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Esclusiva. Da Raffaello a Schiele: la mostra e lo svelamento della Salomè in anteprima

Lo svelamento della Salomè di Cranach Lo svelamento della Salomè di Cranach
Lo svelamento della Salomè di Cranach
Lo svelamento della Salomè di Cranach in mostra a Palazzo Reale

Da Raffaello a SchielePalazzo Reale di Milano. La mostra, le opere e lo svelamento della Salomè di Lucas Cranach in anteprima

Ingresso. Avanti. Virata obbligatoria a destra. Cannocchiale prospettico: un’apparizione. Quasi. La Salomè di Lucas Cranach immersa nell’amaranto delle pareti. Ammaliante, seduttrice. Le brillano gli occhi, lo sguardo ammiccante e spietato. Luccica la reticella dorata tempestata di perle che le raccoglie i capelli. Scintillano le catene esagerate di gioielli che la avvolgono. Splende il paesaggio romantico lì accanto aperto sulle geometrie italiane della finestra, mentre lampeggiano le piume di gru sullo sproporzionato copricapo bordeaux che rimbalza per la tinta circostante: la sala entra nel quadro.

Entrata col botto voluttuoso alla mostra “Da Raffaello a Schiele” a Palazzo Reale di Milano, ammaliati da quell’algida faccina sensuale quanto perfida della principessa giudaica, reginetta dell’esposizione milanese.

Abbiamo visitato in anteprima la mostra che aprirà giovedì, mettendo la ciliegina sulla torta a tre strati “Grande Madre, Mito e Natura, Giotto”. Una ciliegina ungherese: “cseresznye” espositiva, dalla cui sommità cascano le catene dorate della nostra Salomè come grandi decorazioni auree. 67 pezzi più le rotazioni di rito dei disegni giusto per superare le settantina a metà corsa, tutti capolavori cronologicamente esposti per le 8 sale (sotto la descrizione sala per sala), scelti da Stefano Zuffi, il curatore, dai depositi del Museo di belle arti di Budapest (in ungherese Szépművészeti Múzeum), chiuso per ristrutturazione fino a fine 2017.

Abbiamo già detto del titolo (leggi qua), andiamo oltre. Guardiamo il contenuto (riecheggiano le parole dell’assessore alla Cultura Filippo Del Corno di settimana scorsa in risposta alla richiesta di delucidazioni sulla querelle Chipperfield/Comune di Milano sul pavimento della discordia del Mudec: “Guardiamo in alto (alle vetrate, al cielo, alle opere nda), non in basso”). Guardiamo il contenuto letteralmente: l’apertura della cassa appena giunta da Budapest con la reginetta della rassegna tirata a lucido: la grande e spregiudicata seduttrice Salomè, dipinta da Cranach tra il 1528 e il 1530 circa, sintesi delle due anime del Rinascimento: quello romantico ed espressionista tedesco e quello matematico e geometrico italiano. Con Dürer chiave di volta.

Svelamento di un capolavoro. Cronaca di un’apertura in diretta della cassa appena sbarcata in città. Un rito sacro, accompagnato ad un rituale altrettanto religioso quanto meticoloso. “Hungart. Fragile”. Si apre la cassa, si toglie il coperchio. Il tavolo è pronto, sgombro. La tavola imballata fa capolinea sul tavolo orizzontale. Fiato sospeso, si apre il coperchio… tutti pronti ad emettere un “ooooo” di stupore. Nulla. L’ooooo si strozza in gola. La tavola è girata e ci mostra il retro. Assi di legno. Restauratrice, direttore, curatore osservano. Consuete considerazioni, tutto a posto, classiche curvature del legno da assecondare. Bene, giriamola. Eccol… No, niente. Tutto bianco: una pellicola conservativa maschera la sorpresa.

Avanti con lo strappo allora. Un crescendo rossiniano tra lo sguardo dei vari Jacopo del Sellaio, Luini e Raffaello appesi lì attorno: il primo sfolgorio è della cornice (dorata, non originale), poi gli occhi cerulei con tanto di riflesso incastonato dorato nell’iride celeste. Strappare ancora. La pellicola continua a levarsi: più sotto si scoprono i gioielli: esagerati. Di fianco: il paesaggio: azzurri, verdi, i riflessi del lago, le venature dorate a impreziosire il tutto. Poi pian piano emerge il Battista, la sua testa almeno, decollata sul piatto di peltro come trofeo da ostentare. Fiumi di catene ingioiellate lasciano il posto a fiumi di sangue e teste mozzate. Il rituale è ormai concluso. Manca “solo” giusto il momento di attaccarla al chiodo e spostare la provvisoria riproduzione appiccicata al muro. Poi sarà tutto pronto. A giovedì.

