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Alla Fondazione Cini arriva l’installazione di M. Abakanowicz

Magdalena Abakanowicz, Crowd and Individual Magdalena Abakanowicz, Crowd and Individual

Dal 13 aprile al 2 agosto alla Fondazione Giorgio Cini sull’isola di San Giorgio Maggiore a Venezia arriva l’installazione di Magdalena Abakanowicz.

Prodotta dalla galleria Beck & Eggeling e Sigifredo di Canossa, in collaborazione con la stessa fondazione veneziana, la ‘folla’ di Magdalena Abakanowicz, “l’anima dei corpi”, occupa la sala Carnelutti della Fondazione Giorgio Cini; fronteggia il ‘mostro’, il ‘mutante’ senza testa, come acefale sono gran parte delle 110 figure dalle fattezze umane in juta, in prima fila bimbi, che la compongono e paiono voler avanzare.

Magdalena Abakanowicz, Crowd and Individual
Magdalena Abakanowicz, Crowd and Individual

La sala è immersa nella penombra e le statue dell’artista polacca, protagonista della scena internazionale e più volte alla Biennale, sono come avvolte dalla luce a dare al tutto un ‘senso teatrale’ che ha la volontà – come ricorda il curatore Luca Massimo Barbero – “di porre sullo stesso livello visitatore e opera in uno scambio tra ‘folle’ che assume anche il senso di una straordinaria, tragica e umana coreografia; un gioco fra le parti: l’umano e la statua”. Tocca le corde dell’emozione l’installazione ‘Crowd and Individual”.

Questa esposizione segna il ritorno in laguna dell’artista polacca, la cui partecipazione alla Biennale del 1980 è da considerarsi uno dei momenti nodali dello sviluppo della scultura contemporanea.

Per Barbero, l’opera di Magdalena Abakanowicz riassume attraverso “il forte senso di folla e di gruppo una condizione umana, un senso esistenziale dove l’uomo, spesso privo di volto nella sua forma astante e smarrita, ritrova e riperde se stesso”. “Forse – ebbe a dire l’artista riguardo alla sua ricerca dedicata alle folle – l’esperienza della folla, che aspetta passivamente in fila, ma pronta a calpestare, distruggere o adorare a comando come una creatura senza testa, è diventata il fulcro della mia analisi. E forse era una fascinazione per la scala del corpo umano. O un desiderio di determinare la quantità minima necesdsaria per esprimere il tutto”.

Per maggiori info clicca qui. 

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