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L’ISIS è ai titoli di coda ma il Medio Oriente resta una polveriera

“La comunità internazionale ha sempre guardato alla Siria come un pezzetto di terra del quale non preoccuparsi troppo. Nessuno piange la miriade di 11 settembre che noi viviamo quotidianamente da 5 anni. E ora che cosa è cambiato?” confessa concitato Abdalaziz Alhamza, attivista del progetto Raqqa Is Being Slaughtered Silently (RBSS).

L’ISIS e i suoi misteri si possono svelare anche attraverso l’arte e il linguaggio con cui essi veicolano il loro messaggio delirante, tra le macerie della ragione alcuni hanno osato alzare la voce per cercare un futuro. Dal 2011 con la cosiddetta Primavera Araba, qualcosa è cambiato. La psiche in Medio Oriente si è traumatizzata contagiando, di riflesso, anche quella occidentale ferita da date, volti, città e sofferenze da non dimenticare.

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Ma da dove trae origine tutto ciò? Il mondo arabo, secondo l’attivista e scrittore apolide Iyad El-Baghdadi, è stato ostaggio, nell’ultimo secolo, di un triangolo ai cui vertici stanno tre elementi scatenanti della forza esplosiva che si è generata all’interno dello stesso: i tiranni, il terrorismo e l’intervento straniero. Schiacciati tra questi punti vi sono i civili. Dopo gli sconvolgimenti socio-politici generati dalla cosiddetta Primavera Araba (di cui gran parte del mondo occidentale sembra averne capito ben poco) il triangolo è collassato e una spinta distruttiva interna ha cominciato a farne tremare gli estremi.

Ad andare in frantumi non stati solo i regimi totalitari ma soprattutto i sogni di libertà, oggi negati dalla presenza dello Stato Islamico da un lato e dall’intervento straniero dall’altro. Caso emblematico di questa morsa letale è la città siriana di Raqqa. Da qui provengono le storie di ordinari eroi che sfidano a colpi di tweet e videoclip i kalashnikov dei combattenti dell’ISIS.

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Raqqa Is Being Slaughtered Silently (RBSS) sul palco di Sala dei Notari (Perugia) con Francesca Cafferi (Repubblica) alla 10^ edizione del International Journalism Festival

A testimoniare l’attività degli Raqqa Is Being Slaughtered Silently (RBSS) – questo il loro nome – nella Sala Dei Notari di Perugia, in occasione della decima edizione del Festival Internazionale di Giornalismo, due dei fondatori del gruppo ormai già decimato dalle esecuzioni del plotone della morte del Califfato. Abdalaziz Alhamza e Hussam Easa, 24 e 27 anni, prestati dalla biologia e dalla giurisprudenza al blogging si fanno portavoce della necessità di una soluzione immediata, unica via di scampo possibile per molti amici e parenti ancora intrappolati nella roccaforte dell’Is.

Ad oggi il loro blog e i loro canali Facebook e Twitter sono l’unico modo per conoscere, con precisione chirurgica, la quotidianità di Raqqa, luogo in cui la vita sembra essersi fermata, l’individualità soppressa e la cultura messa al bando.

23 Febbraio 2016 - L'Isis esegue una condanna a morte per blasfemia nel nord di Raqqa
23 Febbraio 2016 – L’Isis esegue una condanna a morte per blasfemia nel nord di Raqqa

Come è nato il vostro blog?

RBSS: Abbiamo cominciato ad interessarci alla situazione politica del nostro Paese 5 anni fa e ci siamo uniti alla rivoluzione. Quando il regime ha cominciato a sparare sulla folla ci è apparso chiaro che dire la propria non sarebbe stato molto semplice. In quel periodo siamo stati arrestati tutti, almeno una volta. Ma nessuno avrebbe mai immaginato cosa sarebbe accaduto con l’arrivo dell’ISIS. Quando i combattenti del Califfo hanno conquistato Raqqa, facendola capitolare in un paio di giorni, abbiamo deciso di scappare verso il Libano. Era gennaio del 2014 e in aprile lanciavamo sui social network una campagna per far capire cosa davvero significhi vivere sotto l’ISIS.

