore rock’n roll.
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la classifica di Margherita Rotelli
1 – Dallas Buyers Club ( Jean-Marc Vallée): film vincitore di 2 premi Oscar 2014 per miglior attore protagonista (Matthew McConaughey) e non protagonista (Jared Leto).
2 – Locke (Steven Knight): estremamente coinvolgente, a tratti claustrofobico con un Tom Hardy davvero perfetto.
3 – Mommy ( Xavier Dolan): estrema, intensa e coraggiosa opera di un enfant prodige. complesso e violento proprio come i suoi personaggi. Xavier Dolan gioca con lo spettatore proprio come la realtà di tutti i giorni: ti schiaccia sulla poltrona, ti toglie il fiato e poi – per un momento soltanto – ti lascia respirare, ma resta sull’orizzonte lontano, fino alla fine, la speranza.
4 – Grand Budapest Hotel (Wes Anderson): un nuovo viaggio “andersoniano” fatto di colori pastello, trovate ironiche e divertenti, visioni estetiche e maniacali fino al più piccolo dettaglio.
5 – Only lovers left alive (Jim Jarmusch): surreale e splendido, con una colonna sonora incredibile, uscito nelle sale italiane nel Maggio 2014.
6 – Boyhood (Richard Linklater): un interessante esperimento cinematografico durato 12 anni. Boyhood racconta la storia di Mason (Ellar Coltrane), racconta i dodici anni in cui non è cresciuto solo lui, ma anche la sua famiglia (Patricia Arquette e Ethan Hawke).
7 – A most wanted man (Anton Corbijn): superbo Philip Seymour Hoffman in uno spy story tratto da Le Carré.
8 – Gone Girl (David Fincher): thriller con Ben Affleck di incubi e spazi mentali inesplorati in cui regia, colpi di scena e dialoghi si amalgamano alla perfezione. Presentato al Festival internazionale del Film di Roma.
9 – Maps to the stars (David Cronenberg): inquietante ritratto sulla Hollywood contemporanea con una grande Julianne Moore.
10 – Frances ha (Noah Baumbach): storia metropolitana tra atmosfere alla Woody Allen e ambizioni da palcoscenico alla Flashdance, tra le top 10 di Tarantino.
e un Bonus : Frank (Lenny Abrahamson): film diverso dal solito, anticonformista con un’incredibile colonna sonora
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la classifica di Antonella Matranga
1 – Trash (Roger Daldry): il regista è riuscito a raccontare una storia drammatica, con una leggerezza e un senso dell’avventura che ti inchioda allo schermo. Un misto di avventura, noir, tensione, denuncia, amicizia e lealtà e commedia su e giù per le Favelas di Rio.
2 – Alabama Monroe (Van Groeningen): drammaticamente bello. Una storia di amore e di musica (il Bluegrass) struggente e passionale, con i due protagonisti, Veerle Baetens e Johan Heldenbergh , talmente bravi e intensi da togliere il fiato. Un gioiello.
3 – Il fuoco della vendetta (Scott Cooper): ha un magico e sapore di passato. Ambientato a Braddock, la patria della siderurgia americana, ci mostra la devastazione della crisi e la mancanza di prospettive nella vita di due fratelli, interpretati da i grandi Christian Bale e Casey Affleck.
4 – Hanna Harendt (Margarethe Von Trotta): strepitoso ritorno al cinema della grandissima Margarethe Von Trotta con un film che ricostruisce un periodo fondamentale della filosofa Hanna Harendt e la genesi del suo saggio più famoso e controverso La banalità del male. Un ritratto intenso e coraggioso che ha il volto della grandissima Barbara Sukowa.
5 – Due giorni, una notte (fratelli Dardenne): ha una tensione inarrestabile inframmezzato da punte humor e racconta camera in spalla, la rassegnazione di un mondo dove le difficoltà hanno privato le persone di umanità concentrandole sulla propria sopravvivenza.
6 – Tutto può cambiare (John Carney): è il racconto di una seconda occasione e di come sia la musica a rendere la vita irrinunciabile. John Carney è riuscito a realizzare un film musicale senza essere un musical. Una storia deliziosa con una New York en plein air e con uno strepitoso Mark Ruffalo.
7 – Guardiani della galassia (James Gunn): l’ultimo nato in casa Marvel è davvero un capolavoro di divertimento, di citazioni, di effetti speciali, di personaggi originali scorretti e nuovi, con una colonna sonora anni 70 che non si riesce a star fermi sulla sedia. Puro divertimento.
