Nel panorama delle recentissime pubblicazioni d’arte, merita una considerevole lode il libro Filippo La Vaccara, edito Umberto Allemandi. Lontano dal mondo delle fanzine “self/publicher/biodiverse” il prezioso libro è un’intera e inedita produzione della POLLOCK/KRASNER FOUNDATION INC. di New York, su progetto dello stesso La Vaccara e della curatrice Mercedes Autieri.
L’opera in 103 pagine raccoglie e sintetizza 20 anni di lavoro dell’artista catanese che oltre alle immagini suggella le opere, diversissime nella sua produzione, con pensieri descrittivi dello stato produttivo dell’artista con delicatissime considerazioni sul suo approccio dell’arte che permettono di comprendere meglio la filosofia e il filo conduttore del suo pensiero.
Premessa necessaria infatti è il preambolo sull’uomo La Vaccara, onesto e responsabile come pochi, che fa dell’arte il suo mestiere e la sua passione, alla quale si applica con profonda devozione e serio distacco.
Pacato e gentile nel suo relazionarsi con gli altri esprime una sua idea dell’arte, spaziando tra pittura e scultura, fotografia e disegno, con un linguaggio poetico che attinge dal DNA dalla tradizione figurativa italiana ma lo contraddistingue nettamente per il garbato senso visionario.
In qualsiasi tecnica usata La Vaccara riesce a rappresentare con contenuto e concretezza il mondo esteriore fatto di colori e forme, profumi e sapori come un vero autentico artigiano il cui vasto, delicato e complesso prodotto è un sofisticato intreccio di sensazioni. Un sogno visionario fatto materia.
Spiccata sensibilità, delicata poetica, molto legato alla pittura di Edward Hopper e alla pittura gestuale americana, La Vaccara porta nel sangue le meraviglie della terra sicula con luci e colori che creano suggestioni che rende contraddittorie e leggere.
Il paradosso, il surrealismo sono presenti, le suggestioni sono affascinanti e magnetizzanti, catturano l’animo dello spettatore, spiazzandolo, coinvolgendolo.
Come a rispondere ad una necessità, dopo vent’anni di lavoro, di appunti quotidiani, schizzi e disegni sperimentali, ecco quindi giunto il momento di una riflessione visiva, uno sguardo sul tracciato percorso, come una sorta di bilancio a tracciarne gli esiti, offrendosi ad una analisi sulla fragilità creativa della colonna interiore.
Da qui si riparte, un punto e virgola guardando verso nuovi stimolanti orizzonti per indagare nuovi domani.
Presentato lo scorso novembre al Museo del Novecento di Milano il libro “Filippo La Vaccara” è un’occasione per fare o approfondire la conoscenza della grandi sculture in gesso, dei quadri su carta di cotone di piccole dimensioni, delle grandi tele fino ai recenti splendidi ritratti in terracotta realizzati senza il modello.
Dedicato al figlio Santiago, l’ispirazione di tutto ciò.
Filippo La Vaccara.
A cura di Mercedes Auteri.
Umberto Allemandi
Torino, 2016;