
I Fori come non li avete mai visti. Concluso lo scavo di via Alessandrina che ha portato alla luce una nuova porzione dei Fori Imperiali, si svelano gli eccezionali ritrovamenti come la testa di età imperiale identificata con il dio Dioniso e oltre 60 frammenti del fregio d’armi. E qualche sorpresa per gli studiosi
Lo scavo di via Alessandrina
Si sono conclusi ufficialmente i lavori di scavo che hanno portato alla luce una nuova porzione dei Fori Imperiali che permetterà, con un unico colpo d’occhio, di ammirare la piazza del Foro di Traiano con il complesso monumentale dei Mercati di Traiano.

Le fasi prima dello scavo
Per capire l’importanza di questa opera occorre tornare indietro nel tempo. A quello in cui per primo Napoleone, durante il periodo della dominazione francese, si rende conto dell’importanza di restituire alla città di allora – attraverso una campagna di scavi – la visione dei resti monumentali del Foro voluto da Traiano e di cui si era quasi persa la memoria.
C’è poi una fase che comincia più o meno nel 1924 e si conclude nel 1932, dove viene realizzato il recupero di quello che era all’interno dei monumenti che si erano insediati nell’area ed è la visione che abbiamo conservato a lungo, fino a quando nel 1998 è cominciata una nuova fase.
La nuova fase
La spiega durante la conferenza stampa di presentazione il Direttore dei Musei Archeologici e storico artistici Claudio Parisi Presicce:
Nel 1998 è cominciato lo scavo che ha tentato di recuperare il massimo di ciò che era conservato al di sotto del terreno libero da monumenti ed è riemerso un aspetto dell’insieme dei Fori Imperiali che ha cambiato completamente la nostra visione del luogo. Dopo un lungo dibattito, finalmente nel 2006 e poi nel 2008, l’accordo tra le istituzioni ha portato alla realizzazione di un grande progetto
Con gli scavi è stato rimosso il tratto settentrionale, lungo circa 60 metri, della via Alessandrina che collegava l’attuale piazza del Foro di Traiano a largo Corrado Ricci. La via prendeva questo nome dal Cardinale Bonelli nato nella provincia di Alessandria- che l’aveva fatta edificare alla fine del XVI secolo.
Quello che rimaneva della via – dopo la demolizione del quartiere alessandrino tra il 1924 e il 1932 per l’apertura della via dell’Impero (attale via dei Fori Imperiali) – attraversando i Fori di Augusto, di Nerva e di Traiano, rendeva difficile la comprensione dei resti degli antichi complessi architettonici. L’intervento è servito dunque ad eliminare gli elementi di frattura, di separazione tra i diversi complessi e le diverse aree e renderla maggiormente leggibile e fruibile per i visitatori.
Lo scavo di via Alessandrina, dopo una campagna preliminare nel 2016, si è svolto ininterrottamente da marzo 2018 fino allo scorso novembre sotto la direzione scientifica degli archeologi della Sovrintendenza.
L’opera, curata da Roma Capitale, Assessorato alla Crescita culturale – Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali su concessione del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo – Parco Archeologico del Colosseo, restituisce così alla città una nuova prospettiva e una migliore leggibilità del Foro di Traiano sia da via dei Fori Imperiali sia dai Mercati di Traiano, valorizzando ulteriormente l’area archeologica centrale.

I ritrovamenti dello scavo archeologico di via Alessandrina
Non c’è da stupirsi che durante i lavori di scavo siano riaffiorati numerosi reperti come la testa del dio Dioniso, una seconda testa raffigurante (probabilmente) un giovane Augusto e oltre 60 frammenti del Fregio d’armi del Foro di Traiano. Inoltre è stato allestito in questa occasione un frammento di fregio storico, che conserva rappresentazioni figurate a rilievo sulle due facce opposte (pluteo), in marmo bianco a grana fine (marmo di Luni) ed è inquadrabile cronologicamente tra il I e il II secolo d.C. I reperti di maggior pregio sono oggetto di interventi conservativi a cura della Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali con il supporto dell’area conservazione di Zètema Progetto Cultura.
Nel corso della conferenza stampa sono state mostrate le foto dei vari reperti al momento del ritrovamento, durante gli interventi conservativi e alla fine degli stessi.

