E’ una Milano in fermento quella che accoglie la ventesima edizione del Miart (9-12 aprile), la terza sotto la guida di Vincenzo de Bellis. “Sentiamo forte lo spirito di questo 2015 – ha affermato lo stesso direttore – che per Milano è un anno cruciale”.
Tra Expo, Salone del Mobile, si può etichettare questo ventesimo Mirart come il più internazionale: delle 154 gallerie presenti, ben 75 sono straniere. Il numero più alto di sempre e la conferma del fatto che la fiera meneghina dedicata all’arte moderna e contemporanea sta diventando un vero punto di riferimento mondiale nel settore dell’arte.
Lo affermano anche le gallerie: “Portiamo in fiera i grandi maestri internazionali, nomi e opere adatte ad un pubblico internazionale quale è quello del Miart” – spiegano i responsabili della Galleria d’arte Frediano Farsetti di Firenze. Sulle pareti del loro stand trovano infatti spazio artisti come Giorgio De Chirico, Marc Chagall, Giorgio Morandi, Lucio Fontana, Pier Paolo Calzolari. “Non seguiamo una linea rigida – specifica il gallerista – spaziamo infatti dal ‘900 storico e figurativo al contemporaneo. Ciò a cui diamo grande importanza è la qualità, con un occhio di riguardo al mercato internazionale”.
La qualità prima di tutto, ma passeggiando tra gli stand dei 105 espositori Established, si nota come le proposte seguano le tendenze del mercato. Dopo le più eclatanti aste londinesi dedicate all’arte italiana degli anni ’60, si assiste ad una nuova primavera per gli artisti di quell’epoca. Le pareti pullulano di concetti spaziali, di coloratissimi arazzi, di tele estroflesse, materiali poveri, superfici specchianti, pezzi d’arte concettuale. E non c’è da stupirsi che – secondo le indiscrezioni – alla Galleria Cardi, ancor prima dell’inaugurazione della fiera, un taglio rosso di Lucio Fontana sia stato venduto ad un acquirente americano per 2 milioni di euro.
Fontana, Bonalumi, Simeti, Castellani sono indubbiamente tra le firme più richieste del momento, con una particolare predilezione al non-colore bianco. Lo conferma la gallerista de Il Ponte di Firenze: “Il bianco va molto bene”. E aggiunge: “Questa esposizione in fiera si attiene alle stesse linee che seguiamo in galleria, ovvero l’arte concettuale e povera di Scheggi, Gambone, Kossuth, Salvo, Agnetti; gli anni ’70 di Baruchello, il cui mercato è particolarmente florido in questo momento; accostati a pezzi più recenti, come quelli di Staccioli o Anish Kapoor“.
E continua: “Quello dell’arte è un mercato che sta bene. E’ dominato dai grandi nomi di punta e un po’ penalizzato dai magheggi dei mercanti che fanno di tutto per portare avanti alcuni nomi a discapito di altri. Ciononostante si vende. Ci si da un gran da fare, ma si va avanti. Nell’arte c’è spazio per tutti – aggiunge – anche per i giovani artisti, in particolare quelli che stanno seguendo una buona strada e il loro percorso artistico si dimostra coerente, ora iniziano a vendere”.
Ancora anni ’60 e dintorni alla Cortesi Gallery, la galleria fondata nel 2013 dal collezionista Stefano Cortesi. “Seguiamo due filoni” – spiega una delle assistenti. “L’arte storica e l’arte contemporanea internazionale. Cortesi ha iniziato con gli anni ’60 italiani, ora abbiamo esteso il nostro interesse per questo periodo su tutta l’area europea”. Anche da questa galleria arriva la conferma della buona salute del mercato, tant’è che in pochissimo tempo, puntando sugli artisti del Gruppo Zero e del Gruppo T, la Cortesi Gallery ha conosciuto un forte sviluppo.
“Il pubblico risponde molto bene soprattutto sull’arte storica” – spiega l’assistente. “Abbiamo avuto un’espansione veloce e siamo molto contenti di come stanno andando le cose. Puntiamo molto sulla qualità e lavoriamo moltissimo con gli archivi degli artisti”. E i prezzi? “Il prezzo delle opere dipende sempre dalla loro provenienza, dall’anno di esecuzione, eccetera” E chiosa: “Seguiamo molto gli andamenti delle aste e cerchiamo di adeguarci a quei risultati”.
Più adatta a tutte le tasche è la Guido Galimberti Art Gallery di Milano. “Trattiamo rari multipli del XX secolo, che sono poi l’espressione più storica del ‘900” – spiega Galimberti circondato dalle Tavole di Accertamento di Piero Manzoni, da La Terre Bleue di Yves Klein, dalla mappa della Città di Torino di Alighiero Boetti e molto altro ancora.
“Queste opere non nascono come ripetizioni – continua – ma nascono con la voglia di fare arrivare l’arte a più persone”. Un concetto di arte accessibile che però oggi ha perso il suo significato: basti pensare ai prezzi record che un multiplo per esempio di Andy Warhol può fare all’asta.
