Print Friendly and PDF

Woodman & Jürgenssen. La fotografia è di scena a Merano

Francesca Woodman
Francesca Woodman, Untitled, Boulder, Colorado, 1972–1975/1999 Schwarz-Weiß-Silbergelatineabzug auf Barytpapier/ Black-and-white gelatin silver print on barite paper © Courtesy George and Betty Woodman, New York / SAMMLUNG

Continua a Merano fino al 20 settembre 2015 la doppia personale dedicata a Francesca Woodman (1958–1981) e a Birgit Jürgenssen (1949-2003), due tra le più importanti esponenti dell’arte contemporanea.

In collaborazione con la COLLEZIONE VERBUND di Vienna e a cura di Gabriele Schor, le due mostre confermano la vocazione di Merano Arte quale centro espositivo attivo sul fronte della valorizzazione della fotografia del Novecento. Dopo le rassegne di maestri internazionali quali Man Ray, Boris Mikhailov, Urs Lüthi, Eliott Erwitt, Ugo Mulas e Cindy Sherman, lo spazio meranese accoglie l’opera di due grandi artiste venute a mancare repentinamente, a soli 22 anni nel caso della Woodman, a 54 anni in quello della Jürgenssen.

I loro lavori, oltre che a livello estetico e concettuale, dialogano felicemente anche in senso storico, in quanto rappresentano due degli esempi più alti del “femminismo poetico-performativo” degli anni Settanta.

Nonostante Francesca Woodman e Birgit Jürgenssen non si siano mai incontrate, numerosi sono i parallelismi possibili tra le loro opere: la messa in scena del soggetto, la fragilità dell’esistenza umana e soprattutto il confronto critico con la tematica del corpo femminile nell’espressione artistica.

Le fotografie performative realizzate dalle due artiste sono state scattate nella sfera protetta dell’atelier, solitamente utilizzando l’autoscatto. Entrambe si sono avvalse di pratiche di matrice surrealista per emancipare il loro linguaggio espressivo e hanno utilizzato il corpo come strumento formale per interrogare e mettere in discussione il proprio essere e la propria identità, ma anche per delineare una nuova immagine della donna. Il corpo, infatti, è concepito tutt’altro che come ‘natura’ o ‘oggetto sessuale’, è ‘opera d’arte’ in sé.

Mosse da un’urgenza espressiva che le ha spinte a sperimentare mettendosi in gioco e ritraendosi in prima persona, spesso nude, altre volte travestite, le due artiste hanno interrogato i tratti più reconditi della psiche umana, tentando di cogliere non una testimonianza “esterna”, quanto uno stato d’animo complesso e tutto interiore, dalla forza e delicatezza tipicamente femminili.

Francesca Woodman
Francesca Woodman, Self-deceit #1, Rome, Italy, 1978/1979 Schwarz-Weiß-Silbergelatineabzug auf Barytpapier/ Black-and-white gelatin silver print on barite paper © Courtesy George and Betty Woodman, New York / SAMMLUNG

Se in passato i soggetti delle fotografie di Francesca Woodman sono stati spesso interpretati quale preludio estetico del suo suicidio, i recenti studi realizzati dalla COLLEZIONE VERBUND, iscrivono la sua ricerca nella tradizione del tableau vivant.

La rassegna a Merano Arte proporrà 75 fotografie, in bianco e nero, di cui 20 esemplari vintage, mai esposti in Italia, accompagnate da alcune rare diapositive a colori e un video, che approfondiranno la poesia e l’ambito metaforico che caratterizza il singolare linguaggio dell’artista americana.

Francesca Woodman ha realizzato le sue opere nel corso di un periodo creativo di soli 9 anni, dal 1973 al 1981, riuscendo a esplorare varie tematiche che hanno contraddistinto il corso della storia dell’arte contemporanea: la soggettività femminile, la fotografia concettuale, la performance e la scoperta del corpo come espressione artistica.

Francesca Woodman
Francesca Woodman Untitled, Providence, Rhode Island, 1976/1999 S/W-Silbergelatineabzug auf Barytpapier / Black-and-white gelatin silver print on barite paper © Courtesy George and Betty

Francesca Woodman ha utilizzato il corpo come strumento e contemporaneamente come oggetto, inserendolo in una messa in scena attentamente studiata, per raccontare suggestioni sospese, accadimenti dai tratti surreali.

Birgit Jürgenssen, una delle più importanti esponenti dell’avanguardia femminista degli anni settanta, ha lasciato un corpus davvero eterogeneo e complesso.

