Indivisibili, le sante neomelodiche di Edoardo De Angelis, dal 29 settembre al cinema.
Indivisibili è stato presentato alla 73ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia (sezione Giornate degli Autori), poi al Toronto International Film Festival nella sezione “Contemporary World Cinema” e al London Film Festival. Era tra i sette canditati italiani proposti per concorrere agli Oscar come migliore film in lingua straniera, ma nella scelta finale ha prevalso Fuocoammare di Gianfranco Rosi (forte di un Orso d’oro già in saccoccia).
Dasy e Viola sono gemelle siamesi, unite da una vita. Il padre le ha rese delle piccole star neomelodiche facendole esibire a matrimoni, battesimi e feste di paese. Tutta la famiglia -madre, padre e zio- collabora allo sfruttamento delle due sorelle. Animali rari, fenomeno da baraccone, protagoniste di un freak show ambulante che le porta per i desolati paesaggi di Castel Volturno a esibirsi per la gioia dei più bizzarri individui. Un giorno le ragazze scoprono che c’è la possibilità, tramite un’operazione, di essere separate: non hanno organi in comune. La famiglia si oppone, vedendo una fine al lucro. Le sorelle sono dubbiose.
Sui protagonisti incombe la fugura di un losco prete, che esibisce le ragazze come sante.
Tra devozione popolare, superstizione e folklore si snoda la storia di Dasy e Viola, che in cerca di una libertà della quale devono prima comprendere il significato intraprendono un viaggio che le porterà a diventare più unite di prima. La letteratura sul doppio è molto ampia e suggestiva -dai miti greci alla drammaturgia antica, dalla fotografia alle arti visive- ma la cosa più interessante, sulla quale il film pone l’attenzione, è il problema identitario. Il doppio -la ripetizione- crea una crepa nell’idea di identità, di unicità e originalità. Con i gemelli siamesi la questione si complica ulteriormente. Quali sono i confini del corpo? E quali quelli delle emozioni? Spesso anche quelle, come succede per Dasy e Viola, sono condivise.
In Indivisibili non mancano le suggestioni alla Sorrentino prima maniera, il regista premio Oscar per La Grande Bellezza, a capo dei membri della commissione incaricata di scegliere il candidato italiano da proporre agli Oscar, lo aveva difatti preferito a Fuocoammare.
«Fuocoammare è un bellissimo film –ha dichiarato Sorrentino– ma andava candidato all’Oscar nella categoria dei documentari. Questa scelta è un inutile masochistico depotenziamento del cinema italiano che quest’anno poteva portare agli Oscar due film: un film di finzione che secondo me avrebbe avuto molte chance è Indivisibili di Edoardo De Angelis, mentre Fuocoammare può concorrere e vincere nella categoria dei documentari».
Indivisibili è una favola nera che prende spunto da un archetipo come quello dei gemelli per dare vita un racconto picaresco che illustra -anche attraverso la presa di coscienza di Dasy e Viola- una pagina di Italia non poi così distante da quanto ci piacerebbe immaginare: un’Italia ancora sepolta da un nebuloso strato di ignoranza, di superstizione e di indigenza. Un film che si muove delicato nell’indagare due giovani protagoniste alla ricerca di se stesse e di nuovi confini -bravissime Marianna e Angela Fontana. Perde equilibrio in un paio di sequenze, troppo sopra le righe, ma si riprende con un finale perfetto.