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Incassi a catinelle per il nazionalpopolare Checco Zalone

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Checco Zalone deriva da un’espressione in dialetto di Bari, «Che cozzalone», con la o naturalmente chiusa, che significa che tamarro. E da adolescente, ci svela Wikipedia, Luca Pasquale Medici, 38 anni, in arte – appunto – Checco Zalone, stava tutti i pomeriggi tappato in casa con i videogiochi. Come inizio sembra perfetto per raccontare la più banale storia di self made man italian style. Ma se l’ultimo suo film, Quo Vado, sta sbancando il botteghino – 7 milioni al debutto e 22,2 al primo week end: record storici da brividi – c’è chi se ne fa una ragione e chi no.

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Quo Vado? Un film di Gennaro Nunziante. Con Checco Zalone, Eleonora Giovanardi, Sonia Bergamasco, Maurizio Micheli, Ludovica Modugno. Data uscita al cinema: 01/01/2016.

Su Facebook, qualcuno s’è posto la domanda fondamentale: «Ma allora, mi chiedo e dico, che razza di Italia è questa qui?… Se Zalone sbanca i botteghini credo sia inutile cercare di capire perché tantissimi attori abbiano smesso di studiare e perché il cinema italiano sia morto e sepolto». Detto per inciso, lui, Checco, non aveva smesso di studiare: maturità scientifica e laurea in giurisprudenza, prima di far domanda per entrare in Polizia. E se uno smette di studiare non è sempre colpa degli altri: magari qualche volta è colpa sua. A parte questo, finalmente abbiamo un buon motivo per litigare.

In realtà, fino a qualche anno fa, come ha scritto Chiara Galeazzi su Vice, Checco Zalone era un comico lodato da tutti per quel modo che aveva di far divertire gli intellettuali facendo credere agli ignoranti di stare dalla parte loro e di piacere alla destra e alla sinistra in egual maniera per motivi opposti. Partito da Telenorba, fucina di comici pugliesi, con il fido Gennaro Nunziante, aspettando che la Polizia respingesse la sua domanda di posto fisso, è passato da Zelig e Mediaset prima di arrivare al cinema.

Raccontano che Gino Vignali e Michele Mozzati della premiata ditta Gino&Michele non ebbero dubbi appena lo videro ai provini della trasmissione di Canale5: «Questo è uno speciale, è diverso da tutti gli altri». In quei tempi erano tutti d’accordo. Il successo globale, però, anche se è un ossimoro, gli è arrivato proprio quando l’Italia si è divisa, perché da noi funziona così, come hanno capito benissimo Berlusconi e Grillo che si cercano nemici pure quando non ci sono.

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Che bella giornata. Un film di Gennaro Nunziante. Con Checco Zalone, Nabiha Akkari, Rocco Papaleo, Tullio Solenghi, Annarita del Piano. Data uscita al cinema: 05/01/2011.

Da quel momento se Ritter twitta «E’ pietoso. Ancora a fare ‘sti film con battute basate sugli errori grammaticali?», la risposta sui social network è un’ondata di strenui difensori dell’arte come se gli avessero toccato la mamma o la sorella. Lui commenta ironico: «Io piaccio all’italiano terra terra o a De Gregori, all’intellettuale. E’ al pubblico di mezzo che sto sulle palle».

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Sole a catinelle.  Un film di Gennaro Nunziante. Con Checco Zalone, Aurore Erguy, Miriam Dalmazio, Robert Dancs, Ruben Aprea. Data uscita al cinema: 31/10/2013.

In ogni caso, l’idillio è finito con «Sole a catinelle», il film che ha fatto i maggiori incassi al botteghino della storia del cinema italiano (probabilmente fino a che non è arrivato Quo Vado, che lo sta già polverizzando). Allora, dalla parte dei censori ci stavano i critici (altri tempi), e lui ci scherzava: «Avete presente il cinema italiano di Fellini, Visconti, Scola, Pasolini? Beh, anche il mio è un film italiano». Chiara Galeazzi era già allora di quelli che non faceva sconti: «Forse sono io che sbaglio a sentirmi così a disagio a vedere questo personaggio e a pensare a tutte le persone fatte così». Sfogliando il web e i social network, soprattutto twitter e facebook, è comunque una battaglia impari, come ammette Mastop89: «Ho visto il film, sarò io strano, ma tutti ridevano e io no. Sono stato fortunato a crescere guardando grandi attori comici, ma dopo aver ammirato l’immenso Troisi con un mito come Benigni, e dopo aver imparato a memoria tutti i film di Totò, a me Checco Zalone non fa ridere».

