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L’Acqua secondo Giovanni. Frangi dipinge il Golfo dei Poeti. La Spezia lo celebra

Giovanni Frangi La Spezia CAMeC mostra Giovanni Frangi La Spezia CAMeC mostra
Giovanni Frangi La Spezia camec mostra
Arcipelago di Giovanni Frangi

La Spezia, il Golfo, i Poeti. Le isole della sponda occidentale: triplice propaggine di terra che prosegue la frastagliata penisola di Portovenere riducendosi al largo. Arcipelago: in sequenza, Palmaria, Tino, Tinetto. Lingue di terra sfalsate accolte e raccolte nella fluida essenza del segno. Concentrate in unico spazio: il Camec di La Spezia. Nel cuore della città Giovanni Frangi (Milano, 1959) spalanca finestre sul mare. L’abbraccio del Golfo raccoglie la potenza e il pensiero dell’acqua. Su cui tutto gravita. Che tutto genera. Vedi Talete, maestro della physis greca: natura, la realtà che diviene, quella tradotta ossessivamente e costantemente da Frangi nella sua ricerca artistica. Acqua che è arché, principio. Sostanza identica di tutte le cose, in senso lato. Essenza in continuo mutamento. L’universale, il particolare. Calzante somiglianza nel caso in questione con le dovute e ovvie proporzioni: Giovanni Frangi, Usodimare. E il suo pastello liquido scivola a pelo d’acqua ispirato dalla visione circostante. Quindici anni di produzione raccolti in cinque sale-sezioni spiegate in un percorso circolare. Progetto dinamico, stanze comunicanti. 2002-2016: le Isole d’inizio millennio diventano Arcipelaghi. Diapositive si espandono e propagano in schermi. Al centro: materia, segno: denso e resistente. Il tempo lo incide e scioglie. Il presente si presenta alla coscienza e la traccia di Frangi corre fluida solcando le pezze di stoffa degli ultimi lavori. Patchwork di tessuti dove coste e promontori si tuffano nel mare e la terra riflettendosi si fonde nell’acqua. Perennemente in bilico. Fondali acidi e pulsanti offrono al proprio interno un’amalgama di neri pastello, rossi di stoffa e bianco-rosa generati dal solvente colante. Al centro di tutto: l’acqua, ciò che lega e avvolge Terra, Isole, Arcipelaghi. Ciò che sollecita riflessi e riverberi e lambisce abissi mentali e marini. “Elementi” che si legano chimicamente nell’opera di Frangi, in mostra. Tra pastello e pigmenti si condensa l’abbraccio del Golfo intero con il respiro del mare. La brezza cantata e amata da Shelley e Byron.

La poesia contemporanea di Frangi narra e traspone colori e atmosfere su carta e su tela. Modi che prendono forma e concretezza nello scorrere del tempo e dell’acqua. Sono cicli e momenti: dalle Isole inquadrate da stipiti neri alle schermate di carta degli Arcipelaghi. Finestre temporali che si guardano e osservano. Passaggi. Dalla tridimensione alla bidimensione. Da ricordi a lettere cubitali della Cuba di Michi (2005) all’installazione qui e oraView-Master del 2006 ripresi e rivisitati, riconcettuati per l’occasione. Una scatola anonima che rivela attraverso piccoli fori scenari naturali sul fondo del mare. Sbirciare da fenditure, assetati, mondi e coscienze sommerse – Esterno. Immergersi e  farsi sopraffare da quei lidi sospesi una sala più avanti – Interno. Acquario di compensato dipinto e segnato, che rimanda ad una riflessione sul rapporto tra uomo e natura in salsa nipponica, Wabi-Sabi (2008-2016). Monocromo con inserti di opere e tele. Tutto attorno: serie di fotografie emulsionate che si perdono tra grotte sottomarine, alghe e pesci delle vasche di Genova.

Doppia acidità spezza l’acquario. Infrange la vetrinetta e trasporta nel fiume. River (2002-2011). Mirabile flusso tra neri che scappano e bianco-azzurri-violetti che corrono. Via. Spezzate di rive e orizzonti più o meno limitanti, pali piantati nel grembo che spezzano e spezzettano isole, terre del fiume. Fratture di colore. Blocchi, zolle che sono sempre isole. Tagliati e colati con violenza pacifica da spazzolate continue e trancianti di celeste. Specchi filiformi che si riflettono nei negativi di cobalto, profondissimi e interminabili. Fragore. Precipita la Cascata (2005) su un anfratto delle scale del Camec tra sassi di gommapiuma passati allo spray. Salto nella condizione alpina e spartiacque. Balzo temporale tra sezioni. Memoria di una mostra, Nobu at Elba, fatta a Villa Panza di Biumo a Varese nel 2004. Ritorno al presente. Ultima sala “a cui tutto ritorna”, tanto per rinvangare l’arché greca. Arcipelaghi cuciti assieme tra stoffe di uno stesso colore. Gradazioni. Temperature che assorbono slanci di energia costanti: bagliori che brillano il cielo propagandosi per la costa e per i fondali del mare. Meduse di solvente che si lanciano nell’opera lasciando che i tentacoli scalfiscano la superficie. Rigagnoli di senso in uno sfondo che si espande. Composizione di colatura conciliata nel segno. Sposata nel pastello. Perché “niente al mondo è celibe, e tutto per divina legge, in una forza si incontra e si confonde”. Percy Bysshe Shelley.

Giovanni Frangi La Spezia camec mostra
Arcipelago di Giovanni Frangi
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Arcipelago di Giovanni Frangi

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TUTTE LE INFORMAZIONI: http://www.cittadellaspezia.com/La-Spezia/Cultura-e-Spettacolo/-Usodimare-il-mare-fonte-di-ispirazione-219431.aspx

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