Stranianti paesaggi onirici e personaggi che fanno capolino direttamente dal mondo dell’inconscio si riversano nella Ville Lumiere, per la retrospettiva di Rene Magritte. Il Centre Pompidou fa luce su uno degli artisti più emblematici e controversi del secolo breve, fra tappe storiche e atemporali questioni filosofiche.
Sognare per restare svegli
“I sogni non vogliono farvi dormire, al contrario, vogliono svegliare.” (René Magritte)
Le opere di René Magritte nascono direttamente dai sogni, per farci spalancare gli occhi sulla realtà.
Proveniente da una famiglia della piccola borghesia belga – dopo la giovinezza segnata dai continui trasferimenti e dal suicidio della madre- nel 1922 Magritte sposa l’inseparabile Georgette e fa il suo ingresso nel mondo dell’arte. Disegnatore di manifesti pubblicitari per mantenersi e artista devoto al sogno per vocazione; l’audace pittore accosta con disinvoltura lo stile classicheggiante all’allure pop della futura società dei consumi. Nascono in questo modo figure nitide immerse in paesaggi dal sapore metafisico. Così, se il mistero di volti celati e non luoghi suscita l’attenzione del fondatore del Surrealismo André Breton, l’immediatezza di pipe e bombette arriverà ad ispirare lo stesso Andy Warhol.
La rivincita di René Magritte
Idolatrato dopo la morte ma a lungo snobbato in vita, amato da molti ma compreso da pochi; a mezzo secolo dalla sua scomparsa al Centre Pompidou va in scena la rivincita di René Magritte, con una mostra-evento. “René Magritte: La trahison des images” prende il titolo dal capolavoro universalmente noto come “Questa non è una pipa” e –attraverso un centinaio di lavori- inscena un viaggio alla scoperta delle origini dell’umanità.
Se l’alternanza fra pezzi iconici ed inedite meraviglie offre una panoramica completa dell’opera magrittiana; la selezione di dipinti d’età moderna propone una riflessione di ampio respiro su quelle tematiche ancestrali, da sempre indagate attraverso l’arte e particolarmente care al maestro belga: dal dualismo apparenza-verità, all’impossibilità di comunicazione, fino allo scorrere del tempo.
Ragione ed impulsività
Ma cosa si nasconde dietro gli accostamenti inattesi e le deformazioni fantastiche del pittore delle bombette? La simbologia di René Magritte affonda le radici in una cultura filosofica che spazia dalle conversazioni con gli intellettuali dei tempo –Foucault in primis-, alla lettura dei testi classici, come testimonia l’opera “La condizione umana”: ficcante rappresentazione del mito della caverna di Platone.
Ma per interpretare volti celati e frammenti di corpi occorre partire da un codice linguistico frutto della sintesi fra due alfabeti contrapposti. Da un lato Magritte rivendica all’arte il ruolo di strumento cognitivo al servizio dell’intelletto, dando a vita ad equazioni visive fatte di nessi logici e affrontando il problema della percezione. Dall’altro il maestro trova nella riflessione freudiana una fondamentale fonte d’ispirazione, per un via libera di giustapposizioni di simboli che aprono un varco sull’inconscio.
Un cortocircuito fra riscoperta della tradizione e audace spinta creativa, filosofia e psicoanalisi, ragione e sentimento, che fanno di René Magritte una delle figure più affascinanti dell’intera storia dell’arte… Da non perdere, al Centre Pompidou fino al 23 gennaio 2017.
Informazioni utili
René Magritte – La trahison des images
a cura di Didier Ottinger
Centre Pompidou
Parigi, Place Georges Pompidou
Fino al 23 gennaio 2017