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T2 Trainspotting: Danny Boyle 20 anni dopo. La musica è finita? Recensione

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T2 TrainspottingT2 Trainspotting: Danny Boyle torna sul luogo del delitto 20 anni dopo. La musica è finita?

Era il 1996 quando Trainspotting, il film tratto dall’omonimo romanzo del 1993 dello scrittore irlandese Irvine Welsh, sconvolse il pubblico di tutto il mondo con quell’elenco di “buoni propositi” da (non) scegliere in cui si nascondeva la parte più eterna e immortale dello spirito punk.

Un monologo che ebbe l’effetto di un canto liberatorio, di un inno generazionale alla disillusione verso un futuro promesso e venduto che faceva sembrare anche la droga una scelta più valida, come rifiuto di quel mondo.

>> A 21 anni di distanza Danny Boyle fa uscire T2 Trainspotting, adattamento del capitolo conclusivo della storia di Irvine Welsh.

T2 TrainspottingLa domanda che incombe spontanea su tutti i sequel solitamente è: “Ce n’era veramente bisogno?”. E anche T2 Trainspotting non può essere esentato da tale interrogativo. Non con tutta l’attenzione mediatica che ha raccolto.

In questo caso, diciamolo subito: no, non lo era – come la maggior parte dei sequel tra l’altro – ma vale la pena approfondire.

Sulle note Lust for Life di Iggy Pop con un remix dei The Prodigy ritornano Reton, Spud, SickBoy e Begbie, ormai ultra quarantenni, e già questa è una carica di adrenalina.

Renton (Ewan McGregor) si è fatto una vita ad Amsterdam, un lavoro da contabile, una moglie, un divorzio, un attacco di cuore. Sick Boy, ovvero Simon (Jonny Lee Miller), gestisce un pub fallimentare, ma il suo vero business è il ricatto a sfondo sessuale con l’aiuto di una prostituta bulgara. Intanto ha fatto qualche progresso passando dall’eroina alla cocaina. Begbie (Robert Carlyle) ha provato a farsi una famiglia, è stato condannato a vent’anni, è evaso e ora ha dei forti problemi di erezione. E Spud (Ewen Bremner): l’eroina non ha mai abbandonato Spud e viceversa. In archivio ha una moglie, un figlio, un divorzio e un tentato suicidio.

Gli anni passano, le mode cambiano, e le persone? Le persone si evolvono o involvono in alcuni casi, ma la matrice rimane comunque la stessa e i protagonisti T2 Trainspotting, nel bene o nel male, ce lo dimostrano.T2 Trainspotting

>> In T2 Trainspotting si respira la disillusione dei quaranta-cinquantenni che ripensano con nostalgia a un passato irripetibile e il film si nutre proprio di quel rimpianto, ne fa il proprio codice narrativo.

Danny Boyle infatti celebra sfacciatamente – per tutto il film – le scene più memorabili del suo primo lavoro: affida ai racconti di Spud i flashback e inserisce a mo’ di collage scene del primo film per costruire il nuovo.

Non è così naïf da credere che tutto possa funzionare come allora e infatti questo tutto viene proposto in modo ironico e consapevole ma manca comunque qualcosa. Manca la rabbia, manca il disprezzo, manca il vero sapore del punk.

Reton riprende le fila del suo celebre monologo, ma non elenca più le false promesse di un mondo che inneggia all’omologazione della specie, ma una serie di dettagli del vivere contemporaneo: i social media e la solitudine online, il revenge porn, i contratti lavorativi di oggi, i reality show, poi il complottismo, fino alle droghe quelle moderne, chimiche e cucinate.T2 TrainspottingPurtroppo a livello di storia non c’è molto altro, non si aggiunge molto di più ai personaggi se non per l’interpretazione sicuramente più matura (ad eccezione dell’amica di Simon arrivata non si sa come da qualche comedy di serie b).

Alla fine di Trainspotting l’eroe derubava gli amici per andare ad Amsterdam con la loro valigia piena di soldi e si assolveva dicendo che sceglieva la vita rispetto alla disperazione della tossicodipendenza. Dopo venti anni prende la via di casa e si lamenta di aver lasciato gli affetti e le cose che contavano davvero ma l’ossessione verso il passato lo blocca e gli fa perdere di vista un’altra occasione per riscattare il loro futuro.

Chi si aspetta una nuova storia o lo spirito anarchico del primo capitolo è fuori strada e ne uscirà molto deluso. Chi invece accetta il patchwork nostalgico sulla disillusione degli uomini di mezza età e la paura della morte, potrà riscoprire un po’ della stessa vibrante energia che si irradia in un racconto nostalgico (a volte un po’ troppo auto-celebrativo) firmato – sempre e comunque – Danny Boyle.T2 TrainspottingIl regista invita tutti a essere spettatori di una rimpatriata nostalgica ben confezionata sia nelle immagini che nella scelta della colonna sonora (un misto di vecchio con i Queen, Frankie Goes To Hollywood, Blondie e il nuovo con Young Fathers e Wolf Alice).
È come tornare nella propria stanza d’infanzia. Ritrovarsi lì vent’anni dopo fa venire una forte malinconia, e allora noi – come Renton – tiriamo fuori un vecchio disco, lo appoggiamo sul giradischi, abbassiamo la testina sul piatto e riascoltiamo una musica che sprigiona emozioni fortissime, che ci trascina in un tunnel di ricordi, ma che al contempo suona come già passata, già finita.

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  • Film senza motivo di esistere, manca una trama. Non c’è proprio. Una serie di scene scollegate fra loro scorrono sullo schermo. Se il primo è un cult poichè descrive l’orrore della droga e quello della vita quotidiana questo si cataloga come una commedia hollywoodiana di serie c: una vera delusione con troppe citazioni al precedente.
    Voto 4/10

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