Daft Punk Unchained: quello che abbiamo imparato sui Daft Punk.
Nel mezzo del ponte di Sant’Ambrogio, a ingresso libero e per la prima volta a Milano, è stato proiettato Daft Punk Unchained.
Già trasmesso dalla televisione francese, il film sta per fare il suo debutto in molti altri paesi del mondo. L’anteprima italiana è stata proiettata durante la 56°edizione del Festival dei Popoli a Firenze, mentre quella milanese è stata offerta dall’associazione ceCiNEpas in collaborazione con il Teatro Franco Parenti.
Daft Punk Unchained, girato da Hervé Martin Delpierre, è il primo film che ricostruisce interamente la storia del fenomeno elettronico di questi ultimi vent’anni, i Daft Punk.
Dagli albori della carriera nei primi anni ’90 fino ai Grammy Award del 2014, la produzione BBC Worldwide France ripercorre il processo di creazione dell’universo artisticamente ineguagliabile di Thomas Bangalter e Guy-Manuel de Homem-Christo, i fondatori del gruppo.
Nel 2014 i Daft Punk sono la prima band elettronica a vincere cinque Grammy Awards, entrando di diritto nella storia della musica. Ma chi sono i Daft Punk?
Nascondendo le proprie facce, presentandosi come dei robot sul palco i Daft Punk sono diventati più di un simbolo: un fenomeno culturale di portata titanica, una vera e propria immersione in un mondo androide.
Daft Punk Unchained non vuole semplicemente svelare chi siano i Daft Punk, ma vuole soprattutto uscire da una dimensione robotica spiegando il perché delle loro scelte e la loro quotidianità più che concreta, più che reale. Perché anche loro sono umani, dopo tutto.
Attraverso i rari, e in alcuni casi amatoriali, filmati d’archivio possiamo assistere ai loro primi dj set, così come farci spiegare da Nile Rodgers la genesi degli accordi di Get Lucky oppure capire quanto sia stato complesso organizzare la performace live al Coachella nel 2006.
Daft Punk Unchained riporta le fasi salienti della loro carriera e per ciascuna tappa Hervé Martin Delpierre raccoglie e ricostruisce una serie di testimonianze di colleghi, artisti e collaboratori del duo francese: tra cui Giorgio Moroder, Pharrell Williams e Nile Rodgers (che hanno collaborato all’ultimo disco, Random access memory), Kanye West, Michel Gondry, il fotografo Peter Lindbergh e l’ex manager Pedro Winter. Una carrellata di artisti e collaborazioni di magnifica portata che non fanno altro che dare ancora più luce e sfarzo ad uno dei percorsi musicali ed artistici più incredibili di sempre, ma che ci aiutano soprattutto a comprendere la portata culturale di un fenomeno capace di attraversare i decenni e far ballare tre diverse generazioni.
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Con la musica che pompa instancabile i loro successi da Homework fino a Random Access Memories, Daft Punk Unchained ci racconta il mondo, le atmosfere e la continua ricerca di creatività, indipendenza e libertà di quel “gruppetto di giovani teppisti”, diventati delle vere e proprie divinità.
A questo punto non ci resta che dirvi 6 delle cose che abbiamo imparato sui Daft Punk grazie a Daft Punk Unchained:
- Nel 1993 i Darlin’ – in cui allora militavano Thomas, al basso e voce, e Guy alla chitarra – rilasciano due tracce e vengono definiti dalla critica come “daft punky trash”: da qui il nome Daft Punk. E si forse potevamo anche leggerlo su Wikipedia, ma non vedere quei due che poco più che 13enni suonano un garage drone abbastanza soddisfacente.
- Nel Settembre 1996 il duo francese firma con la Virgin France un accordo mai visto prima nel mondo della discografia e che avrebbe dato loro il massimo controllo sulla loro musica ed immagine. Il primo ascolto dell’album di debutto “Homework” con la Virgin France avvenne tutti stipati nel piccolo studio di Thomas: “un album tutto di hit che pompava da un ghetto blaster”.
- Nel 1999 i Daft Punk sono ossessionati dal Millennium Bug, un potenziale difetto informatico che si sarebbe potuto verificare al cambio di data dalla mezzanotte del 31 dicembre 1999 al 1º gennaio 2000 in tutti i sistemi di elaborazione dati. L’idea che il Millennium Bug potesse infettare le persone e trasformare il mondo interno si era mutata nell’idea di diventare essi stessi dei robot.
- La loro prima uscita con le maschere da robot fu per il video di “Around the world” diretto dal regista francese Michael Gondry in cui ogni elemento del video rappresenta uno strumento differente: i robot per la voce, gli atleti per il basso, le ballerine per la tastiera, gli scheletri per la chitarra ed, infine, le mummie per la batteria.
- Dopo il silenzio del meno riuscito Human After All, i Daft Punk hanno diretto un lungometraggio di 74 minuti di due robot che cercano di diventare umani mediante ogni mezzo: Daft Punk’s Electroma. La fine del film, con l’auto distruzione dei due robot, venne letta da tutti e da chi più vicino a loro, come Pedro Winter (manager dal 1996 al 2008) o il designer delle stesse maschere Tony Garder, come se i due robot stessero cercando di mandare un messaggio per l’umanità, la fine del loro essere androide. Si sbagliavano.
- Il Coachella aveva tentato diverse volte l’approccio con i Daft Punk che si erano sempre rifiutati di suonare, fino al 2006 quando sono stati offerti loro più di 300.000 dollari. Quello che accadde dopo fu una delle più grandi rimonte e uno dei più leggendari spettacoli dal vivo che non solo la storia della musica dance, ma della musica stessa abbia mai visto.