Il 28 e 29 novembre 2016 l’Università Milano-Bicocca ha ospitato il convegno Archivi d’artista e lasciti: memorie culturali tra diritto e mercato. Il convegno ha beneficiato del sostegno dell’Accademia di Belle Arti di Brera, di NABA Nuova Accademia di Belle Arti e della collaborazione con l’Associazione Italiana degli Archivi d’Artista. Durante le due giornate di lavori si sono confrontati responsabili degli archivi e delle fondazioni, curatori dei cataloghi ragionati, direttori dei musei, giuristi ed esperti di marketing dell’arte provenienti da diverse parti del mondo.
Il dibattito sulle opere d’arte si arricchisce sempre di più di nuove discipline di studio e il panorama lavorativo si apre a nuove figure di professionisti con specifiche specializzazioni per il mercato dell’arte. La gestione, la tutela e la valorizzazione dell’eredità culturale e patrimoniale di un artista sono temi che coinvolgono non solo gli storici dell’arte, ma anche avvocati ed economisti.
Il dibattito incentrato sugli Archivi d’artista, i Comités d’artiste e le Fondazioni d’artista ha mostrato come questi enti abbiano una funzione imprescindibile nel contesto del mercato dell’arte. È innegabile la loro capacità di essere fonti di informazioni: autorevoli riferimenti per ricostruire il catalogo ragionato e aggiornato delle opere, oltre che della vita e della personalità di un artista. Questi enti sono, però, anche strumento di identificazione e certificazione dell’autenticità dell’opera, attività dalla quale sono sorti diversi casi giurisprudenziali dagli esiti non sempre condivisi dagli storici dell’arte.
Alle giornate di incontro hanno partecipato le principali istituzioni pubbliche, destinate a ricevere e conservare il patrimonio culturale degli artisti: la Biennale di Venezia, con la Direzione dell’ASAC, rappresentata dall’avv. Debora Rossi, il Museo Madre di Napoli con il Presidente Pierpaolo Forte, la Galleria Nazionale di Roma con la dott.ssa Claudia Palma, Direttrice dell’Archivio Bioiconografico, il MART di Rovereto, con la dott.ssa Paola Pettenella, Responsabile degli Archivi del ’900.
Le problematiche giuridiche in materia di successione nel patrimonio di un artista e sulla delicata questione della legittimazione all’expertise sono state affrontate con i contributi di alcune tra le realtà di riferimento internazionale come la Picasso Administration con l’avv. Claudia Andrieu, il Comité Chagall con l’avv. Sylviane Brandouy, l’Institute of Artists’ Estates di Berlino recentemente fondato dalla giurista Loretta Würtenberger, il Vandenberg Estates con la Presidente Hélène Vandenberg, l’Archivio Luciano e Carla Fabro con Silvia Fabro, l’Archivio Manzoni con Rosalia Pasqualino di Marineo, con gli storici dell’arte prof. Enrico Crispolti, prof. Jean-Marc Poinsot e dott.ssa Sharon Hecker, e Manuela Cuccuru, Gallery Manager della Gagosian Gallery di Roma.
È stata un’occasione veramente unica per ascoltare le opinioni e le esperienze di giuristi del mondo accademico e avvocati di fama internazionale, che collaborano con case d’asta, archivi d’artista e fondazioni. Il ruolo e la responsabilità dell’esperto chiamato a valutare l’autenticità di opere d’arte in un mercato in costante crescita è stato approfondito da A.-M. Rhodes, prof. della Loyola University Chicago School of Law e S.K. Urice, prof. della Miami Law School, A.L. Bandle dell’Art Law di Ginevra e A. Donati di Milano-Bicocca e da esperti avvocati come P. Valentin (Londra), D. McClean (Los Angeles), R.D. Spencer (New York), A.-S. Nardon (Parigi), M. Sterpi (Roma), G. Calabi (Milano) e dal notaio B. Dauchez (Parigi).
La sezione del convegno dedicata all’archiviazione è stata guidata da Rachele Ferrario, dell’Accademia di Belle Arti di Brera, che in apertura dei lavori ha sottolineato l’importanza del ruolo di chi certifica l’autenticità delle opere e come questa figura debba corrispondere con chi abbia studiato a lungo il percorso creativo e la produzione dell’artista. Da qui la necessità per gli storici dell’arte di poter accedere a quante più informazioni complete a fronte delle possibili e sempre diverse difficoltà di archiviare le opere d’arte.
