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Yan Pei-Ming oltre Mao. A Colmar, nuova luce sull’opera del pittore cinese 

L’homme le plus perspicace, père de l’artiste, 1996 huile sur toile 200 x 235 cm Collection particulière, Belgique Mentions obligatoires : Photographie : André Morin © Yan Pei-Ming, ADAGP, Paris, 2021
L’homme le plus perspicace, père de l’artiste, 1996 huile sur toile 200 x 235 cm Collection particulière, Belgique  Photographie : André Morin © Yan Pei-Ming, ADAGP, Paris, 2021

Dai monumentali autoritratti ai paesaggi monocromi, passando per Mao, Buddha e la figura del padre. In scena al Museo Unterlinden di Colmar fino al 6 settembre 2021, la mostra Au nom du père (Nel nome del padre) offre una rilettura eccezionale dell’opera del pittore cinese Yan Pei-Ming (1960).

Nel 2012, la conservatrice del Museo Unterlinden Frédérique Goerig-Hergott visita il musée des Beaux-arts di Nantes. Per puro caso, si trova di fronte a un’opera che la intriga e sconvolge: il trittico Nom d’un chien! Un jour parfait (Santo Cielo! Un giorno perfetto) del pittore di origine cinese Yan Pei-Ming. È un autoritratto in tre parti che richiama il Gesù in croce tra i ladroni; opera frontale e verticale di dimensioni monumentali, sembra racchiudere la manifestazione spettacolare di una rivelazione. Ad attrarla, oltre al dipinto in sé, è l’evidente eco ai pannelli dipinti cinque secoli prima da Grünewald nel suo Altare di Issenheim, tesoro del museo alsaziano.

Avvertendo la necessità impellente di gettare nuova luce sull’opera del pittore, ancora troppo poco nota in Francia (suo paese d’adozione), il Museo Unterlinden di Colmar gli consacra la prima grande retrospettiva che attraversa i temi-clou trattati dall’artista: filiazione, sacro e sacrificio, gli stessi dell’Altare di Issenheim. Yan Pei-Ming. Au nom du pere, in scena fino al 6 settembre 2021, ripercorre la carriera del pittore attraverso una cinquantina di dipinti e una dozzina di opere grafiche provenenti da istruzioni pubbliche e collezioni private.

Nom d’un chien ! Un jour parfait, 2012 triptyque, huile sur toile 400 x 280 cm/toile Collection particulière, France, Photographie : André Morin © Yan Pei- Ming, ADAGP, Paris, 2021

La mostra prende il via nelle galleria che collega l’edificio antico (uno splendido convento del XIII° secolo) agli ex-bagni municipali, fino alla nuova estensione del museo firmata Herzog & de Meuron. In questo spazio, due pareti isolano l’opera di Yan Pei-Ming dalle collezioni permanenti: si tratta di un insieme inedito di disegni di gioventù, risalenti alla fine degli anni ’70 e all’inizio degli anni ’80, appartenenti all’archivio privato dell’artista. Tra questi figurano i primi autoritratti, soggetto eterno e difficile che costellerà l’intera carriera del pittore.

Autoportrait,1978 mine de plomb sur papier 44 x 30,6 cm Fonds de l’artiste Photographie : Clérin-
Morin © Yan Pei- Ming, ADAGP, Paris, 2021

Il percorso prosegue con la presentazione, nello spazio dell’Ackerhof (la nuova ala del museo), di sei sezioni crono-tematiche che ripercorrono i soggetti emblematici dell’opera dell’artista. A introdurre questo viaggio è la figura iconica di Mao Zedong, fondatore della Repubblica popolare cinese. Infatti, nonostante la tradizione artistica del paese disprezzi il genere del ritratto, Mao è il soggetto per eccellenza della pittura di propoganda, nonché il primo trattato da Yan Pei-Ming. Per quest’ultimo, Mao funge da icona per fare propaganda al contrario, per raggiungere la popolarità in Francia, ma sopratutto per sperimentare e definire il proprio stile.

