Dopo due anni di silenzio, Maurizio Cattelan torna nella veste di artista ed è subito clamore. Dal remake della storica installazione con l’asinello, al water d’oro impiantato nei bagni del Guggenheim, fino alla sconcertante aggiudicazione d’asta dell’Hitler in preghiera. Ma è solo l’inizio. In attesa di Manifesta, dove sarà presentato l’irriverente Cristo disabile che non riesce a camminare sulle acque, ripercorriamo la Top Five delle opere del più internazionale artista italiano.
Zone d’ombra e pensieri selvaggi
Estasi e repulsione, applausi e critiche, tentativi di rimozione e petizioni per la permanenza a oltranza. Gli interventi di Maurizio Cattelan giungono sempre accompagnati da un’ondata di clamore mediatico, ma dopo la burrasca, sul bagnasciuga, riemergono i frammenti delle nostre coscienze e affiorano brandelli di emozioni ancestrali. L’istrionico talento scava negli abissi profondi dell’animo umano, portando alla luce quella zona d’ombra che Sigmud Freud definì inconscio, ma che per gli artisti non è altro che il mistero che ci fa respirare. Stando a Nancy Spector -curatrice della personale che nel 2012 il Guggenheim dedicò al ribelle di Padova –“Per Maurizio Cattelan il sistema dell’arte funziona come il lettino dell’analista; è un non luogo in cui fare emergere derive, angosce e contraddizioni”. Ecco dunque un flusso di libere associazioni, pensieri selvaggi e fantasie proibite.
A perfect day
A sancire il sodalizio fra Maurizio Cattelan e Massimo De Carlo è un vernissage decisamente fuori dal comune, quando il gallerista milanese viene appeso a una parete con del nastro adesivo grigio. Il successo dell’opera vivente A perfect day è assicurato, con un’unica pecca: al termine della preview De Carlo finisce al pronto soccorso privo di sensi.
La nona ora
Papa Giovanni Paolo II giace riverso su un pavimento rosso sangue, abbattuto dal peso di un’enorme meteorite. Realizzata in occasione della collettiva Apocalypse –tenutasi alla Royal Academy di Londra nel 2000– La Nona ora è probabilmente il lavoro più conosciuto di Maurizio Cattelan. Come un Caravaggio dell’era 2.0, l’artista rappresenta con sfrontato realismo il passo dell’Apocalisse, in cui è narrata la pioggia di astri che si abbatte sui potenti della terra nei giorni che precedono il Giudizio Universale. E con quest’ardita creazione, Cattelan da il ben venuto (si fa per dire) al secondo millennio, entrando lui stesso fra le stelle dell’arte.
Him- il genocida in preghiera
Una statua di Hitler inginocchiato in preghiera denominata Him (lui). Realizzato nel 2002, il calco del dittatore genocida -di cui Cattelan non osa neppure pronunciare il nome- richiama subito alla mente gli orrori dell’Olocausto, ma è necessario attendere una decade per vedere la controversa scultura all’interno del Ghetto di Varsavia. Grazie a una sapiente regia curatoriale, uno dei luoghi più dolorosi della storia dell’umanità si trasforma nel palcoscenico di un’opera che valica le coordinate spaziotemporali, per un cortocircuito fra arte e vita. Dopo avere fatto tappa per i musei di mezzo mondo, nel maggio 2016 quest’emblema del male sbarca a New York, per essere venduto da Christie’s alla cifra record di 17 milioni di dollari.
Tre bambini impiccati in Piazza XXIV Maggio
Nel 2004 la Fondazione Trussardi chiama e Maurizio Cattelan risponde all’appello, con un’installazione destina a fare scandalo. Tre bambini-fantoccio impiccati a un albero nel pieno centro di Milano. Niente di più niente di meno. Allestita nell’iconica cornice di Piazza XXIV Maggio ed inaugurata il giorno dell’anniversario della morte di Napoleone, l’opera è un puzzle di simbologie nascoste, eppure a prevalere è il disturbante realismo. I tre manichini vestono in jeans e maglietta, hanno i piedi scalzi anneriti dalla polvere e gli occhi spalancati. Sono i figli di tutti e contemporaneamente i figli di nessuno. E mentre il traffico cittadino si blocca e qualcuno si arrampica sulla quercia nel tentativo di rimuovere l’opera, Cattelan dichiara con tono serafico “La realtà che vediamo in questi giorni in tv supera di molto quella dell’opera. E quei bambini hanno gli occhi aperti: un invito a interrogarsi”.
L.O.V.E forever in Piazza Affari
Una mano tesa nel saluto fascista, ma con tutte le dita mozzate, eccetto il medio. Undici metri di provocazione e quintali di marmo di carrara modellati in gestaccio. L.O.V.E viene collocata difronte alla Borsa di Milano nel settembre del 2010, per restarvi due settimane. Ma con Maurizio Cattelan -si sa- le cose non vanno mai come previsto. Fra polemiche, petizioni e deroghe, passano i giorni, i mesi, gli anni e il “Dito” si fa milanese, cambia il volto di Piazza Affari e continua a tenere vivo il dibattito sulla contemporaneità. E se sul suo significato l’autore non si è mai voluto sbilanciare, che sia un affronto al simbolo del fascismo, un gesto di irriverenza al mondo della finanza o una provocazione alla vita, quello che conta è solo l’intuizione di ogni singolo spettatore.
Informazioni
A perfect day
1999
La nona ora
2000
Him
2002
Tre bambini impiccati
2004
Piazza XXIV Maggio, Milano
L.O.V.E
2012
Piazza Affari, Milano