«Il segno è tutto, tutto è segno: questa la scoperta di Capogrossi. Una categoria vincolante, una prigione d’oro che favorisce evasioni all’interno di se stessa. (…) Perché il segno di Capogrossi è un po’ come il “ready-made”di Duchamp… può essere assoluto o rettificato o aiutato, e così via. Cioè il segno è il punto di partenza ma, attraverso successive manipolazioni, diventano infiniti i punti di arrivo»
(G.C. Argan, Capogrossi, Roma 1967, pag 48)