Da Raffaello a Schiele: apertura della cassa della Salomè di Cranach
Da Raffaello a Schiele: apertura della cassa della Salomè di Cranach
Da Raffaello a Schiele: apertura della cassa della Salomè di Cranach
Da Raffaello a Schiele: apertura della cassa della Salomè di Cranach
Da Raffaello a Schiele: apertura della cassa della Salomè di Cranach
Da Raffaello a Schiele: apertura della cassa della Salomè di Cranach
Da Raffaello a Schiele: apertura della cassa della Salomè di Cranach
Da Raffaello a Schiele: apertura della cassa della Salomè di Cranach
Da Raffaello a Schiele: apertura della cassa della Salomè di Cranach
Da Raffaello a Schiele: apertura della cassa della Salomè di Cranach
Da Raffaello a Schiele: apertura della cassa della Salomè di Cranach
Da Raffaello a Schiele: apertura della cassa della Salomè di Cranach
Da Raffaello a Schiele: apertura della cassa della Salomè di Cranach
Da Raffaello a Schiele: apertura della cassa della Salomè di Cranach
Da Raffaello a Schiele: apertura della cassa della Salomè di Cranach
Da Raffaello a Schiele: apertura della cassa della Salomè di Cranach
da raffaello a cezanne foto
Lucas Cranach Il Vecchio (Kronach 1472 c a. – Weimar 1553) – Salomè con la testa di San Giovanni Battista, 1526-1530 ca.
Olio su tavola, cm 88,4 × 58,3
©Museum of Fine Arts, Budapest 2015

DA RAFFAELLO A SCHIELE (Palazzo Reale, Milano)

Un viaggio nella Storia dell’Arte dal Cinquecento al Novecento. Raffaello, Tintoretto, Durer, Velasquez, Rubens, Goya, Murillo, Canaletto, Manet, Cezanne, Gauguin e tantissimi altri grandi artisti con opere straordinarie tra cui la bellissima Salomé di Lukas Cranach il vecchio, Giaele e Sisara di Artemisia Gentileschi, le Sirene di Rodin e i Tre pescherecci di Monet. E ancora la Maddalena Penitente di El Greco, il Paesaggio di Lorrain, la Coppia di sposi di van Dyck e il San Giacomo di Tiepolo.

Da Raffaello a Schiele: le foto in anteprima
Da Raffaello a Schiele: le foto in anteprima
Da Raffaello a Schiele: le foto in anteprima
Da Raffaello a Schiele: le foto in anteprima
da raffaello a cezanne foto
Egon Schiele. Due donne che si abbracciano, 1915. Museum of Fine Arts, Budapest

LA MOSTRA SALA PER SALA

Il concetto espositivo del Museo di Belle Arti di Budapest frutto del desiderio di definire un’identità culturale autonoma che mette in dialogo l’arte ungherese con le diverse tendenze internazionali dal Rinascimento in poi, è riproposto sala dopo sala all’interno della mostra, sintesi di una sezione del museo, articolandosi intorno ad alcuni opere cariche di significato e di emozioni.

La prima sala (dedicata all’Alto Rinascimento italiano) è irraggiata dalla luminosa bellezza della Madonna Esterhazy di Raffaello (ca. 1508), gioiello di armonia e purezza. Entusiasmante ed eloquente è il confronto con le incalzanti passioni di Leonardo da Vinci, espresse nei disegni – come Studio di testa per la battaglia di Anghiari (1503-1504) – e in un memorabile bronzetto con un cavallo impennato. Accanto, di assoluta suggestione e autonomia, è il dipinto mitologico di Lorenzo Lotto Apollo dormiente e le Muse (ca. 1549).

