A Lugano la Pasqua si colora di grande arte. Nel segno di un’intelligente contaminazione tra etica ed estetica. La mostra “Sulla croce” -inauguratasi il 18 marzo e in corso sino al 29 maggio– è allestita nello “Spazio -1” della Collezione Giancarlo e Danna Olgiati, in una location elegantissima proprio a fianco al mitico Lac. Realizzata con il Patrocinio del Vicariato di Roma in occasione del Giubileo Straordinario della Misericordia e della Conoscenza, la Collezione Giancarlo e Danna Olgiati presenta un allestimento tematico dedicato alla Croce, simbolo universale della sofferenza con una selezione di opere -provenienti dalla stessa collezione, da prestiti museali e da altre collezioni private- che spaziano dal Seicento ai giorni nostri. L’obiettivo è indagare L’aisthesis, la complessità e il mistero del simbolo della Croce nell’arte. Giancarlo Olgiati ha presentato quest’esposizione con un parole accorate e intense: “in un momento di particolare difficoltà del vivere, di fronte alla barbarie che ci circonda, non si poteva che accogliere come ineludibile questa riflessione sulla civiltà cristiana. Allo stesso modo per cui Benedetto Croce nel lontano 1942 disse che in quel momento storico, nel quale si percepiva il baratro nel quale stava sprofondando l’Europa, era necessario essere cristiani. Nonostante la mia formazione sia stata e sia ancora pienamente laica e liberale, devo riconoscere il Cristianesimo come la più grande rivoluzione umana di tutti i tempi.” “L’accoglienza a questa nostra idea espositiva, da parte del Vicariato di Roma -ha proseguito Olgiati- è stata straordinaria anche dal punto di vista umano. L’attuale Papa è probabilmente l’unico grande politico mondiale serio e competente. Un maestro assoluto di realpolitik. Capace, con assoluta serietà e competenza, di costruire ponti tra diverse culture”.
Il percorso espositivo si snoda tra le opere scelte da Danna Olgiati attraverso testimonianze artistiche sul tema della Croce inteso come sintesi delle esperienze di sofferenza e martirio. Gli autori presenti sono: Alberto Burri, Ludovico Carracci, Roberto Ciaccio, Lucio Fontana, Yves Klein, Jannis Kounellis, Marino Marini, Medardo Rosso, Adrian Paci e Paloma Varga Weisz.
Insieme alla mostra è stato pubblicato un catalogo-giornale che contiene contributi critico-filosofici di Alberto Salvadori (direttore del Museo Marino Marini di Firenze, che ha coordinato la pubblicazione), Luigi Fassi, Giovanni Leghissa e Remo Bodei.
Come scrive Salvadori, “documentata fin dall’antichità più remota la croce è, tra le figure geometriche, il terzo simbolo fondamentale, dopo il cerchio e il quadrato”.
Molto interessante il saggio filosofico di Giovanni Leghissa che illumina alcune questioni centrali nel rapporto tra uomo e mondo. “Che il corpo soffra -scrive- è un dato fenomenologico la cui evidenza non è contestabile. Stabilire come soffra, invece, rimanda alla necessità di individuare quei contesti storico-culturali entro i quali avviene il tentativo umano di conferire un senso alla sofferenza”. E più avanti: “…la dimestichezza con metafore e concetti che il soggetto acquista crescendo non ha caratteristiche diverse dalla dimestichezza con gli artefatti. Si potrebbe dire che nel consegnarsi a noi, da una generazione all’altra, il mondo in quanto insieme di stelle, pianeti, monti, mari, fiumi, valli, boschi e praterie non muta, in quanto i membri di una singola generazione non hanno modo di percepire fenomeni come la rotazione dell’asse terrestre attorno alla verticale, o ml’erosione delle montagne, oppure il salire della superficie dei mari. Ma da quando si muove in posizione eretta, l’animale umano non abita un mondo fatto solo di mari, monti, fiumi, eccetera: da allora, abitiamo un mondo che contiene anche artefatti, con i quali la nostra esistenza si intreccia secondo modalità che variano a seconda della complessità vuoi delle strutture sociali, vuoi delle stesse tecniche impiegate per produrre gli artefatti stessi. E precisamente tra questi artefatti si trova anche il mondo dei significati, fatto di linguaggi e codici, che interagisce con le capacità cognitive di noi umani, nel senso che esso coevolve con noi”.
Ed proprio questo ricentrare la semantica dell’universo attraverso l’arte che permette la nascita di una nuova visione del mondo e dell’universo umano: “Ora -scrive Leghissa- in questo contesto, in cui la distinzione -anzi, l’opposizione- tra natura e cultura non ha più motivo di porsi, possiamo ridefinire la questione della sofferenza dei corpi.
Questo approccio complesso tra arte, filosofia e teologia è in sostanza il filo che connota e anima questa interessante mostra luganese, da non perdere. L’aspetto quasi incredibile consiste nell’inedita attenzione che la dirigenza politica di questa città mostra di avere nei confronti degli aventi artistici. Quasi agli antipodi con le pessime abitudini di molti amministratori italiani, abituati a “vendere fumo” con iniziative di grande cartellone dai pochi e bassi contenuti. Giovanna Masoni Brenni -Vicesindaco e Capo Dicastero cultura, sport ed eventi della città di Lugano- ha esposto in conferenza stampa il leit motiv della sua politica: “abbiamo sfatato un mito -ha riferito- che in politica per avere successo si debbano fare delle cose semplici. Non è così. Sia come Lac che come Spazio -1 abbiamo sempre in questi anni seguito un’impostazione ben diversa. Creando eventi e mostre aperti e tutti con il massimo dell’accessibilità possibile, ma su contenuti anche difficili e complessi. Ossia seguendo sempre la direzione della massima serietà e qualità delle proposte. Nel convincimento che la qualità deve appartenere a tutti abbiamo tenuto sempre alta la nostra asticella. Questa è stata la chiave del nostro successo”.
Se non avessi sentito con le mie orecchie queste parole stenterei a crederci. Se la Masoni Brenni, insieme all’attuale sindaco di Lugano, Marco Borradori, e a Marco Franciolli, direttore del Museo della Svizzera italiana di Lugano- continueranno su questa strada non potranno che ricevere il nostro plauso e tutto il nostro appoggio. E forse pure il suggerimento di creare una sorta di “scuola di formazione” per molti (troppi) italici assessori e amministratori.
Un sentito grazie a tutti loro, e in particolare agli illuminati collezionisti Giacarlo e Danna Olgiati, per questa esposizione in corso, oltre che per il loro magnifico spazio.
Se volete godervi un pomeriggio di sole, aria pulita, un lago scintillante e amate profondamente l’arte e la riflessione filosofica non perdetevi questa mostra!
Tutte le info e la presentazione della mostra CLICCANDO QUI