Print Friendly and PDF

Intervista a Giacomo Nicolella Maschietti. L’arte in tv: fra aste in diretta e contest con Pistoletto

Giacomo Nicolella

giacomo nicolella

E’ nato il primo contest televisivo italiano dedicato all’arte contemporanea e noi abbiamo incontrato il suo presentatore. A tu per tu con Giacomo Nicolella Maschietti, per parlare di mercato dell’arte, editoria e musica, ma anche di un inedito Michelangelo Pistoletto, di trattorie nascoste e di scherzi del destino. Perché -a volte- tutto comincia con un catalogo venduto sottobanco.

Volto delle aste in TV, fondatore di CHOOZEit, presentatore di St.Moritz Art Masters, campione di post su Facebook, ma lui si definisce soprattutto il chitarrista dei Gran Rivera. Giacomo Nicolella Maschietti è un giornalista esperto di mercato dell’arte, che ha saputo farsi posto nel mondo della cultura lavorando seriamente, ma senza mai prendersi troppo sul serio. Questo mix di competenza e genuinità è alla base della sua partecipazione –in qualità di presentatore- a Pomilio Blumm Prize: il contest televisivo sull’arte contemporanea in onda il lunedì sera su SKY ARTE HD.

Ci diamo appuntamento da Cucchi –storico cafè milanese-  dopo il lavoro. E’ l’ora dell’aperitivo e Giacomo arriva sfrecciando in bicicletta. Ordina un bicchiere di rosso, tira fuori la sigaretta elettronica (ex fumatore incallito, è riuscito a smettere da qualche mese) e comincia il racconto.

Dalla prima trasmissione sulle aste in TV al primo contest italiano dedicato all’arte contemporanea. Come ha avuto inizio la tua avventura?

Per comprarmi il primo amplificatore della chitarra ho lavorato alcune estati al bookshop delle grandi mostre di Villa Olmo, a Como, sotto il luminoso assessorato di Sergio Gaddi, oggi curatore a Dubai. 
Picasso, Magritte, Mirò. Non mi interessavo d’arte all’epoca, era il 2001-2002, mi servivano solo i soldi. Appena ricevuto lo stipendio di quattro mesi sono andato al negozio di musica e ho comprato uno splendido Orange AD30 che uso ancor oggi. Diciamo che ci sono inciampato nell’arte, all’Università studiavo filosofia della scienza. Capitava di vendere sotto banco qualche catalogo in più per avere i soldi del venerdì sera, per bere qualche birra in più. È stato uno dei momenti più spensierati della mia vita.

Sei il caposervizio della sezione arte di ClassCnbc (canale 507 di Sky) da otto anni. Com’è cambiata la televisione e come si è evoluto il mestiere di giornalista?

È cambiato molto. Nel 2007, quando ho iniziato a lavorare a Class Editori, il giornalismo viveva ancora una fase moderatamente luminosa. Si compravano i giornali e la pubblicità in TV andava forte. Poi è stato tutto molto complesso. Oggi la situazione merita un’analisi che qui onestamente non ho il tempo di spiegare.

Oltre alla TV, hai collaborato con FlashArt, gestito il blog di Finarte, aperto un e-magazine di cultura e livestyle (CHOOZEit). Fra cartaceo e online, il futuro dell’editoria sembra sempre più incerto. Qual è la tua opinione al riguardo?

 Se ti va ti rispondo con un post che ho condiviso recentemente su Facebook:

Tre anni fa ero fermamente convinto che il web avrebbe inghiottito l’editoria tradizionale. Solo questione di mesi, qualche anno al massimo. Ero certo che l’editoria avrebbe dovuto per forza di cose trasformarsi in qualcosa di digitale. Unica via di sopravvivenza. Oggi ho molti più dubbi di tre anni fa. Penso all’episodio Newsweek, venduto esclusivamente in digitale per poi, dopo solo un anno, tornare in edicola. Penso ai settimanali di Cairo, lo sapete che Di Più TV fa circa 600.000 copie vendute a settimana?
 Stiamo parlando di due milioni di euro al mese di sola edicola. Nel 2016 eh, non nel 1985. E se pensate che la risposta sia: “va beh, lo comprano i vecchietti che non hanno internet”, pensate male. Su Di Più ci sono le notizie e i gossip relativi alle trasmissioni blockbuster di Mediaset, c’è Amici. E voi allora mi direte: “si, ma l’Isola la guardano gli over 30”, altra cazzata. La fascia di pubblico più importante dell’Isola dei Famosi è tra i 16 e i 24 anni. Dati auditel alla mano. Vien da pensare, a fare una previsione della domenica, che uno che guarda la TV a 18 anni la guarderà anche a 30. E allora? Tutta sta frenesia per le serie on line, l’informazione on line, l’acquisto on line… è solo una porzione del problema. Una parte di Italia digitalizzata che crede di essere tutta l’Italia, ma così non è. Riflettendo, fosse stato per la mia bacheca, al referendum avremmo vinto per il sì col 99% dei votanti. C’è un mondo, fuori da qui, di cui non sappiamo niente. 
Almeno io”

Nel 2008 hai dato vita alla prima trasmissione televisiva sulle aste in Italia; da allora Top Lot –realizzata in partnership con Christie’s e Sotheby’s-accompagna i nostri fine settimana. Come si fa a restare aggiornati in modo tale da anticipare le tendenze del mercato?

Non è difficile, ma serve tempo e passione. Bisogna stare aggiornati, studiare. E soprattutto cercare di capire dove si stanno muovendo quelle poche persone che hanno in mano le redini del mercato. Suggerisco di abbonarsi ad Artprice, e frequentare le vernici.

