Si è conclusa forzatamente per gli orribili fatti di cronaca, con solo 2 giorni di apertura, la 19° edizione di Paris Photo allestita nel suggestivo Grand Palais in Avenue Winston Churchill.
Per i pochi giorni di accesso, l’opening di giovedì e l’intera giornata del fatidico venerdì 13, possiamo tracciare un bilancio approssimativo limitandoci a considerazioni generali sulla qualità dell’esposizione e poco sul bilancio delle vendite.
Redigere un resoconto sulla fiera di fotografia più importante d’Europa risulta difficile senza essere condizionati da quegli attimi di terrore che hanno funestato il weekend parigino e porsi mille tristi quesiti.
Ad ogni modo erano 147 le gallerie espositive provenienti da 34 diversi Paesi (1.258 artisti), delle quali solo 3 italiane: Paci Contemporary di Brescia con SOLO SHOW dell’artista americana SANDY SKOGLUND con lavori a partire dagli anni ’70, e le due gallerie torinesi GUIDO COSTA PROJECTS con opere di Peter Friedl e Boris Mikhailov, e PHOTO et CONTEMPORARY con opere di Béatrice Helg, Hiroyuki Masuyama, Georges Rousse e l’italiano Silvio Wolf (1952).
Ad indirizzo italiano anche la Louise Alexander Gallery con sede ufficiale a Porto Cervo (ma contattabile solo ad un cellulare inglese), e Gagosian con la sede di Roma. A rendere più dinamica la manifestazione era stata proposta dalla fiera una fitta agenda di appuntamenti per il Book Signings nella sezione editori, con 27 stand, con le 2 italiane Contrasto (Roma) e Damiani (Bologna).
Elliott Erwitt, Martin Parr, Roger Ballen, Edgar Martins, Nan Goldin, Viviane Sassen, Antoine D’agata, Bettina Rheims, Paolo Roversi, Olivo Barbieri, William Klein e Michel Comte sono alcuni dei tanti fotografi che è stato possibile incontrare per averne un autografo nei due giorni di apertura.
Tra gli artisti italiani che esponevano nelle gallerie ricordiamo Nino Migliori (1926) con la famosa fotografia “Il Tuffatore” eseguita a Rimini nel 1951 nella newyorchese Keith de Lellis Gallery che esponeva anche opere “neorealiste” di Enrico Cattaneo (1933); Paolo Roversi (1947) nello stand della galleria Pace/MacGill Gallery; Paolo Ventura (1968) nell’olandese Flatland Gallery; Massimo Vitali (1944) da Benrubi Gallery di New York con una spiaggia di Tropea; Olivo Barbieri (1954) con due lavori nella galleria Yancey Richardson e Luca Campigotto (1962) da Laurence Miller entrambe di New York.
Luigi Ghirri (1943 – 1992) era ben rappresentato con lavori sul “Paesaggio Italiano” nella svizzera Mai 36 Galerie insieme ad artisti del calibro di Andreas Gursky e Robert Mapplethorpe, mentre Tazio Secchiaroli (1925 – 1998) veniva esposto nella parigina galerie du jour agnès b. con una foto di Pier Paolo Pasolini sul set di “Accattone”, Roma, 1961.
La fiera è sempre molto ben organizzata e propone al mercato artisti storici e consacrati tra le quali vorrei citare la meravigliosa mostra del fotografo ungherese Brassaï (1899 – 1984) con fotografie vintage di graffiti murari della Parigi anni ’30, all’interno dello stand della franco svizzera GALERIE KARSTEN GREVE, che da sola valeva il biglietto d’ingresso.
La corazzata degli artisti della scuola di fotografia di Dusseldorf confermano ed alzano le loro quote di mercato: gli allievi dei coniugi Bernd & Hilla Becher (1934 – 2015) sono ben rappresentati con opere di grande qualità ed in fiera non manca nessuno da Candida Höfer, Thomas Ruff, Thomas Struth a Andreas Gursky.
Sempre tra i fotografi tedeschi, forse l’opera più divertente della fiera, è il ritratto a Kim Kardashian di Jurgen Teller esposto alla galleria parigina SUZANNE TARASIEVE che espone anche una bella serie di opere vintage di Jeffrey Silverthorne. Nelle foto di performance ed azioni teatrali che esplorano l’identità meritano uno sguardo la francese Gina Pane, esposta con l’opera “Azione Sentimentale” del 1974 nella galleria Richard Saltoun di Londra (che la esponeva anche ad Artissima) e Jurgen Klauke nella galleria Anita Beckers di Francoforte. Anche nell’ambito della fotografia di moda sono esposti i grandi nomi da Guy Bourdin, Herb Ritts, Richard Avedon ai già citati William Klein e Paolo Roversi.
Tra le giovani donne vorrei citare i lavori astratti delle americane Brea Souders (1978) e Jessica Eaton (1977), il poetico lavoro della polacca Anna Orlowska (1986), della russa Evgenia Arbugaeva (1985), ed il raffinato lavoro dell’inglese Julie Cockburn (1966).
Da tenere sott’occhio, il danese Adam Jeppesen (1978), il finlandese Niko Luoma (1970) entrambi della Gallery Taik Persons di Berlino, l’estone Jaanus Samma (1982), l’australiano Trent Parke (1971), ed il duo già incontrato ad Unseen, Christo and Andrew con i lavori della serie “Glory of the Artifice”.
La rappresentanza italiana, sia per il numero di gallerie (3) che di artisti (10), sembra molto poco valorizzata. Credo che, con solo questi numeri alla mano, l’esito di Paris Photo 2015 sia alquanto deludente per la fotografia italiana anche se è da evidenziare uno spazio dedicato alla collezione del nostro Enea Righi che forse meritava più rilievo.
Questa debacle è il frutto di un apparato che non funziona e che non fa sistema, con gallerie poco audaci e poco inclini all’espansione per difendere le propria territorialità? Abbiamo un sistema fiscale troppo alto e poco incentivante?