Via l’Africa, avanti le fashion doll plastificate d’America. Il Museo delle Culture di Milano tenta il rilancio dopo gli scarsi risultati d’inizio corso con “un’icona globale”: la “mitica” Barbie, in arrivo a fine ottobre al nuovo museo etnografico. Scelta discutibile e azzardata che ha già sollevato le prime polemiche. L’ex assessore alla Cultura Stefano Boeri, infatti, ha commentato: “Quando me lo hanno detto credevo che fosse uno scherzo. Così si rischia di compromettere il profilo di un museo appena nato”.
Questo il surreale comunicato stampa apparso sul sito del MUDEC con tanto di Barbie patinata con un “Ci vediamo dopo l’estate!”. Una minaccia?
Il comunicato del museo (con aggiunte molto perplesse di punti interrogativi ogni tanto nel testo):
<Barbie è arte (??? ndr). Barbie è moda. Barbie è design. Barbie è tendenza. Sono questi gli aspetti culturali, antropologici, sociali, di costume e artistici che la mostra mette a fuoco, attraverso un percorso tematico che racconta in modo trasversale il mondo rosa di Barbie.
Barbie è il simbolo della donna moderna (??? ndr), emancipata, capace di essere se stessa in ogni situazione, in ogni cultura ed in ogni Paese.
Barbie ha rappresentato in oltre cinquant’anni di vita la voce per eccellenza dei popoli.
Barbie è l’icona della contemporaneità, imitata, idolatrata, studiata, collezionata e trasformata da Andy Warhol in un’opera d’arte fuori dal tempo.
Come ogni opera d’arte anche Barbie è però fedele al proprio tempo. Si rinnova, si trasforma, e per questo rimane l’interprete del gusto e dello stile di ogni periodo storico vissuto magicamente e da protagonista, meglio di chiunque altra e per questo senza rivali.
La mostra si articola in sette sezioni che raccolgono oggetti, immagini, video e suggestioni dell’unica bambola diventata una “leggenda vivente” (??? ndr).
Ma come può una bambola diventare una leggenda vivente? Barbie ha interpretato lo spirito di ogni momento storico vissuto, ma a differenza dei miti contemporanei, stritolati dallo scorrere del tempo, Barbie ha avuto il privilegio di essere fuori dal tempo, attraversando così decenni ed epoche lontane, rafforzando per questo il suo status di leggenda.
Dal 1959, anno della sua comparsa, Barbie ha interpretato stili e mode diventando fonte di ispirazione per fashion designer e grandi artisti, trasformandosi in una vera icona.
Barbie è The Icon. (??? ndr)>
Ed ecco la lettera integrale di Luca Gibillini, consigliere comunale di SEL, a proposito di “The Icon”:
<Apprendo dalla stampa e dalle pubblicità che il Mudec ospiterà ad ottobre una mostra in pompa magna sulla Barbie. Proprio sulla Barbie, quel prodotto commerciale che ha imperversato negli anni ’80 contribuendo a creare i peggiori stereotipi sulla bellezza e sulle donne”.
Ma capirete molto bene che non é la Barbie l’oggetto della mia preoccupazione. Voi sapete che Milano ha lanciato in questi anni una grande sfida per la cultura accessibile a tutti, per innalzare il profilo culturale della città per portarla finalmente oltre il provincialismo in cui era caduta e tornare a farne una città internazionale, di qualità morale e culturale. Insisto sulla parola cultura perché é la parola chiave. In questo processo faticoso rientra a pieno titolo la sfida del Mudec. Un museo delle culture, progettato da un grande architetto, voluto fortemente dal Sindaco e dall’Assessore Del Corno, su cui la città ha fatto un grande investimento in risorse economiche e in credibilità. Per questo la vittoria del bando di gestione da parte Vostra ci ha rallegrato e rassicurato. Oggi scopriamo che il pezzo forte che lancia il Mudec nell’importantissima prima stagione completa é una mostra sulla Barbie, pare in collaborazione con l’azienda produttrice della “bambola”. Non prendetemi come snob o elitario, neanche come qualcuno che non capisce il tema della sostenibilità economica della struttura. Ho apprezzato molto la.mostra da voi organizzata al Pac su Pixar. Penso che Pixar peró sia un’altra cosa.
