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Marino, Sant’Ignazio da Roma. Defraudata di miliardi la Capitale reclama solo gli spiccioli

Marino. "Daje!" Marino. "Daje!" (fonte: terzo binario)
Marino capo popolo
Marino capo popolo (fonte: santalessandro)

Adesso che le sue dimissioni sono divenute ufficialmente irrevocabili, Roma potrebbe anche rammaricarsi di aver perso un sindaco per bene, un ottimo e stimato chirurgo così pieno di sé al punto da voler fare il primo cittadino della capitale, dopo aver tentato addirittura di diventare segretario del pd e magari capo del governo.

Dubitiamo che a una città che s’è tenuta orgogliosamente Alemanno e Polverini gliene possa fregare qualcosa. Massacrato bypartisan da tutti i giornali e da tutti i partiti in una unità d’intenti davvero esemplare, Ignazio Marino se ne va per pochi spiccioli di note spese in un posto dove, per ironia della sorte, hanno rubato miliardi con complicità e tangenti ancora tutte da chiarire, se interessassero a qualcuno, senza che nessun politico abbia mai pagato niente. Gli si sono avventati contro senza nessuna tv che lo chiamasse a difendersi con studi e ospiti pronti a coccolarselo com’era successo a Franco Fiorito, la faccia più impresentabile della politica romana, ma anche il suo emblema, quello che tirava le monetine a Craxi urlandogli del ladro, e poi al primo scranno ha arraffato tutto quello che poteva e anche di più.

Alemanno e Bossi: "Il patto della pajata"
Alemanno e Bossi: “Il patto della pajata”
PdL in festa! Ancelle, maiali e Polverini
PdL in festa! Ancelle, maiali e Polverini

In una città pressoché ingovernabile, soffocata dal suo disordine e dalla sua indisciplina, depredata ma anche amministrata solo dal clan di mafia capitale e dai suoi accoliti, Ignazio Marino come sindaco ha fatto quello che poteva. E l’ha fatto bene, un particolare che però non interessa ai giornali, ai partiti e tantomeno ai romani. Appena nominato, ha chiamato la Guardia di Finanza. Ha risparmiato 120 milioni ogni anno solamente confrontando le spese allegre del comune con i prezzi di mercato, come per esempio pagare 4800 euro un computer. Ha aiutato sin dall’inizio le indagini del procuratore Pignatone su Mafia capitale e continua a farlo ancora adesso portandogli tutta la documentazione in possesso all’Amministrazione comunale.

Ha chiuso Malagrotta dopo 30 anni. Ha indetto un bando per la raccolta rifiuti portando a oggi la differenziata al 43 per cento: e quand’era arrivato lui praticamente non esisteva. Ha messo a capo dei vigili un poliziotto, facendo infuriare tutta la lobby romana dei pizzighettoni. Ha pedonalizzato i fori e il tridente. Ha eliminato i camion bar dal centro storico. Ha riportato in attivo il teatro dell’opera. Sta pagando circa un miliardo di debiti che si era trovato appena insediato. Ha ristrutturato il Colosseo, piazza 4 fontane e un mucchio di monumenti. Ha messo 300 spazzini in più nelle strade. Ha individuato 743 occupanti di case pubbliche sprovvisti dei titoli per abitarle. Ha varato un nuovo piano per i ripetitori con lo scopo di ridurre l’inquinamento di elettrosmog. Potremmo andare ancora avanti, ma ci fermiamo qui.

Marino. "Daje!"
Marino. “Daje!” (fonte: terzo binario)
"Marino dimettiti"
“Marino dimettiti” (fonte: roma post)

La realtà è che non sono tutte rosa e che Marino ha i suoi difetti, e anche brutti. Con le note spese c’era già cascato, sempre per pochi spiccioli sia chiaro. Ignazio Marino non è un ladro, con gran dispiacere della gran cassa che l’ha abbattuto. Ma il fatto più serio è che lui ha una’ambizione spropositata in relazione ai suoi mezzi. E’ un ottimo medico. Faccia quello. Invece, da quando è tornato in Italia insegue traguardi politici che non è assolutamente in grado di affrontare, convinto che l’Italia sia come l’America, dove ha vissuto per tanti anni.