Sul finire degli anni ’80, la tecnica pittorica dell’artista si fa più gestuale e nervosa, virando talvolta verso l’astratto. Da questo momento in poi, i formati prendono dimensioni monumentali, si trasformano spesso in polittici e la morte si impone come tema-chiave dell’opera. A distinguerli, una fedeltà alla monocromia, sintomo di una costante ricerca di una palette personale: nero, grigio, rosso, blu – alla domanda “Perché non mischia i colori?”, l’artista risponde: “Per non incontrare i maestri che mi precedono”. Allontanandosi dalla realtà della pelle dell’uomo, Ming ottiene una neutralità che rinforza l’aspetto seriale della sua produzione.

Col rouge, 1987, technique mixte sur toile, 92 x 152 cm, Collection particulière, France Photographie : André Morin © Yan Pei-Ming, ADAGP, Paris, 2021
Invisible Buddha, 1999 huile sur toile 235 x 200 cm Collection particulière, France Photographie : André Morin
© Yan Pei -Ming, ADAGP, Paris, 2021

Gli anni ’90 sono segnati dall’inizio di una lunga serie ritratti del padre, uomo taciturno e quasi estraneo all’artista, su cui Ming posa uno sguardo colmo d’intransigenza e di tenerezza, comparandolo spesso alla figura di Mao, nella vita e nella morte. Seguono i ritratti di Buddha, soggetto che perde la sua funzione votiva per farsi simbolo del sincretismo culturale tra Oriente e Occidente, nonché un omaggio alla madre, convertitasi al buddismo dopo la partenza del figlio per l’Europa.

Dipinti direttamente su tela, senza disegni preparatori, i ritratti offrono allo spettatore emozioni palpabili: se visti da vicino, complice la dimensione monumentale, le pennellate sembrano formare un caos senza criterio, nell’insieme compongono volti incisivi dagli sguardi profondamente umani. Sulle pareti bianche della cattedrale, la cui struttura architettonica sublima le opere, si stagliano gli autoritratti ripresi da Ming vent’anni dopo, mezzo attraverso cui porta avanti un inesauribile dialogo con se stesso. Sono dipinti che parlano dell’esistenza, dello scorrere della vita e del tempo. Ad affiancarli, vedute di boschi, città e luoghi generici, la cui dimensione illude lo spettatore di potercisi immergere: Ming li definisce “paesaggi internazionali“, luoghi geografici non identificati e comuni a tutti i continenti – scenari che si collocano a un livello spirituale in cui la contemplazione si fa meditativa.

Autoportrait N o3, 2000 huile sur toile 235 x 200 cm Collection : Musée des Beaux-Arts, Dijon. Photographie : André Morin © Yan Pei-Ming, ADAGP, Paris, 2021
International Landscape by Night, 2011 huile sur toile 300 x 400 cm Collection : Musée national d’art
moderne, Centre Georges Pompidou, Paris Photographie : André Morin © Yan Pei – Ming, ADAGP, Paris, 2021

Più in là, oltre al perturbante trittico che ha dato il là alla mostra, un altro dipinto monumentale chiude l’esposizione richiamando in maniera evidente e necessaria l’attualità. Si tratta di “Pandemia“, dipinto nel novembre 2020, opera che fa volontariamente eco ai pannelli della Crocifissione di Grünewald: sullo sfondo di una città non meglio identificata, tra i cui palazzi svetta il campanile di San Pietro a Roma, un vasto campo accoglie i cadaveri di uomini stroncati dal covid, avvolti in sacchi mortuari. Tra questi, alcuni operatori protetti da tuta e mascherina, in un’azione sospesa nel tempo sotto la luce fioca della luna. Al centro, la figura di Ming s’impone quale simbolo dell’uomo, dell’artista e della cultura sacrificata.

Pandémie, 2020 diptyque, Huile sur toile 400 x 560 cm Photographie : Clérin -Morin © Yan Pei – Ming, ADAGP, Paris, 2021

 

Informazioni 

2 aprile – 6 settembre 2021

Musée Unterlinden, Place Unterlinden, Colmar (Francia)

Orari: dal lunedì alla domenica 9-18. Chiuso il martedì

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