A Palazzo della Ragione di Milano va in scena la prima grande retrospettiva su Herb Ritts in Italia. Un centinaio di scatti rigidamente in bianco-nero tracciano la carriera di uno dei maggiori fotografi del Novecento, attraverso i tre grandi cardini del suo lavoro: il nudo, i servizi di moda e i celebri ritratti di personalità di punta dello star system americano.
Il tema dell’equilibrio rittsiano –parola chiave scelta per intitolare la rassegna- è evidente fin dall’allestimento bianco e luminoso in netto contrasto con l’atmosfera buia e antica del medievale scrigno espositivo milanese.
L’esposizione comincia con alcuni scatti di nudo, che offrono pregevoli citazioni. Un sinuoso corpo femminile accarezzato dall’ombra dei ricami in pizzo rimanda all’erotismo raffinato di Lucien Clergue. L’influenza del maestro Richard Avedon si avverte nei teli gonfiati dal vento che avvolgono eleganti curve femminili. E poi i solidi corpi muscolosi, che paiono un omaggio a Robert Mapplethorpe. E parlando di Mapplethorpe, l’attrazione per il nudo non è l’unico elemento ad accomunare Herb Ritts con il principe della fotografia erotica statunitense: entrambi rimasero infatti vittime dell’AIDS,il primo nel 2002 e il secondo nel 1989.
Nonostante i diversi generi, Herb Ritts resta un fedele discepolo del culto del corpo, ne studia ogni sfaccettatura, ogni linea, ogni forma, gioca con esso, permettendogli di rivelarsi come il vero elemento caratterizzante dei propri soggetti. Persino negli scatti di moda c’è un equilibrio maestoso tra il soggetto e l’oggetto, lo spazio e la materia, che assumono pari valore, entrambi necessari l’uno all’altro. Un gusto per l’essenziale, per la semplicità tipico di un’epoca della fotografia che oggi si rimpiange, poiché sostituita da un’estetica dell’immagine completamente nuova e artificiosa, dominata dall’ostentazione della ricchezza, dalla saturazione dei colori, dall’eccesso portato al limite.
Con Ritts invece, i corpi parlano, giacciono mollemente, si irrigidiscono, danzano, interagiscono fra di loro creando potenti composizioni narrative, i volti ridono, si contraggono in mille smorfie, gli sguardi ammiccano, affascinano, sfidano.
Madonna, svelata nella sua duplice anima di Minnie autoironica con gli occhi strabici e di giovane dea della sensualità dal morbido collo, parla di Ritts come di un amico che inizialmente le sembrò bizzarro, e alla fine la conquistò per la sua spontaneità e per il suo modo sincero in cui lasciava che si esprimesse liberamente davanti alla fotocamera, alle volte persino chiedendole di fare cose sciocche e infantili.
Sulla recitazione del corpo, spicca la fotografia-simbolo dell’arte di Herb Ritts che ritrae cinque top model accoccolate in una composizione vagamente botticelliana, ciascuna nuda ma “vestita” di un’emozione, una personalità, un’identità propria e inconfondibile: Stephanie Seymour fragile e indifesa che si rannicchia, Cindy Crawford fiera e protettiva, Christy Turlington che avvolge il gruppo con l’eleganza di un cigno, Tatjana Patiz rivolge all’obbiettivo uno sguardo regale e sognante, e Naomi Campbell minuta ma consapevole della propria sensualità.
Magnifica è anche la serie di fotografie del 1995, esposta per la prima volta fuori dagli Stati Uniti, del ballerino Bill T. Jones ritratto mentre esegue alcuni passi di danza, in una sequenza continua di grande effetto, realizzata su un pannello di oltre 10 metri.
Herb Ritts però non fu solo questo. Il suo sguardo si nutrì anche di pubblicità, di video, e di viaggi esotici. E così Palazzo della Regione ci regala un assaggio del lavoro maturato durante il viaggio in Africa; in alcuni estratti dei videoclip risalenti agli ultimi anni, oltre alla celebrazione del corpo umano nel suo massimo dinamismo, c’è qualcos’altro: l’interazione con la natura, l’ampiezza dei paesaggi, la ricchezza della madre terra. Corpo e ambiente si immedesimano, comunicano, combaciano. Forse è il raggiungimento di quell’equilibrio armonioso ricercato per tutta la vita da Ritts, l’equilibrio fra l’uomo e la natura, fra il sé e il mondo, fra la posa e l’azione, fra il dentro e il fuori.
Un’immagine emblematica chiude strategicamente la mostra, come per confermare un’impressione, un’idea: chi o cosa fu veramente Herb Ritts? “Backflip, Paradise Cove, 1987”. Una luce in equilibrio tra l’umano e il divino.
INFORMAZIONI UTILI
HERB RITTS In equilibrio
Fino al 5 giugno 2016
Palazzo della Regione Fotografia
Piazza Mercanti, 1
Milano