Da Raffaello a Schiele: le foto in anteprima
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da raffaello a cezanne foto
Raffaello Sanzio (Urbino 1483 – Roma 1520) – Madonna col Bambino e san
Giovannino / (Madonna Esterhazy), 1508 ca.
Tempera e olio su tavola, 28,5 x 21,5 cm
©Museum of Fine Arts, Budapest 2015
Da Raffaello a Schiele: le foto in anteprima
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La seconda sala dedicata alla pittura della Serenissima, celebra l’apogeo della scuola veneta nel corso del XVI Secolo. La Cena in Emmaus di Tintoretto (ca. 1542), opera spettacolare e grandiosa per la coraggiosa e innovativa composizione, la luce e la stesura del colore, troneggia accanto ai tre ritratti virili dipinti da Tiziano, Veronese (Ritratto di uomo, ca. 1555) e Moroni (Ritratto di un ufficiale di Venezia, ca. 1570-78), per un confronto ravvicinato tra grandi dell’arte. Accanto, perché storicamente collegato alla scuola veneta, è il genio solitario di El Greco, presente con due tele di fosforescente luminosità quali Maddalena Penitente (1576-1577) e San Giacomo Minore (ca.1595-1600).

Da Raffaello a Schiele: le foto in anteprima
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El Greco - Maddalena penitente, 1576 -1577. Museum of Fine Arts, Budapest 2015
El Greco – Maddalena penitente, 1576 -1577. Museum of Fine Arts, Budapest 2015
Da Raffaello a Schiele: le foto in anteprima
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Nella terza sala (il Rinascimento in Europa) sono messi a confronto dipinti di diverse scuole: fiamminga, italiana e soprattutto tedesca, a cavallo della Riforma luterana. La bellissima Salomé di Lukas Cranach il vecchio (1530) – con il suo inconfondibile fascino sensuale e insidioso – risplende accanto al Ritratto di giovane di Albrecht Dürer (ca. 1500 – 1510), opere che segnano il cuore dell’arte europea del primo Cinquecento. Una serie di dipinti di soggetto sacro di Altdorfer (Crocifissione, ca.1518), van Heemskerck (Compianto sul Cristo morto, ca. 1540-45), e Bronzino (Adorazione dei pastori, 1539-1540) illustrano in modo affascinante l’evoluzione del significato dell’arte sacra nell’Europa tra Riforma e Controriforma.

Da Raffaello a Schiele: le foto in anteprima
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da raffaello a cezanne foto
Artemisia Gentileschi (Roma 1593 – Napoli 1654) – Giaele e Sisara, 1620
Olio su tela, cm 86 x 125
©Museum of Fine Arts, Budapest 2015
Da Raffaello a Schiele: le foto in anteprima
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Con la quarta sala che narra del primo Seicento si entra nella spettacolare parte della mostra dedicata all’arte barocca. La scena ruota intorno alla realistica e umanissima Scena di osteria di un Velazquez ancora palesemente sotto l’influsso di Caravaggio. Siamo nel 1618 circa. Importante poi il confronto ravvicinato con Rubens di cui sono esposte due opere: una grande tela ispirata alla storia romana (Muzio Scevola davanti a Lars Porsena, ca. 1618-20) e un’espressiva testa di uomo barbuto a testimoniare il suo talento debordante. Sempre in questa sala il drammatico Giaele e Sisara di Artemisia Gentileschi (1620) – dove Sisara è rappresentato, come sempre nelle opere dell’artista di questo periodo, con il volto di Agostino Tassi – e l’affascinante Fanciulla addormentata (ca. 1610-20), il cui autore resta tuttora un mistero.

Da Raffaello a Schiele: le foto in anteprima
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Da Raffaello a Schiele: le foto in anteprima
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La quinta sala (L’età barocca) allarga lo sguardo ad altre scuole del Seicento europeo. La luminosità mediterranea di uno stupendo Villa nella campagna romana di Claude Lorrain (ca. 1646) è un saggio del solare classicismo francese, confrontato con la nordica franchezza dei ritratti di Frans Hals e di Anthony van Dyck quali Ritratto di uomo (1634) e Coppia di sposi (ca. 1620); la dolce Sacra Famiglia dello spagnolo Murillo propone un saggio importante di pittura devota e insieme di affetti domestici. In questo contesto, il tratto personalissimo dell’inarrivabile Rembrandt nel disegno Saskia van Uylenburgh seduta accanto a una finestra (tra il 1635 e il 1638) porta una nota di struggente intensità.

