Ha aperto al pubblico a Milano, il 9 febbraio, la collettiva Passengers, curata da Claudia Contu ed ospitata dalla galleria The Flat-Massimo Carasi. La mostra presenta le opere di cinque giovani artisti e insegue un obiettivo coraggioso, stabilire quale possa essere ancora il valore dell’immagine nel processo creativo alla base delle produzioni contemporanee. Un nemico da sconfiggere nella ricerca dell’astrattismo estremo o una fonte di ispirazione a cui attingere per elevare l’opera d’arte?
Negli spazi della galleria, l’indagine del quesito prende forma attraverso i ritratti di Andrea Carpita, da cui emergono solo minime sintesi della fisionomia originale, o nei “Dancer” di Domenico Laterza, vorticose sculture realizzate tramite la sovrapposizione in altezza di flyers pubblicitari. In quest’ultimo la figura dell’opera è dinamica e può cambiare di volta in volta a seconda del desiderio dell’artista, grazie a un’anima metallica della struttura. Sebbene il risultato restituisca una forma non immediatamente riconoscibile, è il titolo a ricondurci al mondo reale e ad un’immagine conosciuta, quella di un corpo danzante che, nella scelta del materiale e delle forme, richiama le sculture di Tony Cragg o di Boetti.
A sagomare la realtà ci pensa invece, nel senso stretto del termine, Eracle Dartizio con i suoi calchi di pozzanghere, a chi le osserva le opere dell’artista si rivelano nella propria doppia dimensione: quella terrestre, della profondità celata della buca, e quella celeste del riflesso, che viene preservato tramite la lucentezza del materiale e che rimanda alla visione aerea, ben elaborata in una seconda installazione dell’artista, in bronzo, che prende vita su una parete verticale.
Diverse invece sono le ricerche personali di Cosimo Casoni e Marco Strappato che, utilizzando supporti e dimensioni differenti, si cimentano entrambi con la parzialità dell’immagine. Esercitando l’azione distruttiva (o creativa) del gesto, i due artisti danno vita a tracciati visivi intensi, attraverso cui riconoscere la realtà che li ha ispirati. Se per Casoni l’azione suggerita al visitatore è quella di compiere un percorso inverso nel ricostruire una tag o risalire alla natura dei segni lasciati sulla tela, Strappato richiede di cogliere ciò che, dei paesaggi reali ed esistenti, sopravvive alle macchie di inchiostro.
Rispetto al quesito iniziale, la risposta che Passengers restituisce può sembrare ambigua: forse un fragile equilibrio tra la realtà e l’astratto è quello che questi artisti hanno saputo trovare, una zona grigia dove ampliare la propria ricerca dell’immagine creativa che sappia ricordare il reale, ma allo stesso tempo osare la sintesi astratta della forma. Per comprendere questo non si può e non si deve dimenticare il cammino intrapreso dagli stessi maestri dell’astrattismo statunitense, come Rothko e Pollock, giunti ai propri capolavori cromatici solo dopo aver a lungo rielaborato le figure, reali o fantastiche, del mito e del primitivo.
Informazioni utili
PASSENGERS -Andrea Carpita, Cosimo Casoni, Eracle Dartizio,Domenico Laterza, Marco Strappato,
dal 9 febbraio al 18 marzo 2017,
The Flat – Massimo Carasi,Via Paolo Frisi 3, Milano.