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Cartoni. Disegni smisurati del ‘900 italiano in mostra a Bologna

Duilio Cambellotti Duilio Cambellotti: Studio per rosone del Duomo di Teramo

 

Duilio Cambellotti
Duilio Cambellotti: Studio per rosone del Duomo di Teramo

Dal 25 al 31 gennaio 2017 lo Spazio Sympò, nell’ex Chiesa di Santa Maria dl Buon Pastore (in via delle Lame, 83), ospita la mostra Cartoni. Disegni smisurati del ‘900 italiano che propone 20 cartoni di maestri come Adolfo De Carolis, Mario Sironi, Duilio Cambellotti, Giulio Bargellini, Achille Funi, Gino Severini, Galileo Chini, Publio Morbiducci, Achille Capizzano, Ottone Rosai.

Poter ammirare una simile raccolta di “cartoni” dei grandi maestri del Novecento italiano è occasione davvero rara, se non unica. La scelta dello spazio espositivo bolognese è legata proprio alla dimensione di questa mostra.

Il cartone, com’è noto, è un disegno grande quanto l’opera o la parte di opera che l’artista intende realizzare. Debba essere questa un quadro, un affresco, una vetrata, un mosaico o un arazzo, il cartone è una realizzazione necessaria affinché l’opera sia portata a termine dall’artista stesso o dalle maestranze specializzate che devono materialmente compierla. E poiché questi cartoni spesso si riferiscono a realizzazioni di grandi e grandissime dimensioni, richiedono uno spazio espositivo altrettanto ragguardevole.

Adolfo De Carolis
Adolfo De Carolis
Autoritratto, firma in basso ‘A De Carolis Picenus Aes. MCMXXIV copia

In esposizione la raccolta della Galleria del Laocoonte di Roma,  una sorta di pinacoteca di “disegni smisurati” che evidenzi l’alto livello dell’esercizio del disegnare nella prima metà del secolo scorso. Si va dal dannunziano Adolfo De Carolis di cui si espone il grande foglio preparatorio del dipinto Primavera (1903) ad una monumentale figura di Mario Sironi che pare scolpita nella roccia a colpi di grafite. Del poliedrico Duilio Cambellotti è esposto il cartone per il rosone realizzato in vetri colorati per la Cattedrale di Teramo, oltre a due disegni preparatori per i manifesti del film Fabiola. Due maestosi cartoni per gli affreschi dello scalone del palazzo dell’INA a Roma – ora proprietà dell’Ambasciata Americana – sono opera del quasi dimenticato Giulio Bargellini (Firenze 1875- Roma 1936).

Adolfo De Carolis
Adolfo De Carolis: La Primavera
Giulio Bargellini
Giulio Bargellini: Ettore e Andromeda

Achille Funi (Ferrara 1890 – Appiano Gentile, Como 1972) non è stato solo un formidabile frescante ma un restauratore in chiave moderna dell’arte di Giotto e Piero della Francesca con l’intento di ridar vita nell’Italia contemporanea alla storia antica, al medioevo e al rinascimento, raccontandola ai contemporanei come una favola mitologica. Naturale che egli qui abbia la parte del leone, con due schiere di soldati romani disegnati per il Martirio di S.Giorgio per la chiesa omonima a Milano in via Torino, le figure di Didone e della sorella Anna per la sala dell’Eneide, affresco effimero eseguito per la Triennale di Monza del 1930, una Zuffa di Cavalieri nella “Battaglia” di Legnano per la Sala Consiliare del Municipio di Bergamo ed infine la Vergine annunciata, cartone colorato a pastello per la pittura della chiesa di San Francesco a Tripoli, in cui ha raffigurato la propria allieva e amante Felicita Frai.

Achille Funi
Achille Funi: Battaglia
Achille Funi
Achille Funi

Di Gino Severini è una Madonna con Bambino per la Cattedrale di Losanna. Di Galileo Chini una delle virtù, che ornavano il Padiglione delle Esposizioni della Biennale di Venezia. Publio Morbiducci (1889-1963), l’autore del Monumento al Bersagliere a Porta Pia, è l’autore di una serie di disegni con trionfi di spoglie militari. Infine  Ottone Rosai con un Giovinetto Crocifisso.

Gino Severini:
Gino Severini: autoritratto allo specchio deformato, 20.4×13 cm, matita grassa su carta in alto a destra

Marco Fabio Apolloni  spiega che: «Non deve stupire che nel ‘900 italiano, legato al ritorno alle tecniche di decorazione antiche e tradizionali, sopravvivano questi grandi fogli su cui l’ispirazione dell’artista, già spesa in studi, schizzi, modelli e bozzetti, ha saputo trovare finalmente la vera misura e le linee definitive della forma del proprio lavoro. Certo, tracciare sull’intonaco o la tela il disegno è solo il principio dell’opera quando essa è pittura, mentre il cartone per mosaico o arazzo è spesso già colorato dal pittore e dunque “finito” per ciò che lo riguarda. In ogni caso dopo il cartone è raro che l’artista abbia pentimenti e che dunque vi siano grandi differenze rispetto al risultato definitivo. E’ dunque il cartone l’ultimo luogo delle incertezze, dei ripensamenti, dei cambiamenti improvvisi in corso d’opera. Sono le cancellature, le correzioni, ciò che rendono il cartone una sorta di sindone di carta di tutta la passione e le sofferenze di un artista nel corso della creazione del proprio capolavoro. E’ questa qualità del cartone in cui l’opera d’arte e il documento di lavoro si confondono che costituiscono la sua maggiore attrattiva. Se imperturbabile nella sua durevolezza è il buon fresco, brillante il mosaico, splendente la vetrata, il cartone invece non mostra solo gli accidenti occorsi durante la lavorazione, ma il tempo anche lo rende fragile come un antico documento autografo. Da qui la sua preziosità, la reverenza con cui esso va trattato e mostrato».

 

Galileo Chini
Galileo Chini: Autoritratto allo specchio,99×87 cm
Ferruccio Ferrazzi
Ferruccio Ferrazzi: Cerere

 

CARTONI. Disegni smisurati del ‘900 italiano.

Bologna, Sympò (ex Chiesa di Santa Maria del Buon Pastore)
Via delle Lame 83.
Orario: 10.00 – 19.00,
dal 25 al 31 gennaio 2017.
Mostra a cura di Marco Fabio Apolloni e Monica Cardarelli.
Datalogo De Luca a cura di Marco Fabio Apolloni e Monica Cardarelli e prefazione di Paola Pallottino.

Info: Galleria del Laocoonte, Roma
www.laocoontegalleria.it,
tel: 06 68308994
laocoontegallery@libero.it

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