Da Raffaello a Schiele: le foto in anteprima
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Anthonis Van Dyck (Anversa 1599 – Londra 1641) Ritratto di coniugi 1618 ca. Olio su tela, cm 112 × 131 ©Museum of Fine Arts, Budapest 2015
Anthonis Van Dyck (Anversa 1599 – Londra 1641) – Ritratto di coniugi, 1618 ca.
Olio su tela, cm 112 × 131
©Museum of Fine Arts, Budapest 2015
Da Raffaello a Schiele: le foto in anteprima
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La sesta sala (Il Settecento) è dominata da un dipinto spettacolare: il San Giacomo Maggiore il vittorioso di Giambattista Tiepolo (1749-50), splendente di diffusa luminosità. La scuola veneziana, autentica dominatrice della scena artistica del Settecento europeo, è rappresentata ai massimi livelli dalle vedute di Canaletto e Bellotto (rispettivamente La chiusa di Dolo, 1763 e Piazza della Signoria a Firenze, 1740), e dalla sensuale Betsabea al bagno di Sebastiano Ricci (1724). Sempre in questa sala sono messe a confronto tre opere di Goya: un brillante ritratto femminile (Ritratto di Manuela Ceán Bermúdez, ca. 1790-93) e due piccole e intensissime tele dedicate al lavoro quali la Portatrice d’acqua (ca. 1808-12) e L’arrotino tra 1808 e il 1812. Al centro la presenza inconsueta e accattivante dello Sbadiglio di Franz Xaver Messerschmidt (1771- 1783) racconta l’arte uno dei più bizzarri scultori di tutti i tempi.

Da Raffaello a Schiele: le foto in anteprima
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Giovanni Antonio Canal, Detto Canaletto (Venezia 1697 – 1768) Molo a Dolo 1756 ca. Olio su tela, cm 30,5 x 44,5 ©Museum of Fine Arts, Budapest 2015
Giovanni Antonio Canal, Detto Canaletto (Venezia 1697 – 1768) – Molo a Dolo, 1756 ca.
Olio su tela, cm 30,5 x 44,5
©Museum of Fine Arts, Budapest 2015
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Il Simbolismo internazionale è il tema conduttore della settima sala dove saranno esposti diversi protagonisti ungheresi, come Joszef Rippl-Ronai con il grande e bellissimo ritratto di Donna con gabbia di uccelli (1892), o Janos Vaszary, la cui Età dell’Oro del 1898 evoca le atmosfere sognanti della Secessione, condivise anche dal viennese Maximilian Lenz (Un Mondo, 1899). Appassionante il confronto tra le opere di tema classico di Armold Böcklin (Centauro, 1888), Franz von Stuck (Il bacio della Sfinge, 1895) e Auguste Rodin (Sirene, bronzo, 1888) accanto al riferimento al simbolismo italiano, con Segantini e il bozzetto per l’Angelo della vita (1894-95).

Auguste Rodin - The Sirens, 1900. Museum of Fine Arts, Budapest 2015
Auguste Rodin – The Sirens, 1900. Museum of Fine Arts, Budapest 2015
Da Raffaello a Schiele: le foto in anteprima
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da raffaello a cezanne foto
Claude Monet (Parigi 1840 – Giv erny 1926) – Tre barche da pesca, 1885
Olio su tela, cm 73 x 9 2,5
©Museum of Fine Arts, Budapest 2015
Da Raffaello a Schiele: le foto in anteprima
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L’ultima sala (dall’Impressionismo alle Avanguardie) raccoglie una serie di opere di pittura e di grafica tra il secondo Ottocento e il primo Novecento. Spiccano due tele di grande importanza storica: la Donna con il ventaglio di Edoaurd Manet (1862, in cui è ritratta Camille, la moglie di Monet) e la meravigliosa Credenza (1877), esemplare natura morta di Paul Cézanne. Il Picnic in maggio di Pal Szinyei Merse (1873) affianca le opere di Monet (Tre pescherecci, 1886), Van Gogh (Giardino in inverno a Nuenen, 1884) e Gauguin (Maiali neri, 1891). Uno straordinario acquarello di Egon Schiele Due donne che si abbracciano del 1915, carico di nervosa interiorità, conclude il percorso dell’esposizione a chiusa di cinque secoli di grandi opere.

