Salito recentemente agli onori della cronaca per il suo murale su Papa Francesco, Mauro Pallotta, in arte Maupal, è stato definito dai media come il ‘Banksy’ italiano. Tralasciando le molteplici differenze tra i due, non c’è dubbio che l’artista romano, con la sua recente opera, abbia ottenuto lo stesso clamore mediatico mondiale del suo collega inglese. Non entriamo nel merito della questione della velocità con la quale il Servizio Decoro del Comune di Roma ha rimosso l’opera. Se ne occupano i principali media internazionali da giorni.
Quello che ci interessa è il messaggio celato e in parte esibito dietro la composizione e le campiture di colore delle sue opere più conosciute. A tal riguardo dobbiamo però distinguere Mauro Pallotta da Maupal perchè l’artista, prima che street artist, è un pittore d’arte contemporanea e uno scultore riconosciuto a livello internazionale. La street art non è altro che la necessità di far arrivare il proprio linguaggio ad un pubblico più vasto, che, in questi anni di crisi globale a più livelli, diventa l’urgenza espressiva di un messaggio, che può assumere diverse forme, a seconda del contesto. Poco importa se si tratta di un’arte spesso destinata ad essere cancellata in tempi brevi, rappresenta la metafora della nostra società liquida e frenetica dove tutto si riduce a consumo. Del resto ci pensano poi i social network a diffondere l’opera a livello globale anche quando non esiste più materialmente.
Il messaggio può arrivare diretto come uno schiaffo in faccia che serva a risvegliare le coscienze e in alcuni casi, anche qualche cervello sopito. E’ il caso, ad esempio, del murale su Trump comparso a settembre su un muro del rione Trastevere di Roma. Un triplice fungo atomico si propaga dall’improbabile capigliatura del futuro candidato premier americano e la scritta “Yes I can” non ha bisogno di molte interpretazioni. Il murale di Maupal dialoga simbolicamente con quello dell’artista statunitense Obey che nel 2008 raffigurò un Obama con le cuffie in testa e lo slogan ” Yes we scan”.
A volte l’arte di Maupal ha più letture. Come una delle sue opere più belle, Pasolini Tribute, nel quartiere Pigneto di Roma. Un pezzo importante di quel puzzle che costituisce , in dialogo con le opere degli altri street artists nelle borgate di Roma, un vero monumento a Pasolini. Quando gli viene commissionato nel 2014, decide di rappresentare il suo sguardo, che è già una sorta di icona pop. Innanzitutto perchè, come scriveva Pasolini “l’occhio è l’unico che può accorgersi della bellezza“. Maupal, lo rappresenta in bianco e nero, utilizzando perfino acqua sporca, per restituire al Maestro il realismo del suo stile cinematografico. Infine, nella pupilla pone una piccola luce bianca, con la forma geografica dell’Italia. Raffigura lo sguardo malinconico sul nostro paese che dice ” Ve lo avevo detto 40 anni fa che sarebbe finita così“.
La street art di Maupal non si ferma però alla protesta. La presa di coscienza non deve tramutarsi in rassegnazione, deve diventare speranza. E chi meglio di Papa Francesco può rappresentare quella figura positiva in grado di strappare un sorriso che faccia anche pensare? Non si tratta di un discorso religioso, ma di carisma. Maupal lo avrebbe rappresentato anche se fosse stato un capo di stato o una rock star. Il Papa che gioca a tris è l’allegoria della partita più importante che il Pontefice e tutti noi ci troviamo ad affrontare in questo periodo di grande tensione internazionale. Il simbolo laico della pace rappresenta l’unica via possibile. Questa unione tra simbolismo religioso e laico sta a significare che l’impegno deve essere di tutti, a partire dalle piccole cose di ogni giorno, come questo ideale atto ribelle del “Papa writer” rappresentato a Borgo Pio. La guardia svizzera invece simboleggia il proibizionismo sempre più diffuso nei confronti del bene. Parlare di pace sembra ormai quasi un esercizio accademico fra intellettuali. La scala, posta al contrario, raffigura la difficoltà nella ricerca del bene. L’immagine rimossa è ormai diventata virale sui social e si è tramutata in una sorta di nuovo Pasquino virtuale dove, attraverso fotomontaggi vari, ognuno comunica ciò che vuole, dallo sfottò calcistico a quello politico.
In realtà, lo street artist romano aveva già rappresentato Papa Francesco nelle vesti di un supereroe della Marvel. Il famoso Super Pope, apparso nel 2014 , sempre a Borgo Pio, vicino al Vaticano, anch’esso prontamente rimosso e diventato fenomeno mediatico internazionale. Se si osserva bene però, SuperPope in realtà è quell’eroe umano e umile che tutti vedono in lui. Basterebbe vedere gli occhiali, la pancetta e la sciarpetta del San Lorenzo (la sua squadra del cuore) che spunta da una borsa con la scritta “valores”.
In questi due anni Maupal ha dedicato varie opere di street art alla stretta attualità e non solo a Roma. Romolo e Remo rappresentati come due esodati mentre la Lupa si morde la coda (Roma), la Regina Elisabetta che fa lo Yoga (Londra), il salvadanaio rotto in una banca di Bruxelles e così via. Per vederli tutti potete collegarvi al sito www.mauropallotta.com dove potrete visionare anche le sue opere di arte contemporanea che, ovviamente , meritano un discorso a parte. Occorre ricordare che così come per le opere di street art , anche per quelle di arte contemporanea Mauro Pallotta utilizza prodotti a basso impatto ambientale. Nelle prime viene usata la stick art che consiste nell’incollare al muro un poster dipinto mentre nelle seconde l’artista utilizza una tecnica sperimentale tutta sua. Attraverso la lana d’acciaio e il riciclo di vecchi materiali, ottiene opere quasi tridimensionali, a metà strada tra la pittura e la scultura.
In seguito all’incontro chiarificatore in Campidoglio con la Sindaca di Roma Virginia Raggi e in attesa di vederlo tra i protagonisti del film documentario “Un selfie con il Papa” che la Rai sta organizzando, chiediamo a Maupal una “chicca” per i lettori di ArtsLife: SuperPope colpirà ancora? Lui ci risponde: “Se il Pontefice continuerà a perseguire la strada che ha intrapreso fino ad ora, sarà inevitabile renderlo protagonista ed erigerlo ad ESEMPIO per tutti, religiosi, credenti, laici, atei, ecc, insomma proprio tutti!”
Leggere Vera Monti sull’arte è come leggere un libro coinvolgente.. ti porta a leggere l’articolo fino alla fine, rapito dalla curiosità e dalla “scioglievolezza” delle parole, sia che si parli di Picasso o di MauPal.