Prendetemi invece come qualcuno preoccupato dall’idea che la sostenibilità economica debba passare per il pop a tutti i costi, per l’abbattimento dell’offerta culturale, come se i cittadini potessero affollate il Mudec solo se l’offerta é nazionalpopolare, magari eticamente ambigua, magari culturalmente insignificante.
E non mi convince neanche l’affiancamento eventuale di altre mostre, perché non c’entra.
Ma possibile che non possiamo credere fino in fondo che un’offerta artistica alta e complessa possa attirare il grande pubblico, come invece é accaduto con le migliori mostre realizzate in questi anni? Possibile che non possiamo fare una sfida culturale alta? Possibile che nessuno si interroghi su quale messaggio il Mudec trasmette ai cittadini milanesi e soprattutto a chi osserva la scena milanese? Ma possibile che non possiamo pensare al Mudec come un laboratorio di innovazione artistica?
Mi spiace, caro Sole 24 ore, questa volta non state rendendo un grande servizio alla città. La vostra mostra delle bambole magre e bionde, ricche e perfette, simbolo della superficialità occidentale, non contribuirà alla costruzione di una Milano culturalmente attrattiva e neanche alla crescita dell’impresa e del mercato del settore.
Vi chiederei di ripensarci, ma temo non vi sará possibile. VI chiedo almeno di dare spiegazioni ai milanesi e di non cadere più, in futuro, in quello che reputo un errore profondo.>
Ad ottobre allora con i “fantastici” Barbie e Ken al MUDEC!!!
INFORMAZIONI UTILI
28 ottobre 2015 / 13 marzo 2016
MUDEC museo delle culture – Via Tortona 56, Milano
ORARI
lunedì
14.30-19.30
martedì / mercoledì
venerdì / domenica
09.30-19.30
giovedì e sabato
9.30-22.30
BIGLIETTI
10,00 € Intero
8,00 € Ridotto
8,00 € Ridotto Gruppi Adulti
6,00 € Ridotto Gruppi Scuola
6,00 € Ridotto Speciale
SEDE
Mudec – Museo delle Culture
via Tortona 56, Milano
2 Commenti
trovo le uscite delle varie istituzioni assolutamente fuori luogo. Tutte le grandi città, tra cui la capitale francese Parigi, hanno dedicato retrospettive complete a Barbie.
Piaccia o non piaccia è si un icona. Una bambola che,ricordiamo, nasce nel 1959.
Ha accompagnato generazioni di ragazzine nella crescita, una compagna di viaggio che porta emancipazione.
Emancipazione della donna che non deve avere paura o nascondere il proprio corpo.
La donna moderna che non deve dipendere da nessuno, perché è artefice della propria vita è della propria carriera. Mi stupisce leggere che Barbie avrebbe creato gli stereotipi peggiori. Assolutamente, li ha abbattuto. La vecchia donna solo casa e chiesa niente lavoro niente indipendenza ma dipendenza dal marito o da un uomo in generale.
Bene, se si vuole addebitare a Barbie il fattore fisico, allora li c’è un argomento diverso da affrontare. Ci si deve chiedere perché in Italia la taglia 44 corrisponda alla taglia 40 francese. Eppure anche in Francia hanno avuto Barbie.
Trovo che la mostra, ed il suo comunicato siano una vera occasione per il Mudec.
Anche Barbie è cultura. Forse in Italia si dovrebbe smettere di credere che la cultura sia solo quello che piace a ognuno di noi.
Nessuno obbliga il visitatore a vedere la mostra.
Inoltre per essere precisa, il consigliere comunale rappresenta un’istituzione e dovrebbe astenersi dal dire certe cose.
Caterina blogger
Ho letto un pezzo su Repubblica Milano qualche giorno fa che forse avete usato come ispirazione. Peccato che abbiate perso per strada tutto lo scenario nel quale la mostra si inserisce. Bel giornalismo, complimenti.