Come ha spiegato Jean-Marc Poisont della Rennes 2 University, la continua sperimentazione e commistione di nuovi linguaggi e materiali mette a dura prova la capacità organizzativa dei responsabili degli archivi. L’avv. Debora Rossi, della direzione dell’ASAC della Biennale di Venezia, ha sottolineato come ad oggi entrino a pieno diritto negli archivi d’autore non solo i manufatti dell’artista, ma anche i video delle esposizioni, i manifesti, le fotografie o i contratti stipulati dagli artisti con gallerie o altri soggetti. Oggi, inoltre, molto spesso entrano a far parte dell’archivio anche gli atti di un contenzioso legale, dagli atti di citazione fino alle sentenze di Cassazione. In questo modo gli archivi diventano un luogo fondamentale per i curatori o i direttori dei musei per allestire le mostre o le biennali, compresa quella di Venezia: «l’archivio diventa un luogo in cui progettare il futuro» ha detto Rossi.
Alessandra Donati, dell’Università Milano-Bicocca, ha mostrato come gli operatori giuridici del settore debbano scontrarsi con la incessante capacità degli artisti di creare opere che vanno oltre gli steccati esistenti, basti pensare al caso di Daniel Buren, la cui elaborazione artistica stringe un forte legame tra il contenuto del certificato di autenticità e l’opera realizzata.
La sezione dedicata agli archivi degli artisti è stata aperta dall’intervento di Maddalena Disch, archivista, che ha mostrato la difficoltà di lavorare con gli archivi degli artisti quando questi siano ancora in vita, proprio per la continua produzione e la continua necessità di dover aggiornare l’organizzazione filologica dell’archivio stesso e dell’eventuale catalogo ragionato. Le opere, infatti, possono subire delle modificazioni dallo stesso autore, obbligando a un nuovo studio e a una nuova riorganizzazione. Gli eventuali trasferimenti da un collezionista all’altro o il confluire delle opere nelle collezioni pubbliche richiedono un continuo aggiornamento dell’archivio. Questo continuo mutare delle condizioni e degli elementi ha portato la Disch a preferire i cataloghi ragionati pubblicati sul web, la cui caratteristica è quella di poterli arricchire quotidianamente e farli circolare più rapidamente, anche a tutela delle opere autentiche rispetto ad eventuali falsi.
I temi della falsità e dell’autenticità delle opere d’arte hanno guidato i partecipanti a ragionare sul ruolo degli eredi nell’ambito della certificazione di autenticità delle opere. Sarebbe buona norma che gli artisti stessi stabilissero chi deve certificare le proprie opere, come ha proposto Alessandra Donati, mentre Anne Laure Bandle, di Art Law Foundation, ha fatto notare come oltre al diritto di riconoscere le proprie opere dovrebbe essere riconosciuto in tutti gli ordinamenti la titolarità del diritto di disconoscere le opere, come prevede l’articolo «2A:24A-5. Right to claim, disclaim authorship», dello Stato del New Jersey.
Pierpaolo Forte, dell’Università del Sannio e presidente della Fondazione Donnaregina per le arti contemporanee, Museo Madre di Napoli, ha posto l’accento sull’arricchimento di orizzonte che porta a dover considerare non solo la paternità, ma anche la maternità dell’opera, ovvero le cure materne che le opere d’arte contemporanee richiedono quotidianamente: i materiali deperibili di cui sono composte richiedono la loro continua sostituzione, come per esempio l’opera di Joseph Beuys, «Rosa per la democrazia diretta», realizzata nel 1973, per la cui corretta esposizione è stata stipulata una convenzione con un fioraio che fornisce ogni settimana una rosa fresca, così come dovrebbe realmente essere la democrazia: un fiore che non appassisce mai.
Claudia Palma, della Galleria Nazionale di Roma, ha sottolineato l’importanza di credere nelle istituzioni che si prendono cura dell’archiviazione, e Paola Pettenella del MART di Rovereto, ha fatto notare quanto sia importante avere istituzioni autorevoli e trasparenti in grado di essere un reale e fattivo strumento di mediazione tra l’arte e i suoi fruitori.
Nella seconda giornata Stephen K. Urice ha mostrato le differenze tra il sistema degli Stati Uniti e gli altri paesi oltre Atlantico. Negli Stati Uniti non esiste un ministero dei Beni Culturali e il mondo dell’arte è legato alle imprese private. Molti artisti organizzano i propri archivi e possono anche chiedere la distruzione del proprio archivio personale, con evidente danno per tutti coloro che studiano quei lavori e il suo percorso creativo. Ha messo, inoltre, in guardia dai pericoli che corrono gli archivi on line, i quali possono essere attaccati dai cracker informatici, che possono mettere off line l’archivio, ma anche manipolare le informazioni, con conseguenti danni per gli operatori economici e i collezionisti, che potrebbero, ad esempio, ritrovarsi con opere dichiarate false in modo non veritiero.
