Che bello poter annunciare l’uscita nei cinema italiani di Una tomba per le lucciole! Il 10 e l’11 novembre il lungometraggio del raffinato cineasta e collaboratore storico di Hayao Miyazaki, Isao Takahata, approda nei nostri cinema, con un nuovo doppiaggio a cura del traduttore e dialoghista Gualtiero Cannarsi (cui dobbiamo la fruizione italiana di molte pellicole dello Studio Ghibli).
Sappiamo quanto lo spettro della seconda guerra mondiale e gli orrori che questi si porta dietro facciano parte del sostrato più intimo e integrato della cultura giapponese. Una tomba per le lucciole affronta ancora una volta questi moti della storia ma lo fa in maniera unica, delicata e dolorosa (è il momento di tirare fuori i kleenex), perché lavora sulle sfumature proprie di un punto di vista abbassato agli occhi dell’infanzia. Uno sguardo che persino nell’impazzare della violenza e nel confronto con la meschinità umana mantiene la sua importante quota di fantasia e sogno.
Seita e Setsuko, sono due bambini di Kōbe, città dell’isola di Honshū nota per aver subito bombardamenti che distrussero buona parte della zona urbana uccidendo quasi novemila persone. I due bambini – ma lo sguardo che seguiamo è quello del fratello maggiore Seita – per sopravvivere alla solitudine, alla fame e alla bestialità che la guerra sembra aver acuito nelle persone, scelgono di rifugiarsi in una dimensione che è un impasto di loro mano fra realtà e fantasia.
Isao Takahata per formazione (laurea in letteratura francese alla Tokyo University) è un conoscitore della cultura europea, basti pensare che una delle prime epifanie ricevute nel settore dell’animazione fu il film La pastorella e lo spazzacamino di Grimault, tratto da una fiaba di Hans Christian Andersen. In lui il desiderio condiviso con Miyazaki di un’animazione alternativa al modello disneyano, si realizza proprio come nella tradizione del racconto fiabesco: non censurando l’orrore né tantomeno evitandone il confronto con i bambini.
Il percorso di Seita e Setsuko attraverso gli effetti della guerra ricorderà allo spettatore quello affrontato da Pin, il piccolo orfano genovese protagonista de Il sentiero dei nidi di ragno di Italo Calvino. In Una tomba per le lucciole ritroviamo lo stesso approccio nel rappresentare la guerra e i suoi misfatti visti con gli occhi di un bambino. Seita, Setsuko e Pin affronteranno la realtà grottesca e insostenibile della guerra con il solo strumento della propria immaginazione. Pur riconoscendo il disagio nel vedere il corpicino di Setsuko piagato dalla malnutrizione e dalle esalazioni dei bombardamenti e lo sgomento nell’assistere al progressivo disfacimento della sua innocenza e persino della sua coscienza, è il primo romanzo di Italo Calvino a essere richiamato alla mente piuttosto che l’insistenza al limite del morboso sulla sfortuna e la morte dei piccoli personaggi di Charles Dickens.
Tra le molte sublimazioni compiute dalla fantasia di Seita e Setsuko ce n’è una che merita menzione: la dolorosa visione onirica, quasi felliniana, che nel sogno dei due bambini trasfigura le luci delle lucciole in lampadine al neon per illuminare a festa la notte e disegnare i profili della flotta giapponese di ritorno a Kōbe. Solo così Seita e Setsuko possono realizzare il ritorno a casa del padre e con lui la sicurezza ormai perduta.
Non perdiamo occasione di recuperare questo splendido lungometraggio, che ci dà la possibilità di comprendere la portata unica delle idee che mossero i primi passi dello Studio Ghibli (il film uscì insieme a Il mio vicino Totoro di Miyazaki). Ricordiamo infine che Una tomba per le lucciole, dopo il suo passaggio-evento in sala, sarà disponibile sul mercato home-video in edizione DVD e Blu-ray.