La testa del dio Dioniso
La testa del Dio Dioniso rinvenuta il 24 maggio 2019, intenzionalmente riutilizzata in un muro tardomedievale come materiale da costruzione, ha suscitato grande meraviglia sui media di tutto il mondo. Come spiega Claudio Parisi Presicce: “‘È un pezzo di interesse estremo, una replica naturalmente, delle migliori fatture di questo tipo di immagini di Dioniso. Lo si capisce anche dagli occhi cavi che sono un indicatore di virtuosismo dell’artista”. La statua, in base all’iconografia nota, era stante e doveva raggiungere i due metri di altezza come è desumibile dal collaudato rapporto di 1:8 tra la testa e il corpo. Gli occhi erano realizzati in pasta vitrea o in pietre preziose. Per le caratteristiche stilistiche la scultura è attribuibile alla prima età imperiale.
La testa di Augusto
“L’altra – prosegue Presicce – è invece una testa ritratto, si tratta di Augusto, il capostipite della dinastia imperiale ed è rappresentato nella tipologia del condottiero. E’ una testa monumentale, alta 43 cm. Testa e collo sono normalmente 1/6 dell’intera altezza quindi si tratta di una statua che superava i due metri. E poi abbiamo infine, una selezione di frammenti di un fregio con decorazioni d’armi che era collocato al di sopra delle colonne del Foro di Traiano e che ha la particolarità di conservare non solo le armi dei vinti ma anche le armi dei Romani quindi simbolicamente indica la pace raggiunta“.
La testa è stata rinvenuta in un interro artificiale di epoca medievale (XI-XII sec.). Di dimensione doppia rispetto al vero, la scultura è interpretabile come il ritratto di Augusto in età giovanile o di altro componente della famiglia giulio-claudia. Una selezione di tutti i reperti sarà esposta al museo dei Fori Imperiali ai Mercati di Traiano.

Nuove scoperte storiche
L’eliminazione della via Alessandrina è stata anche l’occasione per conoscere fasi della incomparabile stratificazione storica della Citta Eterna che finora erano sconosciute o poco conosciute. L’intervento, di elevato valore scientifico, ha permesso di acquisire molti dati significativi per la ricostruzione della storia del centro monumentale della città di Roma. Riportando alla luce una nuova porzione della piazza del Foro di Traiano oltre ai resti delle abitazioni del quartiere medievale. Le cui fondazioni poggiavano direttamente sulla piazza del Foro di Traiano, ormai privato della sua pavimentazione originaria a lastre in marmo bianco, di cui restano bene evidenti le impronte sulla malta di preparazione.
Soluzioni architettoniche inattese dagli studiosi
Non solo, lo scavo archeologico ha portato alla luce anche soluzioni architettoniche inattese dagli studiosi. Addentrandoci in un tema molto tecnico, riportiamo uno stralcio della nota stampa della Soprintendenza:
Per la costruzione del Foro, Traiano si servì dell’opera di Apollodoro di Damasco, il celebre architetto che aveva già eseguito grandi lavori per l’imperatore. I recenti scavi hanno permesso di completare la planimetria del monumento, che era ancora in larga parte coperto dai giardini di Via dei Fori Imperiali, dalla quale risulta evidente che, al contrario dei quattro fori precedenti, in quello di Traiano non fu inserito un edificio templare al centro di uno dei lati corti della piazza. In realtà, nonostante le numerose ipotesi avanzate dagli studiosi, non conosciamo affatto il motivo di questa scelta architettonica; sappiamo invece con certezza che al posto di un edificio di culto fu inserita una basilica che prendeva il nome dall’imperatore (Marco Ulpio Nerva Traiano) e dalla sua famiglia e che costituiva il lato settentrionale della piazza. Le recenti indagini archeologiche hanno anche evidenziato la presenza di alcune soluzioni architettoniche del tutto inattese e originali che non trovano confronto con gli altri monumenti romani contemporanei e successivi

I commenti
Non nasconde il suo entusiasmo la Sindaca di Roma Virginia Raggi:
Roma non smette mai di stupire e come uno scrigno prezioso ed inesauribile ci regala sempre nuovi tesori. Mostriamo per la prima volta al mondo i reperti che sono emersi durante lo scavo del tratto settentrionale di via Alessandrina. E che, da oggi, rendono più ricco il patrimonio archeologico di Roma grazie al loro eccezionale valore storico e culturale
“Il Foro di Traiano è un capolavoro dell’urbanistica romana di cui finora non si coglieva appieno la grandiosità. Oggi è più facile capire perché la costruzione fosse definita ‘degna dell’ammirazione degli dei’”, dichiara Maria Vittoria Marini Clarelli, Sovrintendente Capitolina ai Beni Culturali.
Soddisfatto anche Mammad Ahmadzada, Ambasciatore della Repubblica dell’Azerbaigian. L’opera è stati infatti realizzata grazie all’atto di mecenatismo della Repubblica per un importo complessivo di 1.000.000,00 €. “L’Azerbaigian, che è un paese multietnico e multiculturale, è sempre stato molto attento alle culture degli altri popoli. E per noi è un dovere rispettare e tutelare i beni storico-architettonici e culturali in vari paesi del mondo. Il patrimonio di Roma appartiene all’umanità, e la città eterna, capitale dell’Italia, culla della civiltà, occupa un posto speciale nel cuore del mio paese”.