6 Aprile 2016 - Isis condanna a morte 15 persone e ne crocifigge 12 in diversi punti della citta (fonte: RBSS)
6 Aprile 2016 – Isis condanna a morte 15 persone e ne crocifigge 12 in diversi punti della citta (fonte: RBSS)

Vi aspettavate di andare incontro a torture e morte?

RBSS: No, non fino a questo punto. L’ISIS ha cercato in tutti i modi di metterci a tacere ma noi non ci fermeremo: siamo diventati come dei coccodrilli, non siamo più capaci di piangere… Nel momento che abbiamo cominciato la nostra lotta sul web eravamo in 10, ora siamo solo in 6 e molti dei nostri parenti o amici sono stati uccisi e brutalmente torturati perché noi ci consegnassimo. La prima esecuzione risale al maggio 2014 ma, nonostante lo shock iniziale non abbiamo smesso di denunciare perché è la gente di Raqqa a chiedercelo. Abbiamo perso padri e fratelli, siamo scappati in Turchia ma anche lì l’ISIS ci ha inseguiti versando il sangue di altri due compagni. Non ci siamo arresi allora,non lo faremo oggi. Abbiamo degli informatori dentro la città. Nonostante siano stati chiusi tutti gli internet cafè e tagliati i punti di connessione alla rete, nonostante la punizione per chi viene sorpreso nel pubblicare informazioni sia la morte, sono in molti che trovano il modo di farci sapere che cosa sta accadendo in città. Pare che il nostro blog sia stato in grado di innescare una sorta di ribellione contro le forze dello Stato Islamico.

" Siamo molto felici che RBSS abbia vinto il CPJ International Press Freedom Awrds 2015. Non abbiamo parole per esprimere la nostra gratitudine. Grazie di raccontare al mondo le nostre storie e le nostre sofferenze. Speriamo che i nostri giornalisti abbiano salva la vita per portare al termine questa missione "
” Siamo molto felici che RBSS abbia vinto il CPJ International Press Freedom Awards 2015. Non abbiamo parole per esprimere la nostra gratitudine. Grazie di raccontare al mondo le nostre storie e le nostre sofferenze. Speriamo che i nostri giornalisti abbiano salva la vita per portare al termine questa missione “

Come si vive a Raqqua con l’ISIS?

RBSS: Come non si vive a Raqqa sarebbe la domanda più giusta da fare – a quel punto Abdalaziz si prende la testa fra le mani e nella sua voce si insinua la commozione – prima dell’Isis, la gente usciva di casa liberamente, beveva, fumava, c’erano locali, musica, università, traffico, vita insomma. Oggi tutti gli stipendi sono stati tagliati per sfamare i combattenti dell’ISIS e i foreign fighters, le scuole sono tutte chiuse, le donne non possono girare liberamente se non accompagnate e intrappolate in burqua che impediscono il 70% della visione del mondo, la musica è proibita, il cibo, l’elettricità e l’acqua sono razionati, nessuno può circolare senza un permesso: la città si è paralizzata, mentre tra gli alti vertici dell’Is e i foreign fighters vige un sistema di welfare e ricchezza paragonabile a quello dei migliori Paesi europei. Ecco perché per noi è importate combattere: lo facciamo per il nostro futuro, per le centinaia di persone che ogni giorno muoiono sotto i bombardamenti, per mano di Bashar al-Assad, per la fame e le malattie, o semplicemente per una canzone scaricata da Youtube.

La fame e la sete di Raqqa (fonte RBSS)
La fame e la sete di Raqqa (fonte RBSS)
" Con il seguente comunicato lo Stato Islamico chiede ai cittadini siriani di risparmiare l'acqua che sarà tagliata per un giorno intero ogni tre" (fonte RBSS)
Con il seguente comunicato lo Stato Islamico chiede ai cittadini siriani di risparmiare l’acqua che sarà tagliata per un giorno intero ogni tre (fonte RBSS)

Chi sono i foreing fighters ? Perché decidono di unirsi all’ISIS?