“Il lato negativo dei multipli – spiega Galimberti – è che spesso in passato sono stati trattati con poca cura, regalati o rovinati. Al punto che oggi sono dei pezzi rari. In alcuni casi potremmo dire unici, anzi, a volte sono più rari delle opere che nascono come pezzi unici! E’ un mercato di nicchia questo, un settore che mi appassiona e che colleziono da sempre”. E qual è invece il lato positivo? “Il lato positivo è che con cifre più modeste – anche €3.000 per esempio – si può portare a casa un pezzo di storia”.
Divisa in due sezioni la galleria Cardelli e Fontana di Sarzana (SP) ospita arte moderna e contemporanea. “Siamo un punto di riferimento per le opere appartenenti al MAC, Movimento Arte Concreta. Abbiamo pezzi di artisti importanti, ma anche di minori, perché pensiamo che una collezione dedicata al movimento debba farne una panoramica completa”. Sulle pareti dello stand campeggiano opere di Rho, Reggiani, Somaini, Soldati e molti altri.
Anche in questo caso – come per i multipli rari – siamo davanti ad un settore di nicchia, ma – commenta la gallerista: “Il mercato va abbastanza bene. E’ una sorta di sopravvivenza, ma si va avanti. Purtroppo abbiamo perso la fascia della media borghesia, quelli che con un po’ di sacrifici un’opera all’anno la compravano. Ora non più: i clienti restano i ricchi. Il fatto di essere collocati a Sarzana forse ci penalizza un po’, soprattutto sul contemporaneo, ma gli appassionati del MAC ormai ci conoscono e chi segue questo settore ci trova. Inoltre si punta sulle fiere che sono una bella vetrina”.
Nello stand di Cardelli e Fontana sono presenti oltre ai dipinti anche alcune sculture, tra cui pezzi di Maraniello, Pisani, Prevedello. Che ruolo ha oggi questa disciplina? “Penso che oggi la scultura abbia un ruolo più importante rispetto al passato. E’ più libera. Mentre prima si rivolgeva ad un pubblico preciso, amante della scultura classica, oggi interessa un target più ampio. Questo grazie alla sua libertà di esprimersi e di essere interpretata. Oggi la scultura può essere un pezzo da parete o da soffitto, come è il caso della scultura luminosa di Prevedello che abbiamo appena venduto, ispirata al mondo reale e alla vita di tutti i giorni”.
“Il pubblico del Miart è un pubblico sempre abbastanza colto” – afferma la responsabile della Dep Art di Milano nel suo stand interamente focalizzato su due artisti protagonisti dell’arte cinetica: Biasi e Wilding. “Chi si ferma sa cosa sta guardando. Però anche chi non sa niente resta affascinato da queste opere”. E spiega: “Quest’anno abbiamo scelto di focalizzare il Miart su questi due artisti, a cinquant’anni dall’importante mostra al MoMA che li ha visti protagonisti, insieme ad altri nomi della corrente. La mostra fu molto importante perché mise in luce il lavoro di grande ricerca di questi artisti. E anche nel nostro stand, attraverso opere statiche di Wilding, riusciamo a far capire e apprezzare la ricerca sugli effetti ottici compiuta dagli artisti in un momento in cui tutto nel mondo era riproducibile in serie”.
Dalle opere bianche e nere di Wilding si passa ai colori ipnotici di Alberto Biasi. “Esporre solo due artisti è un modo diverso di fare una fiera” – spiega la responsabile, rimarcando la grande attenzione dimostrata dal pubblico. “I prezzi delle opere variano in base agli anni in cui sono state realizzate” – continua – “Un pezzo di Biasi di metri 1×1 datato anni ’80/’90 può costare 25.000€. Ma un lavoro più piccolo realizzato nel ’75 è valutato €20.000. Il pezzo forte è però una serigrafia realizzata a mano da Wilding, l’ultimo pezzo rimasto dalla collezione di una vedova, indicativo dello studio del movimento nell’effetto ottico: lo proponiamo a €100.000”.
Per maggiori informazioni sulla fiera e sulle altre sezioni clicca qui.
Consulta qui il sito del Miart.
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Miart
10 – 11 aprile 2015 dalle ore 12.00 alle 19.00
12 aprile dalle ore 11.00 alle 19.00
fieramilanocity
ingresso viale Scarampo, Milano
gate 5, padiglione 3
2 Commenti
gentile Greta Beretta
sono Antonio Addamiano, direttore della Galleria Dep Art di Milano, presente in fiera con Wilding e Biasi. La ringrazio e le faccio i complimenti per l’articolo; l’unica cosa volevo segnalare se era possibile correggere un errore di precisazione:
“interamente focalizzato su due artisti del Gruppo N ” dovrebbe cambiare con due artisti protagonisti dell’arte cinetici
Queste perchè il Gruppo N era solo italiano e Wilding, tedesco, è il massimo esponente dell’arte cinetica tedesco
Spero di rivederla
a presto
Antonio Addamiano
Gentile Antonio Addamiano,
la ringraziamo molto per la segnalazione dell’imprecisione.
Cordiali saluti,
la Redazione