A 100 anni dalla Rivoluzione Russa del 1917
Kandinsky, Malevič, Chagall al cinema con Revolution – La Nuova Arte per un Mondo Nuovo. Al cinema solo il 14 e il 15 marzo.
Solo il 14 e 15 marzo arriva nelle sale italiane il docufilm della regista Margy Kinmonth dedicato alle avanguardie russe: una rivoluzione per l’arte negli anni che sconvolsero il mondo.
Il 2017 è un anno d’oro per le avanguardie russe, con il centenario delle Rivoluzione d’Ottobre il focus è tutto sulle ricerche e gli esiti artisti degli avanguardisti russi. La Royal Academy di Londra è pronta a inaugurare un’importante mostra (dall’11 febbraio 2017 al 17 aprile 2017) dedicata l’arte russa dal 1917 al 1932.
Artisti come Kandinsky, Malevič o Chagall sono testimoni degli eventi del 1917 in cui viene messa la parola fine all’epoca degli Zar. Una nuova era di libertà e fermento creativo vede la luce, ma questo sentimento di libertà ha breve durata e nel 1932 con Stalin ha fine.Revolution – La Nuova Arte per un Mondo Nuovo è un documentario audace e scrupoloso. Racchiude il racconto di anni cruciali della storia russa e delle avanguardie artistiche che ne hanno cambiato per sempre il volto e lo fa con l’eleganza e la cura tipiche di Margy Kinmonth, pluripremiata autrice della BBC, già regista del documentario dedicato all’Ermitage e nominato ai BATFA.
Grazie all’accesso privilegiato a collezioni di importanti istituzioni russe, Revolution – La Nuova Arte per un Mondo Nuovo, che arriverà nelle sale italiane solo il 14 e 15 marzo nell’ambito della stagione della grande arte al cinema, si snoda attraverso le vicende rivoluzionarie che prendono il via nel 1917, fondendo i contributi di artisti contemporanei e di esperti d’arte con le testimonianze dirette dei discendenti dei personaggi che della rivoluzione russa sono stati gli assoluti protagonisti. Con questo mix ponderato e attento Revolution – La Nuova Arte per un Mondo Nuovo riporta in vita gli artisti dell’avanguardia russa e narra le storie di pittori come Chagall, Kandinskij, Malevic e dei pionieri che con loro accolsero una sfida utopica e ambiziosa: quella di costruire una nuova arte per un nuovo mondo, un’arte e un mondo che solo pochi anni dopo sarebbero stati bruscamente disconosciuti e condannati.
Malevič è stato protagonista, lo ricordiamo, di un’importante mostra italiana nel 2015 presso la GAMeC – Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Bergamo. Curata da Eugenia Petrova – vice direttore del Museo di Stato Russo di San Pietroburgo- e Giacinto Di Pietrantonio – direttore della GAMeC, la mostra, unica nel suo genere per completezza e per l’accurata indagine storico-critica, ha accolto circa 70 opere di Malevič accanto a un nutrito corpus di lavori di importanti esponenti russi, appartenenti ai movimenti artistici di inizio Novecento, oltre a documenti e filmati relativi al periodo storico di riferimento.
Kandinskij tornerà invece a Milano in una grande mostra ospitata dal MUDEC. Un’inedita esposizione “site-specific” fondata sul rapporto arte/scienze e sulla metafora del viaggio come avventura cognitiva: tutti aspetti sperimentati dal fondatore riconosciuto dell’astrattismo, che ha sempre mostrato interesse per un approccio scientifico alla realtà, per le esplorazioni, per il viaggio come cifra riassuntiva della sua stessa esistenza.
In Revolution – La Nuova Arte per un Mondo Nuovo attraverso preziose immagini d’epoca e i contributi di esperti come Direttore dell’Ermitage, Mikhail Piotrovsky e la direttrice della Galleria Tret’jakov (il museo moscovita che ospita una delle più grandi collezioni di belle arti russe al mondo), Zelfira Tregulova, il film indaga la storia e le opere delle principali correnti russe, dal raggismo al suprematismo, dal cubo-futurismo al costruttivismo e si interroga sul loro desiderio di liberarsi dal realismo per creare un’arte capace di recuperare l’originalità delle proprie radici. Un percorso artistico irrimediabilmente intrecciato alle vicende politiche della rivoluzione, che le avanguardie precedettero condividendone molte idee per finire poi perseguitate dopo la morte di Lenin. Grazie allo stile vivo e originale di questi artisti, la Russia divenne una punta di diamante dell’avanguardia europea, in ambito figurativo ma anche per quel che concerne la poesia, il cinema, il teatro.
Spiega Margy Kinmonth: “Perché la Russia? Come regista continuo a trovare tantissime storie da raccontare nel passato e nell’arte russa, storie che diventano per me fonte di ispirazione. In questo paese c’è una quantità enorme di arte, dipinti, romanzi, opere teatrali, balletti, opera, musica, architettura e soprattutto ci sono moltissime persone attraverso cui raccontare le storie stesse della Russia”.