Il Guggenheim di Bilbao omaggia Louise Bourgeois, con una mostra-evento. Un rincorrersi di conturbanti sculture da vita a un viaggio insidioso, fatto di istinti segreti e paure primordiali.
Louise Bourgeois. Una maratoneta solitaria
“Tutto il mio lavoro trova ispirazione nella mia infanzia. La mia infanzia non ha mai perduto la sua magia, il suo mistero e la sua drammaticità”. (Louise Bourgeois)
Nata alla vigilia del primo Conflitto Mondiale da una famiglia della borghesia parigina, il linguaggio oscuro di Louise Bourgeois affonda le radici in una fanciullezza fatta di tradimenti affettivi e corpi martoriati dalla guerra. Dopo avere studiato Calcolo e Geometria alla Sorbona, la giovane ribelle si imbatte negli atelier di Montmartre, dove scopre l’amore per l’arte e per il critico americano Robert Goldwater. I neo sposi si trasferiscono nella New York degli anni d’oro. Robert insegna all’università e Louise fa da ponte fra i Surrealisti fuggiti dal nazismo e i nuovi Espressionisti americani; espone i propri lavori, ma senza successo, fino agli anni Settanta, quando con la morte del marito tutto cambia. La vedova Goldwater trasforma il salotto in studio, smette i panni della perfetta padrona di casa e -all’età della pensione- diventa una delle artiste più rivoluzionarie del XX secolo.
All’improvviso le opere di Madame Bourgeois padroneggiano alla Biennale di Venezia e invadono i musei di tutto il mondo: dalla Tate Modern di Londra, al Centre Georges Pompidou di Parigi, fino al Moma di New York. L’infaticabile maratoneta si spegne all’età di 98 anni, dopo avere combattuto con i demoni dell’inconscio e avere aperto un varco sulla profondità dell’essere umano.
Fra arte e psicoanalisi. Un viaggio negli abissi dell’animo
Questa Signora dell’arte ha attraversato il secolo breve ed è approdata nel nuovo millennio, inoltrandosi in tematiche ancestrali: dall’identità alla famiglia, dalla maternità alla sessualità.
Se le potenti sculture della Bourgeois alludono al membro maschile, le stridenti installazioni incarnano l’origine della vita. Ogni opera segna un’immersione negli abissi dell’onirico, per un’autoanalisi di una donna che si è sdraiata sul famigerato lettino per oltre 30 anni. Gli scatoloni di appunti, ritrovati nella casa di Chelsea dopo la morte dell’artista, offrono uno scorcio sul rapporto fra la Bourgeois e il suo analista -il Dottor Lowenfeld- e contengono i codici del processo creativo di una delle figure più controverse del contemporaneo.
L’omaggio del Guggenheim di Bilbao
In attesa di sciogliere il mistero di questi inventari emotivi, l’indagine su Louise Bourgeois prosegue al Guggenheim di Bilbao. L’edificio progettato da FrankGehry accoglie un susseguirsi di disegni, quadri e sculture, per un continuo ritorno alle origini. Se ad aprire le danze è l’iconico Spider, presto l’opera dedicata alla madre lascia posto alle celeberrime “celle”. Un susseguirsi di microcosmi -generati da oggetti dal sapore privato- inscena un viaggio fatto di una sapiente pendolarità fra intimi memorabilia e simulacri universali. E difronte a quesiti insoluti e nuove domande non ci resta che arrenderci al flusso creativo.
D’altra parte nel saggio “Dostoevesky e il parricidio” lo stesso Sigmud Freud ammise “Di fronte al problema dell’artista creativo, la psicoanalisi deve deporre le sue armi.”
Informazioni utili
Louise Bourgeois. Structures of Existence: The Cells
Curata da Julienne Lorz, Petra Joos e Jerry Gorovoy
Guggenheim di Bilbao
Fino al 4 settembre 2016
http://bourgeois.guggenheim-bilbao.es/en/