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A La Spezia il nero assouto di Vasco Ascolini, maestro di luce

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Poco conosciuto in Italia, considerato un Maestro di Luce all’estero, specialmente in Francia e negli Stati Uniti, Vasco Ascolini contraddistingue il suo lavoro nella ricerca prospettica che ha tema prevalentemente nei ritratti della scultura antica.
Gli ambienti da lui abitualmente, e necessariamente, frequentati, sono quindi i Musei di arte antica di tutto il mondo, all’interno dei quali, anche nei magazzini, nei depositi o nelle stanze non visitabili al pubblico, egli cerca il senso visuale per cogliere quell’emozione che rende unica la sua concezione.

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Fedelissimo al sistema analogico, e bandita ogni tentazione dell’artificio digitale, Ascolini da circa 40 anni, stampa da se le sue fotografie nel piccolo laboratorio ricavato all’interno di uno stanzino di casa.
Reggiano d’Emilia, classe 1937, autodidatta, raro esempio di coerenza stilistica, Ascolini è artista vero, autentico cacciatore di emozioni.

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La sua ricerca non appartiene a nessuna scuola di fotografia di riferimento e per questo, forse, in Italia non è ancora così conosciuto come meriterebbe, ma ha creato col suo stile inconfondibile un nuovo modo di guardare la fotografia.

Fin dall’esordio come fotografo di scena del Teatro Municipale di Reggio “Romolo Valli”, negli anni dell’avanguardia teatrale americana degli anni ’70, si caratterizza per l’uso del bianco e nero, con le tonalità del contrasto a definire l’aspetto umano più intimo e soggettivo degli attori.

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Il nero comincia a diventare il suo segno distintivo fino a diventarne il suo marchio di fabbrica.
Stagliandosi dal nero del fondo i suoi soggetti, fotografati molto ravvicinati, emergono con la loro fragilità umana, con l’intensità estrema di rughe e di occhi, creando dentro l’effetto scenico del teatro, un’altra narrazione di espressioni intime e aggraziate nella loro ruvidezza esasperata dal trucco.
Quel colore nero che Ascolini comincia a sperimentare nel teatro diventa il “Nero Assoluto” che Ascolini teorizza negli anni successivi con i lavori sulla scultura e sull’architettura.

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Con l’inquadratura insolita, obliqua, straniante, e i toni estremizzati del bianco e nero, Ascolini firma un sodalizio tra chiari e scuri, tra simmetria e forma, senza mai coinvolgere una figura umana vivente.

La poetica psicologica che Ascolini evoca nel suo lavoro può rimandare alle inquietudini dei pittori surrealisti o ai silenzi metafisiciche De Chirico immortalava nella sua opera, come lui crea un effetto scenico mitologico onirico –Sospeso Incondizionato ed Illimitato –nelle atmosfere panoramiche di scorci di stanze e nei ritratti delle antiche sculture figurative di divinità, muse e miti neoclassici.

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Il nero di Ascolini domina e contorna tutte le linee delle curve dei corpi ritratti, definisce i volti delle statue, accentua i profili, esalta i particolari accennati dei busti e le sfumature dei marmi, crea suggestioni compositive prospettiche attraverso l’uso dell’ombra delineata dalla sottile luce, che diventa complice e partecipe alla celebrazione del buio, del nero.

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Alla Boss Gallery di La Spezia continua la nuova stagione espositiva sui maestri della fotografia italiana, una rassegna di mostre incentrate sulla valorizzazione della storia della fotografia nazionale.

Dopo l’appuntamento con Mario De Baisi,  oggi, sabato 25 giugno, dalle ore 18:00, inaugura una grande mostre del maestro Vasco Ascolini con oltre 25 lavori, sul tema dello Stupore della Scultura.

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