8 – Mommy (Xavier Dolan): geniale, originale, sfrontato questo è Mommy di Xavier Dolan, il regista di soli 25 anni che sta sbaragliando il mondo del cinema. Solo lui poteva permettersi di girare metà del film in formato da cellulare, senza scadere nel manierismo.
9 – The special need (Carlo Zoratti): un piccolo grande film in cui Carlo Zoratti, racconta la storia vera di Enea, un ragazzo autistico, accompagnato dai suoi amici, fra cui lo stesso Zoratti, alla ricerca della prima esperienza sessuale della sua vita. La cosa meravigliosa di questo film /doc che commuove, diverte, informa e ti sorprende è che è tutto vero.
10 – A pari merito due film italiani che mi sono piaciuti per originalità e perché entrambi mi hanno fatto ridere e commuovere. Buoni a nulla, commedia agrodolce e divertente di Gianni Di Gregorio, uno dei pochi in Italia a raccontare gli under 40/50 e Mio papà, la commedia sentimentale di Giulio Base che racconta l’amore universale, e come ci si può amare come padre e figlio senza esserlo.
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la classifica di Diego Bonelli
1 – Mommy (Xavier Dolan): durante la visione dei film di Dolan si prova un senso di affanno: il fiatone dopo una corsa quando cerchi di raggiungere qualcuno che fila più veloce di te. Mommy è vita, dolore, amore e lacrime. E’ strappare i confini che ci (de)limitano e abbracciare la libertà, respirare a pieni polmoni, ballare e soffrire. Un primo posto che vale una classifica intera.
2 – Her – Lei (Spike Jonze): le risate sulla spiaggia, le canzoni, le notti svegli a parlare, le confidenze: è l’amore (disperato) 3.0. Una voce per cui innamorarsi. Software empatici e intelligenze emozionali ammantate di malinconie. Scarlett conquista solo con la voce, Joaquin Phoenix magistrale.
3 – Solo gli amanti sopravvivono (Jim Jarmusch): I vampiri innamorati ascoltano vinili, discutono, cercano nutrimento e compagnia. Vagano per città misteriose e (soprav)vivono sospesi. Tilda Swinton e Tom Hiddleston sono bellissimi e decadenti protagonisti di un film da assaporare come un ghiacciolo. Al sangue.
4 – Maps to the stars (David Cronenberg): il vero viaggio interstellare è tra le camere da letto, i bagni, i giardini, le limousine e le strade di Hollywood. Cronenberg dirige spietato e caustico, Julianne Moore e Mia Wasikowska si vomitano addosso frustrazioni e drammi personali divorandosi come animali in gabbia.
5 – Gone Girl (David Fincher): uno dei migliori Fincher degli ultimi anni: lucido, spietato, cinico, cattivo ma soprattutto divertito. Direzione degli attori perfetta, soundtrack potente e la rivelazione Rosamund Pike: la black dramedy che mancava. Amazing.
6 – Under the skin (Jonathan Glazer): pellicola fuori dal tempo e dallo spazio. Sospesa: una sequenza finale difficile da dimenticare che riscrive le accezioni per l’aggettivo disturbante. Scarlett Johansson perturba e disorienta.
7 – Snowpiercer (Bong Joon-ho): livello dopo livello, scompartimento su scompartimento si risale in testa per conquistare il proprio posto nel mondo (gelato). Treni che sfrecciano tra orsi polari e tempeste di neve, un gruppo di ribelli, maestrine con mitragliatori, droghe sintetiche, Tilda Swinton con un vecchio scarpone in testa. Già un cult.
8 – X-Men Giorni di un futuro passato (Bryan Singer): la storia che vuole riscrivere la Storia. I mutanti sono sotto assedio e il passato aspetta solo di essere modificato per salvare il nostro futuro. Ambiziosissimo nuovo capitolo della saga, cast moltiplicato e piani temporali incrociati: un grande spettacolo.
9 – I guardiani della galassia (James Gunn): il blockbuster come dovrebbe sempre essere. Ritmo acrobatico, antieroi allo stato brado, battute fulminanti, tutto condito da una colona sonora vintage e ammiccamenti precisi e mai forzati. Una scommessa vinta, in attesa di inevitabili sequel – speriamo allo stesso livello.
10 – Grand Budapest Hotel (Wes Anderson): la quintessenza wesandersoniana. Scenografie dipinte, cascate di eventi a scatole cinesi, colori pastello, disincanto e spensieratezza venata di nostalgia. Un gigantesco film pop-up che meriterebbe tanti spin-off quanti sono i personaggi che lo abitano.
Una grande commedia americana “Helicopter Mom” è stato pubblicato di nuovo nel 2014 ( https://www.filmstreaming.zone/5634-helicopter-mom-2014.html 🙂