Il fatto è, però, che tutti ridevano.

Su twitter l’hashtag #CheccoZalone è fra quelli che hanno più successo ed è una pioggia di complimenti («C’era la fila ai livelli di Expo», «Checco Zalone non delude mai», eccetera) con qualche critica disperata («C’era da aspettarselo in un Paese dove Christian De Sica incassa più di Star Wars»). Se il ministro Dario Franceschini twitta gioioso «Grazie a Checco Zalone. Il successo di Quo Vado fa bene a tutto il cinema italiano e avvia alla grande un 2016 di ritorno nelle sale», Jimmy Ghione di «Striscia la notizia» è parecchio meno entusiasta, nel suo cinguettio: «Sono felice per il record del film Quo Vado, però un po’ mi fa pensare…».

Certo, le critiche e i dubbi sono in minoranza, perché siamo al 25 aprile: quasi tutti partigiani. E anche perché alcuni dei censori non hanno proprio azzeccato gli appunti, come Rittersport su un sito di dibattiti: «Zalone non è adatto per il cinema, faranno ridere le battute da Zelig, ma 90 minuti annoiano. Al cinema non si sente nemmeno una risata del pubblico». O Ivan Salento: «Vi fa ridere Zalone? Si vede che a vedere sempre Nino D’Angelo e Mario Merola avete perso pure la voglia di ridere».

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Matteo Renzi su facebook e twitter non perdona tutti questi signori con la bocca storta: «Ho visto il film di Zalone. Mi fanno ridere i professionisti del radical chic». E Adriano Celentano, a cui pare a tratti ispirarsi Checco Zalone, scrive sul Corriere che lui è una medicina allegra e ribelle contro tutta questa invasione di film dominati dalla violenza. Su twitter non mancano gli elogi di Oscar Giannino e Renato Paragone, con l’aria pure di quello che si scoccia a trovare così tanta gente sul carro degli incensatori, compreso il presidente del Consiglio. Oggi, nessun giornale risparmia inchini e complimenti, dal Corriere della Sera a Repubblica.

Qualcuno lo vorrebbe già lanciato addirittura oltre Oceano, magari senza il suo regista storico Gennaro Nunziante al seguito: vai Checco che sei una bandiera. Poi si arriva a Renato Brunetta che esagera per difetto congenito: «Zalone esprime in pieno la filosofia positiva, generosa, anticomunista, moderata e serena di Berlusconi e Forza Italia». Ma se Brunetta le spara così perché deve farsi sentire a tutti i costi, resta comunque, alla fine, l’impressione di una polemica a scoppio ritardato.

 Cado dalle nubi *  *  1/2  -  - (mymonetro: 2,82) Il bagaglio comico di Checco Zalone regge il volo dal piccolo al grande schermo Consigliato: Sì*media giudizi di pubblico, critica e dizionari. Un film di Gennaro Nunziante. Con Checco Zalone, Dino Abbrescia, Giulia Michelini, Fabio Troiano, Raul Cremona. Commedia, - Italia 2009. Data uscita al cinema: 27/11/2009.
Cado dalle nubi. Un film di Gennaro Nunziante. Con Checco Zalone, Dino Abbrescia, Giulia Michelini, Fabio Troiano, Raul Cremona. Data uscita al cinema: 27/11/2009.

Il becerume senza senso e pure senza comicità dei noiosissimi film di Natale non aveva scatenato tutta la rabbia riassunta da MC79 nel twitter sull’hashtag #Quovado: «In un Paese con il quaranta per cento di analfabeti funzionali non può che sbancare Checco Zalone».

E’ davvero così? A naso, siamo più d’accordo con il twitter di Franco Mosatti: «Checco Zalone riempie il cinema. Ma è criticato perché troppo nazionalpopolare. Un po’ come Alberto Sordi». E se ci avete capito poco, fatevelo spiegare direttamente da lui, Luca Medici: «Ho una doppia personalità, sono come dottor Jack e Peter Pack. Il mio è un tipo di comicità anglosassa, sono un artista con la esse maiuscola».

www.checcozalone.it

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