Sarà possibile visitarla fino al 27 febbraio 2016, la mostra Parade di Benjamin Senior (1982) inaugurata lo scorso 3 dicembre presso la Galleria Monica De Cardenas di Milano.
Nella sua ormai seconda mostra presso lo spazio, quello che i lavori di Benjamin Senior ci portano a fare è un salto all’inizio del secolo, un richiamo al realismo di inizio ‘900 quando l’idea era quella di opporsi alla scomposizione delle figure che aveva appena lasciato il cubismo attraverso un nuovo recupero di quella che era la pittura reale.
Campiture piatte ma contemporanee, quelle di Benjamin, in cui la compostezza del lavoro lascia comunque largo spazio ad una dinamicità delle scene che di volta in volta si compongono davanti ai nostri occhi. Quelle che si possono incontrare e formare sono scene comuni che troviamo in strada nelle città metropolitane ma anche momenti di vita personale in cui ognuno dei soggetti appare chiuso in se stesso, concentrato, impegnato in faccende intime a cui prendiamo parte silenziosamente.
Una pittura reale, resa magica e misteriosa dalla apparente staticità di alcune scene e dalle figure spesso slanciate e immerse in scene di vita quotidiana che ricordano a tratti Thomas Benton e che spingono in fondo fino ad una ricerca sempre profonda della storia tradizionale della pittura.
Un fermo immagine su attività dinamiche e in continuo movimento, che l’artista ferma inizialmente con schizzi veloci fatti per strada e che poi termina con sessioni di disegno e pittura dal vero nel proprio studio.
Un tuffo quello che si fa visitando la mostra, dentro il rumoroso silenzio delle immagini di gente comune che svolge compiti comuni come portare a spasso un cane spaventato, leggere un giornale in tranquillità, guardare nelle vetrine di un negozio o pettinarsi in una nudità composta e riservata della propria stanza.
Una pittura che stuzzica e stimola tutti i sensi, dunque, che ti permette di incontrare gente di ogni dove con pensieri, tradizioni e dubbi simili o diversi dai tuoi, in una società ormai occupata a non riconoscere più nè l’altro né se stesso.