Per quanto concerne le Italian Sales, dopo l’exploit dello Spazialismo e dell’Arte Povera, quali sono le correnti da tenere d’occhio?

I minori. Non si riesce più a fare grande business con Fontana e Burri, bisogna prestare attenzione al Gruppo T, al Gruppo N, ai Razionalisti, alla Pittura Analitica, e in generale ai grandi dimenticati degli anni ’60 e ’70.

Hai accesso privilegiato a rassegne espositive, studi d’artista e fiere del settore. Gli aspetti interessanti del tuo lavoro risultano piuttosto evidenti; invece quali sono le cose che  proprio non sopporti di quello che hai spesso definito “maledetto mondo dell’arte”?

L’autoreferenzialità del settore è la sua tragedia. Ed è un peccato. Un sistema chiuso e autoreferente non riesce ad annettere la diversità e quindi non cresce.  

giacomo nicolella

Milano è la città rivelazione del 2015. Hai avuto modo di viverla nelle sue molteplici sfaccettature. Dopo aver fatto il pendolare con Como, hai fatto diversi traslochi: ti sei spostato da Sant’Ambrogio a Piazza Napoli e attualmente abiti in zona Porta Romana, Cosa pensi della città? Che zone frequenti? Dove ti piace andare a bere e mangiare la sera?

In realtà ci sono cresciuto a Milano, ho fatto le elementari vicino a San Babila. Poi durante il liceo mi sono trasferito con la mia famiglia sul lago di Como, che è un posto bellissimo. Ma come insegna  Arbasino: “un uomo deve vivere nella capitale del suo paese, e dunque vivo a Milano”. Non saprei dove altro andare. 
Mi piace andare a suonare il venerdì nella nostra saletta in Corso San Gottardo, mangiare in Trattoria lì accanto da Giulio, e poi bere un Cuba Libre annacquato al Trottoir, con Pinketts che scrive il suo prossimo libro accanto a me. Mi piace passeggiare al Parco della Guastalla, o correre sul Naviglio dal Giambellino fino a Corsico. Milano è stata stuprata dall’architettura del dopo guerra, ma nasconde molto.

Sei molto attivo sui social e ti distingui per i tuoi post pungenti, ficcanti, divertenti, ma soprattutto squisitamente genuini. A differenza di molti colleghi, hai bandito la diplomazia per seguire una linea totalmente trasparente. Cosa rappresenta per te Facebook?

Facebook rappresenta (non per me ma per chiunque) il più potente mezzo di comunicazione degli anni ’10, dunque se oggi ti interessa comunicare qualcosa a qualcuno, devi usarlo. Mantenere un profilo democristiano a mio parere è semplicemente noioso, e poco utile. Se qualcuno mi segue, è perché non posto le foto della carbonara ma cerco di diffondere dei contenuti, buoni o scarsi che siano. 

La musica è un aspetto fondamentale della tua vita. Suoni la chitarra nei Gran Rivera. Tu e il tuo gruppo avete diviso il palco con band del calibro di Baustelle, The Styles, The Fire, rischiando pure di finire a X Factor…

Ho sempre fatto musica, la farò per sempre. Dire che suoni in un gruppo a 20 anni racconta un fiato adolescenziale e poco altro. A 35, se sei ancora lì a farlo, hai bisogno di reale motivazione e passione. Quello che la musica concede ricambia abbondantemente le fatiche. Almeno per me. Mettete mi piace alla pagina dei Gran Rivera, mi raccomando, non fatemi far figure coi ragazzi.

E’ opinione comune che talent come X Factor abbiano ucciso l’aspetto autenticamente creativo della musica. Per quanto riguarda l’arte, invece, che apporti può offrire un contest televisivo come Pomilio Blumm Prize?

La parola talent in franchezza fa prudere le mani. Pomilio Blumm Prize lo possiamo definire un contest dedicato all’arte contemporanea. I giurati giudicano e basta, non insegnano nulla. Non è un’accademia. Gli artisti propongono opere inedite, e i curatori fanno i curatori. Ho trovato il progetto molto intrigante, e la sua resa, a prescindere dai palati e dai gusti personali, è magnifica. Lo potete guardare ogni lunedì di maggio su SKY ARTE HD alle 20.15, vi aspetto!

Pomilio Blumm Prize vede in giuria il direttore del Mart di Trento e Rovereto Gianfranco Maraniello, la giornalista Alessandra Mammì e Michelangelo Pistoletto. Com’è stato lavorare col capostipite dell’Arte Povera?

Durante le registrazioni del programma avevamo molti momenti morti. Una mattina mi è capitato di stare accanto al Maestro per qualche ora, su un vecchio divano. L’ho bombardato di domande. Gli ho chiesto di raccontarmi il suo inizio, a fine anni ’50 quando esponeva già alla galleria Galatea di Torino accanto a Bacon e Giacometti, e ancora, il suo rapporto con Sperone, il gallerista che più stimo in assoluto che con Pistoletto ha coltivato una lunga amicizia. Parlare con Pistoletto è un privilegio. Lui è la storia dell’arte degli ultimi 50 – 60 anni. E’ un uomo molto pacato, difficile entrarci in sintonia in poco tempo, ma quando si schiude, quando ti concede spazio, è di una sensibilità immensa. 

Hai superato da poco la famigerata età di Cristo, un bilancio sulla tua vita.

Franco Califano diceva: «Sono sempre andato a letto cinque minuti più tardi degli altri, per avere cinque minuti in più da raccontare».

Giacomo Nicolella

_____________________________

Informazioni utili

Pomilio Blumm Prize

Sui canali 120 e 400 di Sky Arte HD, per quattro lunedì, a partire dal 2 maggio, alle ore 20,15.

www.blummprize.eu 

Commenta con Facebook

leave a reply

*