Feconda è la terra della Bassa Milanese, fertile l’humus di Casa Testori. Quando i manti si incontrano basta uno sguardo terra-cielo per farli brillare. Quello di William Congdon: fendere a spatola la polifonia di colori dei campi e abbandonarsi al silenzio del monocromo. Sentire il cielo nei sapori della terra. Un raffinato setaccio per selezionare una settantina di appezzamenti su pannello e spargere il tutto con cura(tela) per le spigolature della Casa. Bagno di luce ed il gioco è fatto. La Pianura/Lowlands di Congdon servita tra i due piani di Novate Milanese, con tanto di pastelli segnici che ti accompagnano sulle scale al piano superiore.
Ritorno a casa per l’artista americano, se di ritorno si può parlare visto che la Congdon Foundation è dall’altra parte della città a Buccinasco, ma data la sintonia totale con Testori, di Casa in un modo o nell’altro è lecito scrivere. Ritorno alla terra che ha amato, scrutato e soprattutto meditato, quella colta da appostamenti a raso o da finestre monastiche, lasciata maturare nella sua testa e “concettata” nel mezzo artistico. Da Providence alla Cascinazza, dalle lande americane, amicizie drippate annesse, alle risaie lombarde dove cogliere nel fango e nei ritmi del lavoro e del tempo “l’avvenire della verità” – citando il paio di scarpe vangoghiane “ritratte” da Heidegger – e imprigionare l’intimo afflato spirituale stile Millet, che “recitò” pittoricamente L’Angelus pensando alla nonna che interrompeva il lavoro dei campi, al suono della campana, e invitava a pregare “pour ces pauvres morts, bien pieusement et le chapeau à la main”. Nessuna figurina orante al crepuscolo, ma la stessa “rustica bontà” pregna l’opera di Congdon, scandita al fluire delle stagioni sulla nuda terra, sconvolta negli orizzonti e sfalsata nei piani tanto da perdersi e confondersi nel cielo. L’umile è sublime. Il sublime è semplice e naturale come risuona l’Et in Arcadia Ego di Poussin. Così per William Congdon.
Appezzamenti geometrici, zolle squadrate, tessuti floreali. Materia arata dai pennelli di Congdon: cerchi di campi e rastrelli di simboli ne tracciano una mistica impreziosendone il colore. Spirali, segni, campiture, grafie: tracce americane in terra lombarda. Pettine che simula solchi ordinati come giardino interiore e prova a sciogliere nella terra i tormenti esistenziali che accompagnano l’artista, l’Uomo intero, nella storia: insopprimibile desiderio di dare un senso alla realtà. Tensione che tutto crea, strugge e distrugge. Nella autenticità della “humilis avena” stile Bucoliche balenano brevi bagliori di senso: incastonati nelle terre dipinte luccicano i nidi di ragno, filtrati argentemente alla rugiada dei campi. Le ragnatele di linee si specchiano a terra impregnandone le ocre, i marroni, i verdi. Mentre dal finestrone appositamente costruito nel Monastero-“esilio” di Gudo Gambaredo – “cesso del mondo ma più grande grazia che Dio mi ha dato” – gli occhi e il pennello abbracciano le rotazioni degli spazi e le cicliche stagioni. Evoluzioni naturali che passate al cervello e finemente elaborate si traducono su tavola. Fisica staticità che mira constatando dinamicamente il fluire mutevole del campo, della terra, della Natura, del Tempo, a cui il pittore-contadino si piega e asseconda.
Così le opere per Casa Testori: calzano le sale e si inquadrano tra le geometrie degli spazi. Sembra tutto così naturale il lavoro di incastro giocato sulle simmetrie della Casa. Stipiti, porte, finestre, angoli, rientranze. Le linee e le spezzate, le forme, si susseguono dai quadri alle stanze. Chiuse qua o fuggevoli tra i binari della ferrovia da un lato, persi nella botanica del giardino della dimora dall’altro. La luce che entra, poi, fondamentale. Naturale, artificiale o tra la pioggia, impallidisce o si impadronisce delle tele, spargendosi a seconda dell’atmosfera. La notte porta consiglio e luminosità giallastre, il giorno si stende piatto sulle fioriture dei glicini in sequenza soffocati e stretti tra le ramificazioni della pianta. Fiamme dello Spirito Santo secondo Congdon, fette di luna di cocomero per il sottoscritto e la fotografa, entrambi assolutamente di orizzonti assai più limitati del pittore. Concordi però nel carpire lo spartito del rampicante profumato, e del Fiore ritratto in senso lato, denso di “note atmosferiche-cromatiche”. Quelle degli ultimi anni Ottanta.
