È fuor dubbio che questo sia l’anno fortunato per Emilio Isgrò, che lo vede impegnato in un susseguirsi di mostre, partecipazioni e confronti su temi storici e sociali. E’ da poco più di un mese che è stata chiusa la grandiosa antologica, svoltasi contemporaneamente a Palazzo Reale, alle Gallerie d’Italia e a Casa Manzoni, e da qualche settimana abbiamo nuovamente l’occasione di ammirare le sue opere, questa volta esposte alla Galleria Tornabuoni di Milano, un’ulteriore possibilità per meglio comprendere il percorso artistico di questo grande intellettuale.
È da tempo che la galleria si sta occupando del lavoro di Isgrò, prova di questo rinnovato interesse era stata la presentazione alla precedente ad Art Basel con l’esposizione della Encyclopedia Britannica, capolavoro monumentale composto da 24 volumi del 1969. Nella mostra attuale sono esposte le prime cancellature sui libri e i primi telex degli anni Settanta, insieme a un nucleo di lavori inediti degli ultimi anni in cui il segno bianco non cancella più parole su testi ma si sovrappone a personaggi iconografici della cultura o dell’arte. L’artista incide con il sul segno sui ritratti di Giotto, Michelangelo Buonarroti e Girolamo Savonarola, lasciando solo porzioni dei personaggi e rilevando parole contrapposte, mettendo così in discussione la loro identità ma elevando la loro forza etica ed estetica.
Ancora una volta è chiaro quanto siano perni fondamentali nell’arte di Emilio Isgrò la cultura e la storia, passata e presente, dell’Italia. Abbiamo tutti imparato che l’operazione di sottrazione che l’artista compie sulla parola è un’azione provocatoria, ironica e incisiva che ha l’intento di elevare il pensiero oltre le righe comunemente visibili.
Come lui stesso ebbe modo di raccontarci in un’intervista: “Nel mio lavoro esiste questa doppia funzione: fingere di distruggere per esaltare e qualche volta esaltare per distruggere. E’ un’azione che nel momento stesso che distrugge ricostruisce. E’ il negativo della scrittura che presuppone il suo positivo, difatti certe parole scampano alla cancellatura, a volte sono semplici segni come le virgole, la punteggiatura e le parentesi. Penso che la mia cancellatura non sia distruzione della parola ma un’esaltazione della scrittura e della sua funzione”
TONABUONI ARTE Milano
Via Fatebenefratelli 34/36 MILANO
www.tornabuoniarte.com
orari 10.00-13-00 15.00-19.00