Esce il 22 luglio sul mercato home-video CHAPPiE, di Neill Blomkamp, arrivato nei cinema italiani con il titolo Humandroid.
Il giovane regista sudafricano si lascia alle spalle il banale, verboso e soporifero Elysium (di cui ci rimane solo l’espressione costipata di Jodie Foster) e torna a Johannesburg, alle energie più libere e vitali che avevano caratterizzato il suo esordio, District 9. Al centro delle vicende di CHAPPiE troviamo l’azienda di robotica Tetravaal, citata più di una volta nei laboratori MNU proprio di District 9. Alla Tetravaal, sotto la materna egida di Michelle Bradley (Sigourney Weaver), il giovane ingegnere Deon Wilson (Dev Patel) progetta gli «scout», una serie di robot ausiliari in grado di coadiuvare la polizia cittadina nel contrastare la tentacolare criminalità della metropoli sudafricana.
Nel cinema di Neill Blomkamp il contesto sci-fi è il substrato necessario perché possano realizzarsi storie alla deriva, in cui la rielaborazione degli elementi base del genere porta a esiti inaspettati e ad alto tasso emozionale.
Ecco che mentre il geek (dalla silhouette slanciata come i suoi scout) Deon realizza il primo software in grado di genere coscienza autonoma e il gruppo di slacker e malviventi, interpretati dai Die Antwoord, si ficca nei casini con il beota e bolso criminale locale Hippo (Brandon Auret, presenza fissa nella factory di Blomkamp), nasce da uno scout sfortunello («sembra che attiri continuamente i proiettili su di sé!»): Chappie, il primo robot senziente e in grado di sviluppare una coscienza individuale.In CHAPPiE i Die Antwoord – Yolandi Visser e Ninja (manca qui il terzo, misterioso elemento: DJ Hi-Tek) – mantengono più dei loro nomi, vi portano la musica (Cookie Thumper, Baby’s On Fire, Enter the Ninja) e l’intero immaginario da loro creato: una commistione in acido fra la cultura afrikaner e lo stile white trash.
I Die Antwoord amano dichiaratamente Blomkamp -Ninja si è persino tatuato il logo della MNU di District 9 sul braccio destro- che qui li ricambia affidando loro due ruoli centrali, a forte empatia. Ninja e Yolandi si dimostrano più che all’altezza e riescono a conquistare il cuore degli spettatori come i mammi e daddi di Chappie.
Chappie – interpretato dall’attore feticcio di Blomkamp: l’istrionico Sharlto Copley – è un robot con la mente avida di un preadolescente che incontra per la prima volta il mondo. Il robot di Blomkamp, che ha le antenne a orecchie di coniglio mutuate dal manga cyberpunk Appleseed di Masamune Shirow, non si limita a rompere le leggi della robotica di Asimov ma lo fa con tale levità e bellezza da risultare unico nel parterre di robot che affolla la science fiction.Chappie matura la propria coscienza nel rifugio slacker di Yolandi e Ninja, uno scheletro di cemento abbandonato alla periferia di Johannesburg, riadattato in perfetto stile Die Antwoord: colori pastello, disegni naïf, scritte ZEF ovunque (tag che nello slang afrikaans sta per «kitsch»).
Qui sperimenta, con i toni accesi che solo l’età preadolescenziale è in grado di concedere, l’amore materno (mille cuori fluo per Yolandi), gli errori paterni, la menzogna, la cattiveria, il dolore, la creatività e l’affetto.
La Johannesburg di CHAPPiE è una metropoli del 2016 ma ha già tutte le caratteristiche per competere con le megalopoli trasfigurate di William T. Vollmann e Mark Leyner: la torre Vodafone, fatiscente e cava come un orribile celoma postindustriale, la brulicante e folle malavita che imbraccia armi placcate in oro, un’umanità imbolsita, già pronta a cedere il testimone all’intelligenza artificiale.
CHAPPiE non esaurisce qui le sue sorprese. Nei panni dell’antagonista, del cattivo di turno, troviamo Hugh Jackman. Lontano dagli eroismi teutonici che lo contraddistinguono, veste qui i bermuda kaki, l’intolleranza di matrice cristiana e la ristrettezza di vedute dell’ingegnere rivale di Deon, Vincent Moore.
Caratterizzato da un forte accento australiano e da un taglio di capelli white trash -da cui non riusciamo proprio a distogliere lo sguardo- Vincent troverà il modo di sfogare ed esplodere la rabbia per l’accondiscendenza con cui è stato sempre trattato in azienda a causa della brillante intelligenza di Deon.L’ironia, la leggerezza, l’approccio fumettistico nella realizzazione dei personaggi, un rendering grafico di grande fluidità e naturalezza completano le doti di CHAPPiE, facendone una visione assai godibile.
Tutto da riscoprire, magari nell’edizione Blu-ray che offre nei contenuti speciali un finale alternativo, la genesi della pellicola attraverso i due cortometraggi di Blomkamp Tetra Vaal (2004) e il delizioso Tempbot (2006, in cui troviamo un cameo di Lynda Carter) e l’imprescindibile tutorial Keep It Gangster in cui si descrive la creazione di un vero gangster sudafricano, neanche a dirlo, con il contributo di Ninja e Yolandi Visser.