Parlando di amore nella Roma Antica, la coppia forse più celebre di tutte è quella di Ottaviano Augusto e sua moglie Livia Drusilla. Entrambi già sposati, decisero di divorziare dai rispettivi consorti per convolare a nuove nozze nel 38 a.C. Fu questo un matrimonio d’amore, ma anche di utilità per siglare una nuova e potente alleanza tra la famiglia Giulia e quella dei Livii.
Nonostante la copia non ebbe propri figli, Livia si mostrò una moglie devota e riuscì – anche con astuzia e furbizia – a far adottare ad Augusto il figlio Tiberio, avuto nel precedente matrimonio. Pur vivendo prevalentemente nella propria domus sul Palatino, le fonti antiche ci informano che Livia possedeva una sontuosa residenza extraurbana denominata “ad gallinas albas”. Plinio racconta infatti che questo curioso nome si riferiva ad uno straordinario avvenimento: “… a Livia Drusilla… un’aquila lasciò cadere dall’alto in grembo… una gallina di straordinario candore che teneva nel becco un ramo di alloro con le sue bacche. Gli aruspici ingiunsero di allevare il volatile e la sua prole, di piantare il ramo e di custodirlo religiosamente. Questo fu fatto nella villa dei Cesari che domina il fiume Tevere presso il IX miglio della Via Flaminia, che perciò è chiamata alle Galline”.
Nel 1863 fu effettuata in questo luogo la prima importante scoperta: il rinvenimento della bella statua di Augusto loricato – detto appunto di Prima Porta – oggi esposto ai Musei Vaticani. E poco dopo la seconda scoperta: una sala seminterrata con le pareti affrescate da raffinate pitture di giardino, staccate nel 1951 e trasferite, a scopo conservativo, al Museo Nazionale Romano di Palazzo Massimo alle Terme. Sono proprio queste pitture a regalare alla villa un primato unico al mondo: sono infatti le pitture romane di giardino più antiche mai rinvenute, databili tra il 40-20 a.C.
Giardini verdissimi con uno straordinario cielo turchese, in cui sono ritratti uccelli in volo e rami con cime piegate dal vento per suggerire l’idea di movimento. Ciò che stupisce è la varietà delle specie rappresentate, se ne contano infatti più di 90, quasi si volesse realizzare un vero e proprio catalogo botanico. E come chiaro riferimento alla leggendaria fondazione della villa “ad gallinas albas”, la specie forse più rappresentata è proprio l’alloro.
Visitando oggi la villa di Livia si potrà quindi passeggiare all’interno di una delle residenze più straordinarie della Roma Antica: una serie di sale, stanze e corridoi che si alternano a cortili, giardini e spazi aperti in cui non è difficile immaginare come gli antichi amassero trascorrere le proprie giornate, all’insegna del lusso, dello sfarzo e del tanto caro otium.
Tra gli spazi più amati della villa, vi era il complesso termale, un luogo in cui l’acqua era la protagonista: era incentrato sul calidarium – l’ambiente con acqua calda in cui ben si notano ancora oggi i tubuli in ceramica per il riscaldamento – e sul frigidarium, l’ambiente con l’acqua fredda in cui si trovano due belle vasche. Le terme sono poste proprio accanto ad una vasta area scoperta, probabilmente un peristilio, intorno al quale si disponeva una serie di altri ambienti che presentano ancora oggi un delizioso pavimento a mosaico bianco e nero.
Sull’altro lato della residenza poi, un piccolo vestibolo metteva in comunicazione una vasta area a giardino, circondata da vani, su cui si affacciano due cubicula, e cioè le camere da letto. Stanze e camere oggi ci appaiono forse spoglie, ma dobbiamo immaginarle invece piene di colorati e vivaci affreschi e pavimenti impreziositi da fantasiosi e raffinati mosaici. E gli antichi amavano circondarsi d’arte, posizionando nei giardini e nelle stanze statue e gruppi scultorei, per deliziare i propri occhi ma anche per mostrare la propria grandezza agli ospiti della villa.
Approfondimento a cura di L’Asino d’Oro Associazione Culturale, che organizza visite guidate e passeggiate per andare alla scoperta di Roma con archeologi e guide turistiche abilitate della Provincia.
Pregevole questa descrizione della villa di Livia. Continuate cosi