Esorcizzare il disagio di vivere in una grande città. Obiettivo e necessità dell’arte segnaletica di Clet Abraham (Bretagna, 1966).
L’artista francese dopo una formazione abbastanza tradizionale, ha l’intuizione d’intervenire su cartelli stradali per elaborare il trasferimento nella città di Firenze. Trasformare i cartelli stradali in opere d’arte sembra essere la soluzione per affrontare la vita nuova in città con i suoi limiti e imposizioni. La soluzione ai ritmi frenetici urbani viene a risolversi nell’azione artistica sulla segnaletica. Questo è, e sarà, il punto di partenza per qualcosa di originale e unico.
I cartelli stradali sembrano rappresentare le indicazioni e a volte i limiti necessari per regolarizzare un grosso flusso si persone. Sono elementi urbani noti al cittadino di ogni parte del mondo. Questi fanno parte della cultura contemporanea e sembrano essere l’alfabeto necessario per vivere in città. Clet trova il modo più efficace per comunicare con la gente usando il linguaggio urbano.
L’intervento di Clet non ostruisce o banalizza il messaggio dei cartelli stradali, ma è un’integrazione armonica. L’artista applica adesivi a cartelli stradali. Interviene in tutte le città del mondo per portare una nuova arte segnaletica. I divieti vengono quasi liberati dal loro univoco linguaggio di costrizione, per prediligere la presenza di omini stilizzati che tagliano il segnale o lo slacciano come se fosse una cintura.
Oltre a generare una sorta di sollievo per uomo urbano che si sposta freneticamente nella città, le opere rappresentano anche una sorta di denuncia. L’artista evidenzia le condizioni dell’uomo moderno in quanto limitato dalle tante costrizioni della società. Allo stesso tempo, Clet propone una soluzione allo stress urbano: alleggerire i pensieri attraverso un linguaggio quasi infantile che trasmette idee d’amore e pace affinché si ritorni ad uno stato di spensieratezza che la vita quotidiana fa disperdere.
Questo messaggio è stato più chiaro con la realizzazione dell’installazione dell’Uomo comune sul Ponte delle Grazie di Firenze. L’opera è stata recentemente rimossa perché ritenuta abusiva ma ha trasmesso efficacemente le idee dell’artista: il sogno di un passo libero dell’uomo comune che risveglia immediatamente la censura per chi ama le leggi.
L’intervento di Clet Abraham nelle maggiori città risponde ad una logica moderna del concepire lo spazio urbano: come un ‘museo aperto’. Egli contribuisce così a un progetto di diffusione dell’arte e della bellezza, da non cercare più solo in spazi esclusivi come il museo o la natura, ma per strada, nei luoghi della quotidianità.
Per Street Art s’intende spesso per quell’arte che invade lo spazio urbano, dai palazzi alla stazione della metro. Irrompe nella vita dell’uomo comune come una sorta di ‘opera obbligatoria’. L’arte di Clet può rientrare in questa categoria: l’opera d’arte esce dal suo contenitore d’esposizione per eccellenza e viene creata e pensata in funzione della sua destinazione.
Il supporto e, quindi, il luogo in cui l’opera è esposta, caratterizza la Street art, perché senza questa l’opera d’arte non sarebbe mai nata. Il pubblico non è più ‘selezionato’ e ‘educato’ all’osservazione dell’opera, ma è un pubblico nuovo che, senza sovrastrutture mentali, può generare nuove riflessioni e stimoli.
I cartelli stradali son troppi, esageratamente troppi, generano affari da controllare. Son brutti e nei centri storici stonano con gli antichi palazzi. Questo artista li imbratta con adesivi, offende la polizia. Sembra che gli sia permesso fare questo … da chi e perchè?