Lo storico dell’arte Enrico Crispolti ha portato l’attenzione sul caso dei dipinti attribuiti in sede legale a Lucio Fontana, ma la cui autenticità è stata fortemente contestata dai critici d’arte: tali quadri furono inseriti nel catalogo ragionato in una sezione apposita. Crispolti si è soffermato sul concetto di originale, intendendo con esso l’opera eseguita dall’autore, per distinguerlo dal concetto di autentico, che rimanda all’opera d’arte realizzata in un preciso istante.
Distinzioni direttamente connesse con l’abitudine di alcuni autori di lavorare nuovamente su quadri realizzati in anni precedenti, ma che ad un certo momento non hanno più ritenuto soddisfacenti o in linea con i loro lavori più recenti e sono stati modificati e ridatati dallo stesso autore. Per superare le difficoltà della certificazione Crispolti ha proposto di istituire un registro pubblico in cui inserire le opere, a cura dell’autore stesso, in modo da avere non solo una data, ma anche un’attribuzione sicura dell’opera.
Benjamin Dauchez, notaio francese, ha spiegato che per tutelare l’opera degli artisti può essere utile la costituzione di un ente giuridico, sottolineando che in Francia gli enti non profit sono esenti da imposte patrimoniali. Daniel McClean, avvocato e consulente della Howard Kennedy LLP, ha riproposto il ruolo del museo come custode ultimo dell’opera e ha rimarcato la netta distinzione tra l’autorità dello storico dell’arte e quella dell’autorità giudiziaria.
Sylviane Brandouy, del Comitè Marc Chagall, ha aperto i lavori della seconda giornata ricordando l’importanza di far circolare solo notizie vere e autorizzate sull’opera e la vita degli artisti. Di seguito Claudia Andrieu, consulente legale del Picasso Administration, ha fatto presente come l’apposizione di un timbro che attesti l’autenticità dell’opera sia di per sé un’alterazione dell’opera stessa che viola la sua integrità.
Silvia Fabro, dell’Archivio Luciano a Carla Fabro, e Sharon Hecher hanno ribadito l’importanza di archiviare correttamente le informazioni per accompagnare nel tempo le opere con la documentazione più corretta ed evitare che circolino deduzioni fantasiose sui lavori degli artisti. L’importanza della documentazione e della sua conservazione si può riscontrare nel momento in cui si debbano esporre opere d’arte negli USA, dove sono richiesti i passaggi di proprietà delle opere. Inoltre, Fabro e Hecher, hanno sottolineato l’importanza di conservare la documentazione fotografica e gli schemi realizzati dagli stessi autori in merito all’installazione delle opere. La scultura contemporanea, che ben si presta ad essere smontata, trasportata e rimontata, è necessario che venga ricomposta rispettando il progetto originale. Un’installazione scorretta sarebbe solo una falsificazione dell’opera e non l’opera originale.
Nella sezione guidata da Silvia Simoncelli e dedicata agli Artists’ Estates, Loretta Wurtenberger, presidente dell’Institute of Artist’ Estate, ha ricalcato l’importanza di diffondere tra gli artisti l’abitudine di designare gli eredi e organizzare gli enti di gestione delle opere d’arte nel modo migliore in base alle risorse economiche disponibili. Anche Wurtenberger ha notato come sia diffusa e contestata l’idea che gli eredi partecipino alla gestione di questi enti.
Rosalia Pasqualino di Marineo, della Fondazione Piero Manzoni, insieme a Manuela Cuccuru, della galleria Gagosian di Roma, hanno illustrato la loro recente collaborazione, e quanto sia stato importante per la galleria poter lavorare con la fondazione che ha guidato con puntuali informazioni le scelte degli allestimenti e di ogni altro particolare della mostra dedicata a Manzoni. Pasqualino, inoltre, ha fatto una seria distinzione tra eredi competenti ed eredi degli artisti che poco hanno studiato e approfondito l’opera dei loro congiunti. È stato fatto notare, infatti, che non si possono precludere gli eredi dalla guida degli enti che gestiscono gli archivi degli artisti solo per il fatto di essere parenti. Molti eredi sono professionisti qualificati che hanno dedicato molte risorse allo studio dell’opera del congiunto e che hanno pertanto accumulato la dovuta esperienza per poter gestire al meglio gli enti e le attività svolte da essi.
Hélène Vandenberg, presidente del Vandenberg Estate, ha spiegato come l’archivio da lei diretto sia proiettato allo studio, alla ricerca e all’accessibilità del materiale custodito. Vandenberg ha sostenuto l’idea di donare gli archivi alle accademie e alle università, quando non si è in grado di gestirli, con l’obbligo per gli enti che li ricevono di renderli accessibili ad una platea quanto mai ampia di studiosi e di fruitori dell’arte.