Ma questa non è l’America. Qui il merito non conta. E qui i rapporti sono fondamentali per qualsiasi tipo di carriera. Lui è riuscito a bisticciare persino con il suo sponsor, Massimo D’Alema, che l’aveva fatto nominare senatore, insediandolo subito sullo scranno del presidente della Commissione Sanità. Non gli era bastato e si era messo a correre per la segreteria pd contro il volere proprio di chi lo stava raccomandando.

Ignazio Marino
Ignazio Marino (fonte: il giornale)
Renata Polverini
Renata Polverini (fonte: lettera 43)

Diciamocela tutta. Marino è spocchioso. E anche sfortunato, al punto da beccarsi pure le prese per i fondelli di una come Selvaggia Lucarelli, abituata a sparare sulla Croce Rossa per professione. E’ che un po’ se le merita. Nato sessant’anni fa a Genova, si è trasferito a Roma all’età di 14, immergendosi subito nel cattolicesimo romano, con partenza fissa naturalmente dagli scout, di cui è sempre stato in fondo un degno rappresentante, con quella sua aria giuliva da disciplinato milite in calzoni corti e fazzoletto al collo, versione eterno superottimista al servizio della Nostra Signora Chiesa, come un Baghera qualsiasi. Nella capitale ha frequentato il liceo dai Fratelli delle Scuole Cristiane, e si è laureato in Medicina all’Università Cattolica.

Per ascendenze siciliane è lontano cugino dell’arcivescovo di Palermo, Paolo Romeo, mentre il suo predecessore, Salvatore Pappalardo sarebbe stato addirittura suo padre spirituale, nonostante l’informazione sia da leggere con le dovute precauzioni, vista la facilità con cui Marino si imbarca in gaffes e pasticci vari a proposito delle sue frequentazioni ecclesiastiche, arrivando al punto da far arrabbiare persino Papa Francesco, un record difficilmente eguagliabile da un altro politico. Sua moglie Rosanna è un ex infermiera del Policlinico Gemelli, il nosocomio dei Pontefici, tanto per restare in tema. In un modo o nell’altro, Ignazio non si è mai allontanato troppo dalla parrocchia.

Marino Papa Francesco
Marino e Papa Francesco (fonte: panorama)

Marino, invece, lasciò l’Italia nel 1980 per estirpare e impiantare organi in terre anglosassoni, e con un certo successo, visto che è diventato un illustre chirurgo del fegato, con settecento trapianti e molte vite salvate. Prima a Cambridge, in Inghilterra, poi a Pittsburgh in Pennsylvania. Ci rimase quindici anni negli States, tanto da avere doppia cittadinanza. Tornato in Italia nel 1997 diventò il trait d’union fra l’Università di Pittsburgh e la Regione Sicilia per la nascita a Palermo dell’Ismett, un supercentro di trapianti, dove si fece fama di bravissimo chirurgo e medico, con il difetto però di essere troppo arrogante, più autoritario che autorevole, incapace di lavorae in équipe e motivare i collaboratori. Ripartì direzione States cinque anni dopo e nel farsi liquidare dall’Ismett e dall’Università di Pittsburgh inciampò nel primo contenzioso sugli scontrini, che è diventata una costante dei tempi moderni.

Come adesso per il Comune di Roma non era una cifra da Carminati Buzzi & Co., quelli di mafia capitale amici di altre giunte e di altre congreghe: ottomila dollari, che il capo del centro medico di Pittsburgh, Jeffrey A. Romoff, gli contestò però anche pesantemente, sostenendone la malafede, perché lui si sarebbe fatto rimborsare due volte le stesse spese, una dall’Ateneo americano e l’altra dall’Istituto siciliano. Nel suo viavai tra gli States e l’Italia, l’approdo definitivo sembra essere quello del 2006, quando D’Alema lo fa entrare in Parlamento. Da allora a oggi, ha fatto la sua carriera con direzione chissà dove. Uno come lui, secondo noi, sognava di fare il capo del governo e Roma era solo un trampolino. Era questo il suo limite più grave: bravo e spocchioso, con un’ambizione da boy scout in calzoncini corti,un po’ ingenua. Meglio che sia finita così da un certo punto di vista. Perché questo non aveva mica capito dov’era capitato.

Alemanno - Casamonica
Alemanno – Casamonica
Marino
Marino (fonte: rai news)

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