RBSS: Molti di loro fanno questa scelta per avere soldi, ricchezza, potere e fama. Solo pochi per fede. Faccio un esempio: avete sentito parlare di quel tedesco che ha lasciato il suo bellissimo Paese per venire a Raqqa? Quest’uomo era un inetto a casa sua, l’ISIS l’ha ricoperto di denaro, gli ha dato 4 mogli e moltissime schiave sessuali e sui giornali tedeschi per un periodo non si è parlato d’altro se non di lui. Questo per molti è un incentivo sufficiente. Ma a queste persone noi di RBSS vogliamo dire una cosa, le faide interne tra i capi gruppi sono sempre più frequenti, il denaro nelle casse del califfato scarseggia, l’ISIS ha vita breve e non vi conviene trovarvi in Medio Oriente quando tutto sarà finito.

La fame e la sete di Raqqa (fonte RBSS)
La vita dei foreign fighters (fonte RBSS)

Rivelazioni forti che insieme ai numeri pubblicati in un tweet non possono lasciare indifferenti il loro pubblico: 18.327 civili uccisi da quando Raqqa è caduta nelle mani dell’Is. Così qualcuno timidamente si alza, prende il microfono e domanda ciò che la mentalità occidentale induce a chiedere: “C’è un qualche modo in cui noi possiamo aiutarvi?

RBSS: La comunità internazionale ha sempre guardato alla Siria come un pezzetto di terra del quale non preoccuparsi troppo. Nessuno piange la miriade di 11 settembre che noi viviamo quotidianamente da 5 anni. Europa, Russia, Usa devono capire che la crisi dei migranti esiste perché non esiste la pace. Molti di quelli che hanno lasciato la loro casa per fuggire altrove non vogliono dimenticare da dove provengono, sperano solo di poterci tornare. Nessuno sceglierebbe mai una vita da profugo. Cosa potrebbe fare l’Occidente? Smetterla di alimentare la guerra. Allora anche la crisi dei migranti si risolverebbe.

I numeri della morte (fonte: RBSS)
I numeri della morte (fonte: RBSS)

Più preciso invece Iyad El-Baghdadi, più avvezzo a discutere innanzi ad una platea, nel presentare i suoi pronostici di pace in Medio Oriente. El-Baghdadi, che ha vissuto gran parte della sua vita negli Emirati Arabi, oggi è un rifugiato politico negli Stati Uniti. Dal suo Paese, infatti, l’hanno espulso per aver tradotto e pubblicato su Twitter quanto accadeva in Egitto durante la Primavera Araba e, sorridendo, ringrazia le autorità per avergli inflitto la pena meno severa.Studiando l’andamento dei social network nei paesi del mondo arabo, dove oggi ci sono più smartphone che abitanti, El-Baghadi è convinto che l’impulso per la pace in Medio Oriente verrà dall’Arabia Saudita.

Qui infatti la penetrazione nella società civile del web aumenta in modo vertiginoso. I giovani sono sempre più connessi, gli anziani sempre più arretrati: dai 65 anni il tasso di alfabetizzazione sfiora a malapena il 30%, dai 25 in giù invece è del 93%. Mentre il divario generazionale si accentua causando uno strappo sociale che non si ricuce, solo nel primo trimestre del 2016 Twitter è cresciuto del 3000%. Questo, in accordo con quanto afferma El-Baghadi, sta trasformando il social network nel vero Parlamento degli arabi.

Il triangolo instabile del mondo islamico (fonte Iyad El-Baghdadi)
Il triangolo instabile del mondo islamico (fonte Iyad El-Baghdadi)

Ciò significa che oggi laddove gli attivisti di prima fase, i predicatori di strada, incarcerati o uccisi, hanno fallito, gli attivisti di seconda fase, celati da uno schermo del computer stanno trionfando a dimostrazione del paradigma per cui la conoscenza è cultura, la cultura è potere ed un popolo informato è difficile da raggirare. E’ lo stesso El-Baghadi a confermare questa tesi mostrando al pubblico del festival perugino una sua recente campagna dall’hashtag “dico questo al potere”, un video di 99 secondi che i suoi followers hanno utilizzato per dire qualcosa al mondo politico-religioso islamico.

Il risultato? La conoscenza è salvezza.

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