Contemporaneamente alla riapertura di Punta della Dogana, Palazzo Grassi ha inaugurato la prima retrospettiva dedicata a Sigmar Polke. Tra le sale del palazzo veneziano della Fondazione Pinault, quasi 90 opere ripercorrono la vita e la carriera dell’artista tedesco, dagli anni Sessanta del Novecento al 2000.
Ideato da Elena Geuna e Guy Tosatto, direttore del musée de Grenoble, in stretta collaborazione con The Estate of Sigmar Polke, il percorso espositivo mette in mostra il lavoro di un artista che ha profondamente rinnovato il linguaggio pittorico della fine del secolo scorso.
Oltre al disegno e alla pittura, l’arte di Sigmar Polke si sviluppa attraverso diversi media che si incontrano e si legano scardinando generi e categorie preimpostate; tra questi, la fotografia, la fotocopia, l’installazione e i film; un’attività, quest’ultima, caduta nel dimenticatoio ma che la mostra veneziana ha voluto recuperare con la proiezione – al Teatrino di Palazzo Grassi – di una selezione delle pellicole dell’artista.
Il percorso espositivo ha inizio nel patio centrale del palazzo veneziano nel quale spicca Axial Age: sette dipinti monumentali realizzati da Polke in occasione della Biennale del 2007. Un ciclo di opere che rappresenta il testamento artistico dell’autore tedesco, evocando l’intreccio tra visibile e invisibile e le differenze tra pensiero e percezione, facendo riferimento alla teoria di Karl Jaspers sull’età assiale.
La visita alla mostra veneziana continua su due livelli seguendo un percorso cronologico a ritroso – dagli anni 2000 agli anni ‘60 del secolo scorso – attraversando i diversi studi applicati da Polke durante la sua carriera artistica. L’interesse per la tematica dell’alchimia delle forme e dei colori è esplicitata da opere in mostra come Hermes Trismegistos (1995) e Magische Quadrate del 1992. L’aspetto ludico della pittura dell’artista tedesco emerge in opere dove le immagini vengono manipolate con la fotocopiatrice e sovrapposte – come nelle trasparenze di Picabia – o frammentate grazie all’ingrandimento della trama fotografica, come avviene in Man füttert die Hühner del 2005.
A concludere il ricco percorso espositivo di questo artista poliedrico è la parte dedicata all’interesse di Sigmar Polke per i fenomeni paranormali, esplicitato in Telepathische Sitzung II (William Blake – Sigmar Polke, 1968) mentre il gusto per l’assurdo e i legami dell’artista con Fluxus è riconducibile a Kartoffelhaus, celebre opera rappresentante un capanno da giardino costellato di tuberi.
“La sua arte – ha affermato Elena Geuna – ci conduce verso un universo parallelo, in cui una moltitudine di immagini e di riferimenti a eventi noti del nostro mondo si compenetrano per generare nuovi significati”.
INFORMAZIONI UTILI
Sigmar Polke
Palazzo Grassi, Venezia
Dal 17 aprile al 6 novembre 2016