La casa d’aste Porro & C. di Milano (Via Olona 2) organizza una serie di conferenze in occasione dell’esposizione di dipinti antichi in corso fino al 14 maggio 2015.
Martedì 21 aprile Anna Orlando, esperta di pittura genovese tra le prime ad approfondire lo studio degli artisti fiamminghi attivi a Genova nel Seicento, parlerà di Jan Roos (Anversa 1591-Genova 1638).
L’occasione nasce dalla presentazione di un’opera di grande qualità che la Porro & C. propone in una selling exhibition e che la studiosa conosceva dalla sola fotografia, mentre ora ha avuto l’occasione di studiare dal vero.
Nell’illustrare il dipinto, una tela (cm 160 x 207) raffigurante La preparazione dell’offerta (o Allestimento di un sacrificio pagano), la Orlando ripercorrerà il percorso artistico del fiammingo, in continuo dialogo con i protagonisti della pittura locale coeva, da Giovanni Bedetto Castiglione ad Anton Maria Vassallo.
Jan Roos, detto Giovanni Rosa, nasce nel 1591 ad Anversa, dove si forma come pittore alla bottega di Jan de Wael, padre di Lucas e Cornelis che come il Roos si trasferiscono in Italia. La sua attività come esperto di natura morta inizia con l’insegnamento di Frans Snyders, nel cui atelier entra intorno al 1610.
Nel 1614 intraprende il viaggio in Italia: si reca due anni a Roma e poi, nel 1616, giunge a Genova con l’intenzione di partire presto. La quantità di lavoro che gli viene offerto lo fa restare in città, dove nel 1631 sposa una ragazza del luogo e dove apre la più importante bottega, attiva ininterrottamente e con successo fino all’anno della sua morte, nel 1638.
Collabora con diversi artisti genovesi e con Van Dyck nei suoi soggiorni a Genova (1621 e 1625-1627) e chiama a lavorare con sé il cognato Giacomo Legi, specialista di natura morta, e forma un pittore locale, Stefano Camogli, rendendolo il più importante “fiorante” genovese.
Jan Roos è anche ritrattista mirabile, e pittore di storie bibliche o mitologiche, ma la sua abilità nell’eseguire nature morte sui modelli dello Snyders è forse il contributo più significativo che egli dà alla cultura pittorica locale, definita dalla Orlando, anche per il suo specifico imprinting, “fiammingo-genovese”.
Interessante è l’inserimento della figura umana all’interno delle composizioni di nature morte.
(Bibliografia di riferimento: A. Orlando, Pittura fiammingo-genovese. Nature morte, ritratti e paesaggi del Seicento e primo Settecento. Ritrovamenti dal collezionismo privato, Allemandi, Torino 2012)