La mostra presenta 44 opere, tra fotografie in bianco e nero e a colori, polaroid, rayogrammi, cianotipi, disegni, sculture (i celebri ‘oggetti scarpa’) e lavori realizzati con la stoffa, fornendo una panoramica ampia e sperimentale della sua ricerca.

Birgit Jürgenssen
Birgit Jürgenssen Ich möchte hier raus!, 1976 S/W-Fotografie © Estate of Birgit Jürgenssen / Bildrecht, Wien, 2015 / Sammlung Verbund, Wien

Il lavoro dell’artista austriaca ruota attorno al corpo femminile che appare nelle sue metamorfosi, ora mascherato, ora frammentato, ora antropomorfo, e riflette con ironia e spirito surrealista sugli stereotipi sessuali e di genere, sui pregiudizi e malintesi della vita quotidiana. Negli anni Settanta la Jürgenssen ha affrontato anche tematiche di matrice femminista e di critica sociale, confrontandosi in special modo con uno slogan tipico di quegli anni quale “il personale è politico”.

Birgit Jürgenssen
Birgit Jürgenssen, Nest, 1979 S/W-Fotografie © Estate of Birgit Jürgenssen / Bildrecht, Wien, 2015 / Sammlung Verbund, Wien

Note biografiche

Francesca Woodman (1958-1981) cresce tra gli Stati Uniti e l’Italia. Nel corso dei suoi studi alla Island School of Design di Providence (1975 – 1978) realizza numerose fotografie, che sviluppa da sé in camera oscura. Tra il 1977 e il 1978 trascorre un periodo a Roma, dove tiene la sua prima personale europea alla Libreria Maldoror, un ambiente vicino al surrealismo. Nel 1979 si trasferisce a New York, dove scatta le prime fotografie a colori. Nel gennaio del 1981, all’età di 22 anni Francesca Woodman si toglie la vita.
La sua opera è recentemente giunta all’attenzione del pubblico internazionale grazie alle retrospettive presentate al San Francisco Museum of Modern Art e al Guggenheim Museum di New York. Nel 2014 è stata presentata la prima grande monografia in lingua tedesca, realizzata dalla COLLEZIONE VERBUND di Vienna.

Birgit Jürgenssen (1949 – 2003) è una delle più importanti rappresentanti dell’avanguardia femminista internazionale. A Parigi, all’età di 17 anni, entra in contatto con la letteratura francese e la corrente artistica del Surrealismo. Da quel momento la sua opera è influenzata dalla psicoanalisi di Freud, dall’etnologia e dalla critica sociale. Negli anni Settanta l’artista realizza la famosa opera Shuhwerk (Opera scarpa) e numerose fotografie e disegni che affrontano il ruolo delle donne nella società. Dal 1982 al 2003, anno della sua morte, insegna fotografia all’Accademia di Belle Arti di Vienna. L’opera della Jürgenssen è tornata all’attenzione del pubblico internazionale grazie all’importante pubblicazione realizzata dalla COLLEZIONE VERBUND. Da allora i suoi lavori rientrano in importanti collezioni quali quelle del MoMa di New York, della Tate Modern di Londra, del Centre Pompidou di Parigi e del Belvedere di Vienna.

Birgit Jürgenssen
Birgit Jürgenssen, FRAU, 1972 S/W-Fotografie, überzeichnet © Estate of Birgit Jürgenssen / Bildrecht, Wien, 2015 / Sammlung Verbund, Wien

La COLLEZIONE VERBUND è stata fondata a Vienna nel 2004 dalla SOCIETÀ VERBUND, principale operatore elettrico austriaco e uno dei maggiori produttori di energia idroelettrica in Europa. Negli ultimi 10 anni la direttrice Gabriele Schor ha costituito una collezione specializzata sull’avanguardia femminista degli anni 1970, con più di 500 opere di 34 artiste internazionali, tra cui opere di Birgit Jürgenssen e Francesca Woodman.

 

FRANCESCA WOODMAN & BIRGIT JÜRGENSSEN
Opere dalla COLLEZIONE VERBUND

 

27 giugno – 20 settembre 2015

Orari: 10.00 – 18.00, lunedì chiuso

Biglietti: intero 6,00
ridotto per over 65/guestcard/gruppi/persone diversamente abili Euro 5,00
ridotto per studenti fino ai 26 anni Euro 2,00
gratuito per under 14, stampa, soci AMACI

Info: Merano Arte – Edificio Cassa di Risparmio
Portici 163, 39012 Merano (BZ)
www.kunstmeranoarte.org

Commenta con Facebook

leave a reply