Un passo indietro e un piano sotto, e si finisce travolti da valanghe di luce delle prime sale a piano terra, costruite per dialogare con l’esterno sole. Bagnate dai raggi di questo, abbracciati dalle prime opere noi: Terre di Congdon. Tra i primi esperimenti della Bassa, immersi nei campi dei primissimi anni Ottanta. Congdon si trasferisce qua nel 1979, nel monastero di Cascinazza alle porte del Sud Milano, tra le prime zolle del futuro parco agricolo. Qua inizia la sua redenzione empatica con la terra, lombarda o meno. Terre aride, acerbe, grasse, frutto di residui urbani che affiorano dai solchi delle placche. Terre che con l’avvicendarsi settembrino saturano e trasbordano nebbie. Scighera che la sa taja cont al cortel, e col pennello. Tagli che affondano nella carne terrestre per emergere astrazioni verso il cielo. Maggese a riposo coltivata a semi di spirito e tocchi di Umanità.
Articolo scritto a quattro mani da Sofia Bersanelli (autrice di tutte le fotografie) e Luca Zuccala ©
INFORMAZIONI UTILI
WILLIAM CONGDON. PIANURA
10 ottobre 2015 – 14 febbraio 2016
Casa Testori – Novate Milanese
In collaborazione con The William Congdon Foundation
a cura di Francesco Gesti e Davide Dall’Ombra
Ingresso: 5 euro
Luogo: Casa Testori, Novate Milanese, Milano. Largo Angelo Testori 13 (via Piave angolo via Dante)
Orari: martedì-venerdì 10-18, sabato-domenica 14-20. Chiuso il lunedì
Informazioni: tel. 02.36589697 info@casatestori.it | www.casatestori.it
Didascalie immagini
1) William Congdon / Casa Testori. Foto: Sofia Bersanelli ©
2) William Congdon – Le tre ali della nebbia, 1988. Foto: Sofia Bersanelli ©
3) William Congdon – Estate 13, 1981. Foto: Sofia Bersanelli ©
4) William Congdon – Estate 15, 1981. Foto: Sofia Bersanelli ©
5) William Congdon / Casa Testori. Foto: Sofia Bersanelli ©
6) William Congdon / Casa Testori. Foto: Sofia Bersanelli ©
7) William Congdon / Casa Testori. Foto: Sofia Bersanelli ©
8) William Congdon / Casa Testori. Foto: Sofia Bersanelli ©
9) Pastelli “Cascinazza”, 1985-1996. Foto: Sofia Bersanelli ©
10) Pastelli “Cascinazza”, 1985-1996. Foto: Sofia Bersanelli ©
11) Pastelli “Cascinazza”, 1985-1996. Foto: Sofia Bersanelli ©
12) Campo Orzi, 1982 e Campo Sole 3, 1994. Foto: Sofia Bersanelli ©
13) Campo Sole 3, 1994 / Temporale Primavera, 1987 / Campo Sole, 1994. Foto: Sofia Bersanelli ©
14) Virgo Potens, 1985. Foto: Sofia Bersanelli ©
15) Campo Nero, 1996. Foto: Sofia Bersanelli ©
16) Campo Sole 3, 1994. Foto: Sofia Bersanelli ©
17) Tre Alberi (Venerdì Santo), 1998. Foto: Sofia Bersanelli ©
18) Glicine 93, 1993. Foto: Sofia Bersanelli ©
19) Verso Primavera, 1985. Foto: Sofia Bersanelli ©
20) Impronta, 1990. Foto: Sofia Bersanelli ©
21) William Congdon / Casa Testori. Foto: Sofia Bersanelli ©22) William Congdon / Casa Testori. Foto: Sofia Bersanelli ©
23) William Congdon / Casa Testori. Foto: Sofia Bersanelli ©
24) William Congdon / Casa Testori. Foto: Sofia Bersanelli ©