 Paul Cézanne (Aix-en-Provence,1839 – 1906) Il Buffet 1877-1879 Olio su tela, cm 65,5 x 81 ©Museum of Fine Arts, Budapest 2015
Paul Cézanne (Aix-en-Provence,1839 – 1906) – Il Buffet, 1877-1879
Olio su tela, cm 65,5 x 81
©Museum of Fine Arts, Budapest 2015
Da Raffaello a Schiele: le foto in anteprima
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IL MUSEO DI BELLE ARTI DI BUDAPEST

Il Museo di Belle Arti di Budapest conserva una tra le più importanti collezioni di dipinti del mondo, con opere che coprono un arco di tempo che va dal Medioevo al Novecento e tutte le principali scuole europee. Il Museo apre al pubblico nel 1906, grazie al primo nucleo di opere acquisito dalle donazioni e dai lasciti di nobili e prelati ungheresi tra Settecento e Ottocento. Nel 1848 cessati i moti rivoluzionari indipendentisti, Lajos Kossuth (1802, Monok, Ungheria – 1894, Torino) eroe e padre della patria ungherese si prodiga per l’ampliamento della collezione. Il suo fine era creare un tesoro nazionale che certificasse la legittimità dell’Ungheria per stare sullo stesso piano delle grandi nazioni europee.

La politica di ampliamento, attraverso donazioni e acquisti, non ha sosta: l’innesto più importante avviene nel 1870, quando la famiglia dei principi Esterházy vende al governo la sua straordinaria raccolta di oltre 600 dipinti. Bombardato e saccheggiato dalle truppe naziste durante la seconda guerra mondiale, ha successivamente riavuto nel dopoguerra le opere trafugate. L’ampliamento delle collezioni continua con il governo comunista del Paese e giungono così ad arricchire il Museo opere di Poussin, El Greco, Monet, Corot e altri ancora.

LE OPERE IN MOSTRA

Rubens_Testa-d’uomo
Peter Paul Rubens (Siegen (Nassau) 1577 – Anversa 1640) Testa d’uomo 1616-1619 ca. Olio su tavola, 55×42 cm ©Museum of Fine Arts, Budapest 2015
Anonimo_Ragazza_dormiente
Anonimo pittore attivo a Roma Ragazza dormiente 1610-1620 ca. Olio su tela, 67,5×74 cm ©Museum of Fine Arts, Budapest 2015
Okolicsnó_Il_compianto
Maestro di Okolicsnó Il compianto di Cristo 1500-1510 Tempera a olio e albume su tavola di abete, con doratura, 133×99 cm Galleria Nazionale Ungherese ©Museum of Fine Arts, Budapest 2015
Rubens_Muzio-Scevola-davanti-a-Porsenna
Peter Paul Rubens (Siegen 1577 – Anv ersa 1640) Anthonis Van Dyck (Anversa 1599 – Londr a 1641) Muzio Scevola davanti a Porsenna 1618-1620 ca. Olio su tela, 187×156 cm ©Museum of Fine Arts, Budapest 2015
Carracci_Cristo-e-la-samaritana
Annibale Carracci (Bologna 1560 – Roma 1609) Cristo e la samaritana 1597 ca. Olio su tela, 76,5×63,5 cm ©Museum of Fine Arts, Budapest 2015
Salvator-Rosa_Baia-con-rovine
Salvator Rosa (Napoli 1615 – Roma 1673) Baia con rovine 1640-1643 ca. Olio su tela, 87,5×111 cm ©Museum of Fine Arts, Budapest 2015

di Luca Zuccala (Foto: Luca Zuccala ArtsLife)

INFORMAZIONI UTILI

Da Raffaello a Schiele
Dal Museo di Belle Arti di Budapest
Milano, Palazzo Reale
17 settembre 2015 – 7 febbraio 2016
a cura di Stefano Zuffi
T +39 02 54911
Orari apertura
lunedì 14,30 – 19,30
martedì – mercoledì – venerdì – Domenica 9,30 – 19,30
giovedì – sabato 9,30 – 22,30

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