Diamante Nero, al cinema il nuovo film di Céline Sciamma la regista francese dell’acclamato Tomboy.
Ci hanno insegnato che “il vestito non fa il monaco”, che “non bisogna giudicare un libro dalla copertina”, ma per il titolo di un film rimane ancora di fondamentale importanza. Ecco perché traduzioni italiane che sminuiscono o stravolgono il titolo originario di un film sono sempre cause di fitte al cuore. Purtroppo, il terzo film di Céline Sciamma (Tomboy) soffre di questa incuranza: Diamante Nero è il titolo italiano per Bande de filles, la banda di ragazze di cui narra la regista, apparentemente forti, molto chiassose, talvolta prepotenti e, anche se ingenue, con una gran voglia di alzare la testa e farsi valere.
Diamante Nero – Bandes de filles ha inaugurato la Quinzaine des Réalisateurs di Cannes ed è arrivato nelle sale italiane, in lingua originale con i sottotitoli, il 18 giugno.
In Bande de filles, Cèline racconta gli spazi, i corpi e i colori della ribellione nelle banlieues parigine.
Strabiliante è l’inizio del film, con una sequenza che mette al centro un team all black di ragazze che al termine di una partita di football americano, come un corpo compatto, forte e rumoroso, si riversano per le strade del quartiere muovendosi insieme, come una lunga ondulazione ritmica. Solo alla fine di questa potente sfilata, con il progressivo disgregarsi del guscio protettivo rappresentato dal gruppo, lo spettatore conosce la protagonista.
Marieme ha 16 anni, vive con due sorelle a cui fa da madre e un fratello maggiore, che le fa da padrone.
La scuola non le è d’aiuto, il quartiere è pieno di regole sociali asfissianti e maschiliste, la casa è un carico di responsabilità e violenze. Così la banda di ragazzacce irriverenti, che cercano di fuggire da una vita che non vogliono, sembra essere il miglior mondo nel quale rifugiarsi.
Si taglia in tal modo il legame con il proprio nodo famigliare e dopo una lunga inquadratura completamente nera, si prova la rinascita.
Marieme, che ora si fa chiamare Vic (da Victorie) comincia a ridefinire una propria identità nella banda delle coetanee, composta da Lady la leader, da Adiatou e da Fily. Le quattro, tutte con chiodo in pelle nera e jordan, ballano, si stirano i capelli, fanno a botte e spadroneggiano nel quartiere come maschi, proprio come se il mondo non fosse solo per i maschi.Il colore, in questa prima mutazione assume un’importanza fondamentale: come il blu del canto di liberazione delle ragazze, sulle note di Diamond di Rihanna, nella stanza di un albergo, dove i loro corpi vicini, cercano di liberarsi dalle oppressioni e dalle violenze e, infine, brillare come diamanti – “Shine bright like a diamond”. Al blu si aggiunge il rosso del reggiseno strappato in una lotta di auto-affermazione, ma anche quello del rossetto e delle unghie laccate che segnano lo spazio di questa tentata liberazione.
La trasformazione di Vic non si ferma qui, continua in un processo identitario complesso, come se entrare a far parte della banda fosse solo una tappa del suo itinerario di emancipazione.
Perché non sarà un anello al naso e la faccia da dura a farti sopravvivere, o vivere meglio: in una realtà del genere sono gli uomini a “salvarti”.
Così la ragazza affronta una nuova trasformazione, e se prima la banda e il giacchino di pelle erano insieme guscio e armatura, ora veste da uomo, si fascia il seno e si taglia i capelli per confondersi e difendersi.
Diamante Nero – Bande des fille sa, anche se con una certa distanza, emozionarti e, soprattutto, descriverti il bullismo femminile, in cui la violenza non è solo necessaria per affermarsi nel gruppo, ma è spesso condizione di sopravvivenza. Nonostante tutto, Cèline Sciamma lascia in fondo uno spiraglio aperto, con un volto che guarda lontano, verso una futura, nuova trasformazione e noi siamo lì alle sue spalle, pronti a seguirla.