Massimo Sterpi, avvocato e partner dello studio Jacobacci di Roma, ha fatto notare come lo scopo delle fondazioni italiane sia molto spesso quello della tutela e della conoscenza dell’opera dell’artista che l’ha finanziata. Negli USA, invece, questo specifico scopo potrebbe essere posto alla fine o essere del tutto omesso nell’atto di costituzione dell’ente: al primo posto viene inserita la generica diffusione dell’arte.
Alle fondazioni vengono ceduti i diritti di riprodurre le opere e questo permette loro di autofinanziarsi per sostenere le attività che si vogliono portare avanti. In Italia, rileva Sterpi, è più frequente dare in prestito le collezioni e non cedere la proprietà, con il diritto di gestirla. L’Italia, lamenta l’avvocato, non sembra incoraggiare le donazioni di opere d’arte.
Anne-Marie Rhodes, professore presso la Loyola University Chicago School of Law, ha confermato che fondazioni, trustes e corporations in USA devono avere uno scopo pubblico e non limitato alla valorizzazione dell’opera di un singolo artista, così da avere un interesse privato e aumentare, di fatto, il valore delle opere d’arte.
Pierre Valentine, solicitor e partner del Constantine Cannon LLP, ha illustrato alcuni casi giudiziari che hanno visto contrapposti venditori professionisti e collezionisti. A seguito della pubblicazione di cataloghi ragionati o altre pubblicazioni e dichiarazioni, i quadri acquistati dai collezionisti erano stati estromessi dal novero dei lavori autentici creando di fatto un danno economico ai collezionisti, che dopo lunghe battaglie hanno avuto restituito quanto pagato in cambio delle opere d’arte, e ancora il caso di un’opera talmente restaurata al punto da non poter più essere attribuita all’autore, ma al restauratore.
Valentine ha fatto notare che in UK non esiste il ruolo del consulente tecnico d’ufficio come in Italia, ma soltanto quello dei consulenti tecnici di parte, lasciando il giudice libero di decidere sulla base delle dichiarazioni dei periti delle parti. Inoltre, come in USA, anche in UK è riconosciuto agli artisti il diritto di rifiutare la falsa attribuzione di un’opera.
Anne-Sophie Nardon, avvocato e membro dell’Institut Art & Droit, ha fatto notare come possa capitare che nei cataloghi ragionati alcune opere vengano inserite con l’avvertenza che possano essere false. Ciò crea di fatto un limite alla circolazione nel mercato dell’arte di queste opere, con conseguenti danni per operatori e collezionisti, che dovessero averle acquistate precedentemente
Ronald Spencer, Chairman Art Law Practice, nel solco dell’intervento precedente, ha illustrato l’importanza di proteggere le opinioni espresse dagli esperti d’arte nei loro scritti nell’ambito della tutela del diritto di libertà di espressione.
Giuseppe Calabi, senior partner CBM Law di Milano, infine, sulla base di alcuni casi giudiziari in cui erano coinvolte case d’asta, fondazioni o archivi d’artista, ha sottolineato l’importanza di distinguere le responsabilità del venditore e la libertà di espressione degli storici dell’arte chiamati ad esprimersi sull’autenticità dell’opera d’arte.
Il convegno è stato un intenso momento in cui studiare problemi comuni a tutto il mondo sulla gestione delle opere d’arte e confrontare soluzioni differenti in base alla macro distinzione tra Civil Law e Common Law e alle singole discipline nazionali che tentano di andare dietro al mercato dell’arte, che molto spesso procede in modo più veloce del legislatore.
Archivi d’artista e lasciti: memorie culturali tra diritto e mercato
Comitato scientifico: Prof. Alessandra Donati (Dipartimento dei Sistemi Giuridici, Università degli Studi di Milano-Bicocca), Dr. Laure Marie Bandle (Art Law Foundation Università di Ginevra, Froriep), Prof. Rachele Ferrario (Dipartimento di Comunicazione Didattica dell’Arte, Accademia di Belle Arti di Brera), Me Anne-Sophie Nardon (Borghese Associés Parigi, Institut Art & Droit Lione), Dott. Silvia Simoncelli (Dipartimento di Arti Visive, NABA, Nuova Accademia di Belle Arti, Milano), Dott. Filippo Tibertelli De Pisis (Presidente Associazione italiana degli Archivi d’Artista).
Patrocinio di ICOM Italia, della Art Law Foundation di Ginevra e del Museo del Novecento, Milano.
Sponsor del convegno: Hangar Bicocca, Nctm Law firm e Open Care, Servizi per l’Arte
Accademia di Belle Arti di Brera
www.accademiadibrera.milano.it
facebook.com/Accademiadibelleartidibrera
Università degli Studi di Milano Bicocca
http://www.unimib.it/
AitArt
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http://www.aitart.it/