Tate, Regno Unito. Circa ogni settimana il gruppo Tate pubblica un video – intitolati Tate Shots – riguardo gli artisti, le opere d’arte oppure le pratiche artistiche legate alla collezione del museo. Il video che abbiamo scelto oggi è dedicato a Barbara Hepworth.
All’interno di questo breve video il curatore Chris Stephens mette in luce il processo fisico e l’attenzione ai dettagli che si nascondono dietro al lavoro di Barbara Hepworth.
Barbara Hepworth (1903-1975) è una delle figure più importanti dell’arte moderna inglese. Paesaggi naturali e forme ambientali. La chiave della sua celebrità risiede nell’essere stata fortemente attratta dalla natura e dall’aver sviluppato un tipo di scultura che non era mai stato visto prima. Viaggiò da St. Ives alla Grecia lasciandosi affascinare dalle forme e dalle caratteristiche intrinseche delle linee costiere.
La tradizione della scultura è sempre stata quella di creare un oggetto nello spazio. Barbara Hepworth decise che per lei scultura significava creare uno spazio all’interno dell’oggetto. E quando creava un’apertura nella forma, creava un passaggio che permetteva alla luce e allo spazio di circolare non solo attorno ad essa, ma attraverso la forma stessa. Ruotava tutto intorno allo spazio. E alla forma. Sperimentò diversi modi per ricercare l’apertura.
Questo concetto della spazialità della forma è ben noto ai giganti del Modernismo. Braque, Picasso, Arp e Brancusi si rivelano determinanti per l’artista. Incitandola pure a intraprendere una direzione più “astratta”.
Iniziò con il legno per arrivare fino al marmo, alla pietra e al bronzo – un materiale così liscio e levigato che sembra fatto apposta per essere toccato, cullato, abbracciato. Ogni nuovo materiale corrispondeva ad un nuovo linguaggio. Le sculture della Hepworth, come disse l’artista stessa, sono nate per il paesaggio. Sono fatte per essere avvolte dall’aria e dalla luce. Esistono totalmente solo quando sono in armonia con il paesaggio circostante.
Quella di Barbara Hepworth è una scultura tattile e sensuale. Di incontenibile tensione. Come Pelagos – una delle sue opere più celebri – attraversata da corde leggere e nervose che attraverso piccoli fori sono impiantate nel legno. Rilanciando echi lontani di viaggi tra St. Ives e le coste della Cornovaglia. Sculture che ci raccontano il rapporto dell’artista con la natura. Spiagge, rocce, scogli e paesaggi riemergono come profili senza tempo.
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