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Alla Reggia borbonica di Quisisana nasce la Scuola del Patrimonio

Reggia di Quisisana Reggia di Quisisana

Si insegneranno tutela, restauro e valorizzazione dei Beni Culturali, e vi sarà una sezione speciale dedicata all’archeologia. E’ il programma della nascente Scuola del Patrimonio che – come annunciato alla Conferenza internazionale dei Ministri della cultura svoltasi ad Expo a luglio – il ministro Dario Franceschini prevede di avviare il prossimo autunno. Dove? Anche se sembrano esserci diatribe ancora in corso, la sede individuata dal ministro è la Reggia borbonica di Quisisana a Castellammare di Stabia.

Reggia di Quisisana
Reggia di Quisisana

La necessità di formare professionisti del restauro e della conservazione dei Beni Culturali trova quindi risposta in una vera e propria scuola che sarà aperta agli studenti italiani che hanno già concluso il proprio percorso universitario e a studenti stranieri in base a specifici accordi con i diversi Stati.

La sede, la Reggia Borbonica di Quisisana, da poco riaperta ma rimasta inutilizzata, godrà della vicinanza a Pompei, permettendo agli studenti di relazionarsi con le eccellenze italiane nel campo del restauro. Il corpo docenti attingerà dal personale dell’Opificio delle Pietre Dure, dagli Istituti per il Catalogo e per la Grafica, e chi si specializzerà in prosa o lirica avrà insegnanti provenienti direttamente dal Piccolo Teatro e dall’Accademia della Scala.

“L’intenzione è formare personale che in futuro, nei propri Paesi, potrà sfruttare le conoscenze acquisite in Italia e perpetuare una cultura, legata alla tutela e alla gestione ma anche alla valorizzazione, che faccia riferimento al nostro Paese” – spiega Franceschini al Corriere della Sera. “Non è solo questione di reputazione: è uno strumento di quella diplomazia culturale che sa sostenere anche in questo campo i Paesi emergenti”.

A finanziare il progetto saranno i quasi sei milioni di euro provenienti dalla Scuola dei beni e delle attività culturali e del turismo, ma veramente avviata. E a garantire l’inizio delle lezioni, poco meno di due milioni di euro provenienti dai fondi Arcus, la società pubblica di arte, cultura e spettacolo.

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